L'ANALISTA
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L'ANALISTA

di Patty Barale (11248 caratteri)

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  1. einna
     
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    L’ANALISTA

    Il ticchettio della pioggia e le luci intermittenti dell’albero di Natale si rifrangevano sulle vetrate dello studio del dottor Mori.
    “Dolores, mi stava parlando di un incubo ricorrente…”
    La donna chiuse gli occhi e incrociò le morbide mani sul petto.
    “Si, dottore. Ogni volta mi sveglio con la certezza di essere morta, assassinata in maniera brutale e crudele.”
    “Bene, provi a descrivermi cosa succede in questi sogni e chi, o che cosa, le provoca tanto terrore.”
    “Si tratta delle mille forme della paura, dottore.”

    Accarezzando la barba brizzolata, il dottor Mario Mori cercò di concentrarsi sul suo lavoro: era l’ultimo appuntamento della giornata. Era la vigilia di Natale ed era stanco. Era stufo di essere il diversivo tra una chiacchierata dal parrucchiere e un pranzo di lavoro. Era annoiato da casalinghe frustrate e professionisti stressati.
    La splendida donna sdraiata sul lettino lo eccitava. Aveva fissato l’appuntamento soltanto il giorno precedente e si era presentata puntuale, senza segni di emozione, come di solito accade alla prima seduta. Il suo elegante tailleur nero, l’acconciatura perfetta e gli accessori ricercati e griffati gli avevano fatto presagire un’altra paziente che avrebbe contribuito all’acquisto della sua nuova Porsche. Una paziente nei cui oscuri meandri non gli sarebbe dispiaciuto addentrarsi.

    “Mostri?” disse sperando di trovarsi di fronte a un incubo interessante.
    “Sì, dottore, possiamo chiamarli mostri, ma io non sono la loro vittima: io sono quei mostri!” rispose Dolores alzando il tono della voce, mentre un leggero sorriso sollevava le sue labbra carnose, “Nei miei sogni io sono l’essere che provoca la paura e trae piacere e nutrimento dal terrore altrui.”
    “Quindi, ciò che le causa gli attacchi di panico che caratterizzano il risveglio, è il senso di colpa per il piacere che prova?”
    “Certo che no!”
    “Non riesco a capire. Mi porti qualche esempio.”
    “Alcune notti fa c’era… C’è una bambina. La mamma l’aiuta a mettersi a letto, rimbocca le coperte, la bacia e si allontana, chiudendosi la porta alle spalle. Io, il Buio, piombo nella stanza. La bambina mi guarda crescere e fissa con terrore le decine di occhi vitrei che si aprono nel mio corpo informe, mentre denti sempre più aguzzi si avvicinano al suo letto. E io assorbo tutta questa paura, sento le mie forze aumentare e lo spasmo con cui stringe le coperte tra le mani, la contrazione della sua vescica sono per me un nutrimento prelibato. Vedo il volto pallido annaspare alla ricerca di un po’ di aria da insufflare nei polmoni per poter urlare. E io cresco… cresco…
    Poi, improvvisamente, la sua mano prende coraggio e si sposta verso il comodino.
    Il suono secco dell’interruttore della lampada risuona alle mie orecchie come un colpo di pistola: il dolore esplode in tutto il mio essere e, ferito a morte, torno a nascondere i miei occhi negli occhi immobili delle bambole e dei peluches ordinati sulle mensole, mentre i miei denti si mimetizzano nella tappezzeria a righe della poltrona.
    Dottore, in quel momento io ero il buio e io stavo morendo assassinata dalla luce!”

    La mano del dottore si mosse veloce sul foglio prendendo alcuni rapidi appunti, mentre un calo di tensione fece vibrare le luci soffuse dello studio.
    Osservò le reazioni di Dolores, ma lei, a occhi chiusi, parve non accorgersi di nulla.
    Maledetto cattivo tempo! Questi piccoli malfunzionamenti in genere precedevano sempre un black-out e questo poteva mettere molto a disagio i suoi pazienti.

    “Interessante. Continui, Dolores.”
    “In un’altra occasione sono affacciata a una finestra, ma la prospettiva è anomala: è notte e quello che osservo attraverso i vetri non sono le fronde degli alberi che danzano nel vento sotto il cielo stellato. Sto guardando la stanza di un’adolescente. C’è un letto sfatto e seminascosto da felpe e jeans ammonticchiati, poster di Vaporidis, Tokio Hotel e Twilight alle pareti. Accovacciata di fronte a un guardaroba che continua a vomitare abiti, una ragazzina.
    I capelli trattenuti dal mollettone mettono in mostra una nuca candida e delicata. Con unghie adunche e gialle accarezzo il vetro. Si volta. Sotto il trucco marcato posso intuire una quindicenne arrabbiata col mondo, una preda facile. Pregusto la sua paura, già immagino il caldo sapore del suo sangue ricco di adrenalina.
    Busso delicatamente alla finestra. La vedevo alzarsi e venire verso di me: afferra la maniglia e apre. Scivolo nella stanza, alle spalle della ragazza, che, voltandosi, spalanca gli occhi e la bocca, pronta a urlare.
    La sua voce acuta mi perfora i timpani:
    -E tu chi cazzo saresti?
    Niente terrore, niente adrenalina, niente.
    -Certo, conciato così, con quella faccia smunta e quegli occhi infossati, potresti sembrare un vampiro. Sì, quello sulla copertina di un DVD di quel matto di Ricky. Come si intitolava? Ah, sì, Nosferatu. Sì, hai realizzato un buon travestimento, ma adatto ad altri tempi! Se volevi essere credibile, avresti dovuto assomigliare di più a uno dei vampiri cattivi di Twilight che almeno sono dei fighi dell’altro mondo! E in questo modo avrei potuto sperare di essere salvata da uno come Edward Cullen!
    E attacca a parlare, con la logorrea tipica degli adolescenti, di quanto sarebbe stato da sturbo avere un fidanzato dannatamente fico come Edward e bla, bla, bla…
    Io, che avevo pregustato il sapore aspro delle sue emozioni cariche di adrenalina, mi ritrovo ricoperta da una melassa di buoni sentimenti e immobilizzata in una caramella mou di cuoricini, che, come acido, mi brucia la pelle, i muscoli, i legamenti fino a raggiungere le ossa e ridurmi a un ammasso umido e appiccicoso sul pavimento.”

    Mentre osservava il morbido petto di Dolores sollevarsi in sincronia col respiro leggermente concitato, il dottor Mori si ritrovò a domandarsi che tipo di intimo dovesse indossare una donna così sensuale. La pioggia, che ora colpiva i vetri con maggiore violenza lo riscosse: doveva concentrarsi professionalmente su questa paziente che iniziava a rivelare una personalità originale e sogni bizzarri. Cercare di capire che cosa realmente l’avesse spinta nel suo studio e che cosa questi sogni inusuali volessero comunicare al suo inconscio, poteva rivelarsi interessante.
    “Dolores, quelli che popolano i suoi sogni sono stereotipi della paura. Il lavoro che ci attende avrà...avrà, dicevo, l’obiettivo di aiutarla a razionalizzare le sue paure, capirne l’origine, combatterle e annientarle, proprio come accade nei suoi incubi.”
    Si rese conto che quella donna, con la sola presenza, esercitava su di lui un’attrazione magnetica mai sperimentata prima, che gli impediva di pensare con lucidità.
    “Quindi lei pensa di potermi aiutare.” disse Dolores mettendosi languidamente a sedere sul divanetto, “Dottore, pensa di poter uccidere la Paura?”
    Dopo essersi alzata si avvicinò, ancheggiando, alla scrivania “Perché tu, per professione, sei un serial killer della paura e delle emozioni irrazionali, vero? Sei il sicario delle paure che paralizzano, delle fobie che immobilizzano, dei terrori che portano alla morte. Vero, dottore?”
    Il profumo intenso di lei gli penetrò nelle narici mentre lo sguardo sorvolava la fotografia dei bambini che lo aspettavano in montagna con sua moglie. Era un profumo fruttato, dolce e inebriante, ma con un retrogusto stonato e, nel momento in cui un nuovo calo di tensione faceva saltare la corrente elettrica, si rese conto che era un odore di fiori marci.

    ***


    Quella notte era nevicato abbondantemente e Mario non si era visto.
    Aveva cercato di contattarlo, fino a quando lo squillo del telefonino era stato sostituito dall’asettico “L’utente da lei chiamato potrebbe essere non raggiungibile”.
    Allora Magda aveva lasciato i bambini con la tata ed era tornata in città.
    Il loro matrimonio si reggeva, ormai, solo sulla fragile impalcatura dell’apparenza, lo sapeva perfettamente, ma non poteva credere che suo marito avesse rinunciato a trascorrere il Natale con i figli. Questa volta aveva veramente esagerato. Chissà se si trattava di una bionda o di una mora.
    A casa non c’era nessuno e il letto, perfettamente rifatto, rivelava che lui non era rincasato.
    La Range Rover parcheggiata in cortile le fece pensare che l’alcova fosse nello studio, al piano di sotto.
    Scendendo le scale incontrò l’anziana vicina che usciva col cane.
    “Buon Natale, signora Baudero”
    “Buon Natale a lei, signora Mori. Avete festeggiato un po’ troppo rumorosamente ieri sera. La prossima volta che sento un chiasso del genere chiamo i Carabinieri!” le disse con un sorrisetto arcigno sulle labbra.
    Magda sentì un fiotto di bile riversarsi nell’intestino. Quel bastardo!
    Aprì la porta dell’appartamento e fu investita da un’ondata di gelo. L’ingresso era buio, l'interruttore privo di vita: la corrente doveva essere saltata.
    Superata la postazione della segretaria avanzò lungo il corridoio. Mentre si avvicinava alla porta dello studio un odore nauseabondo la avvolse e il freddo divenne più intenso.
    La porta era socchiusa. La aprì completamente e si bloccò sulla soglia: la bellissima e grande vetrata che si affacciava sulla piazza era in mille pezzi e i frammenti di vetro si confondevano con i cristalli di ghiaccio che erano turbinati all’interno fino a ricoprire la superficie della scrivania.
    Fece un passo all’interno notando come la moquette si schiarisse sotto il peso dei suoi doposci.
    La graziosa lampada Liberty giaceva sul pavimento, il lettino era rovesciato, i quadri alle pareti lottavano contro la gravità. Nulla era al proprio posto.
    Sentendo sbattere la porta del bagno si rannicchiò ancora di più nella pelliccia. Si avvicinò, con delicatezza spinse la porta e, mentre un puzzo di putrefazione, come fiori marci sulle tombe, la colpiva in pieno volto, lo vide: Mario, o meglio, il suo involucro, era lì, disteso sul pavimento, completamente nudo. Un conato di vomito la obbligò a piegarsi e quando si sollevò, pulendosi la bocca con la manica della pelliccia, tornò a guardare ciò che restava di suo marito: lo scheletro tendeva la pelle pallidissima, mentre ogni traccia di muscoli e di grasso era scomparsa, come aspirata a forza fuori da quel corpo atletico.
    La gamba sinistra, piegata in maniera innaturale, il tronco e le braccia mostravano segni di morsi, come se qualche animale avesse infierito sul cadavere.
    Il dito indice era stato letteralmente strappato dalla mano destra e il biancore dell’articolazione residua era in netto contrasto con il nero delle piastrelle del pavimento.
    A terra nemmeno una goccia di sangue.
    I capelli erano di un bianco candido, come si dice possano essere i capelli di coloro che hanno subito uno spavento terribile.
    E gli occhi. Quelle orbite vuote aperte sul nulla avrebbero fissato per l’eternità l’orrore che lo aveva ucciso!
    Incapace di muoversi, Magda alzò lo sguardo sullo specchio e, solo in quel momento, sulla mensola vide il dito di Mario appoggiato a indicare una scritta fatta col rossetto:

    LA PAURA È FATTA DI TUTTO E DI NIENTE
    NELL’INCONSISTENTE INSEGUIMI
    NELL’INENARRABILE RICERCAMI
    MA IL MIO SEPOLCRO MAI EDIFICHERAI



    Improvvisamente lo specchio rivelò altro: una donna, inguainata in un elegante tailleur nero, la fissava con occhi così scuri e profondi da racchiudere tutte le paure del mondo. Le sorrise e, a fior di labbra, disse: “Era un assassino.”
    Portandosi l’indice alle labbra, si dissolse nel nulla di quella lucida superficie.


     
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  2. Alessanto
     
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    Letto.

    Non male.
    Bella soprattutto la struttura. Non ho molto compreso il finale: perché è un assassino? (ho intuito che c'entra il matrimonio e la moglie. Era forse la sua paura di farsi scoprire da lei? Forse un'indicazione su quali fossero i timori del dottore servirebbe, giusto per chiudere il cerchio)
    Ho dei dubbi sullo stile (ci sono degli avverbi in -mente da togliere, tra cui "aprì la porta completamente" e un passaggio nella parte iniziale pieno di "era" che ho trovato bruttino. Rifletterei un po' sull'inserito della parte un poì comica della ragazzina e del vampiro. Chiediti: che racconto deve essere? Se miri alla tensione quel pezzo, carino sia chiaro, non ci sta perché la spezza.


    Voto 2.
     
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  3. einna
     
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    grazie per la lettura.

    mi sembra giusto dire qualcosa su questo racconto e sul perchè è finito da queste parti.
    questo racconto fa parte di quelli scritti su un quaderno a cui, finora, ha avuto accesso solo l'occhio di mio marito, di quelle cose scritte tempo fa e con la vergogna di scrivere...
    ieri ho visto un posto libero e mi sono detta, perchè no?
    perchè non approfittare di quest'occasione per ottenere qualche suggerimento utile a renderlo ciò che avrei voluto fosse e non sono stata in grado di fare?
    il concetto è (e mi rendo conto di non essere riuscita a portarlo a galla):
    la Paura, nel mondo moderno è esorcizzata, uccisa in mille modi: la luce artificiale ci permette di non camminare più per strade buie, sulle quali ogni suono ci sarebbe parso un pericolo; il vampiro, il temuto principe delle tenebre è stato trasformato in un fighetto emaciato e sdolcinato; per tutto abbiamo una spiegazione razionale. anche le nostre paure più profonde, psicologiche le uccidiamo con l'aiuto della psicanalisi. La paura, quindi deve cercare sempre nuovi mezzi per sedurci e sopravvivere. e proprio questo fa con il doc: lo avvicina, lo seduce, lo possiede e lo uccide. in fondo meritava di morire: è lui stesso un assassino della paura.
    azz! ora che l'ho scritto così è tutto un altro racconto.
    ...la nebbia si dirada!
    grazie ancora!

    [QUOTE Rifletterei un po' sull'inserito della parte un poì comica della ragazzina e del vampiro. Chiediti: che racconto deve essere? Se miri alla tensione quel pezzo, carino sia chiaro, non ci sta perché la spezza][/QUOTE]

    hai assolutamente ragione. la prima ha una vena comica che non ha alcuna connessione con la seconda: le due parti sembrano appartenere a due racconti distinti. ieri non ho avuto tempo per modsificare le cose che a distanza di anni dalla stesura mi sono saltate agli occhi come ingenuità, banalità o reali brutture. ho intenzione, nei prox giorni di lavorare su queste e sui suggerimenti che riceverò. quindi... aspetto il vostro aiuto.
     
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  4.  
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    Nel complesso il racconto non mi è dispiaciuto, ma ha diversi punti deboli.
    Il racconto parte bene, con una nota divertente che però si perde. Il che è un po' un problema, partire in tono quasi parodistico e finire in tono cupo lascia lì a domandarsi cosa volesse essere il racconto: metà una cosa e metà l'altra non è l'ideale. Io tenterei di mantenerlo su un'unica linea senza la divagazione vampiresca.
    Altro difetto è che la storia ricorda molto "il Babau" di Stephen King, anche se a ruoli invertiti, e non riuscivo a non pensare a quel racconto per tutto il tempo.
    Non mi è chiaro perché Dolores perda tempo con la sceneggiata della visita se quello che vuole è uccidere l'analista e basta, né come lo uccida (pare gli abbia fatto di tutto), né a beneficio di chi sia la scritta sullo specchio.
    A livello tecnico è bene, anche se i racconti dei sogni sono un po' "pomposi".


    Voto 2

    CITAZIONE (einna @ 3/10/2011, 00:08) 
    “Si, dottore.

    Refuso: "Sì"

    CITAZIONE (einna @ 3/10/2011, 00:08) 
    Aveva fissato l’appuntamento soltanto il giorno precedente e si era presentata puntuale, senza segni di emozione, come di solito accade alla prima seduta.

    Questa frase è corretta ma è un tantino ambigua. Devo intendere "di solito alla prima seduta ci si presenta senza segni di emozione" o "si presenta senza segni di emozione contrariamente a quanto accade di solito"?

    CITAZIONE (einna @ 3/10/2011, 00:08) 
    mentre un leggero sorriso sollevava le sue labbra carnose,

    Forse meglio "le sollevava le labbra...", del resto è difficile che un suo sorriso sollevi le labbra di qualcun altro

    CITAZIONE (einna @ 3/10/2011, 00:08) 
    “Quindi, ciò che le causa gli attacchi di panico che caratterizzano il risveglio, è il senso di colpa per il piacere che prova?”

    La virgola dopo "risveglio" è di troppo, sta tra soggetto e predicato (non può essere parte di un inciso perché togliendo la porzione tra le virgole la frase non avrebbe senso)

    CITAZIONE (einna @ 3/10/2011, 00:08) 
    le decine di occhi vitrei che si aprono nel mio corpo informe
    [...]
    denti sempre più aguzzi si avvicinano al suo letto.
    [...]
    il volto pallido annaspare alla ricerca di un po’ di aria da insufflare nei polmoni

    Pignoleria: ma chi parla così nel mondo reale? ^___^;;

    CITAZIONE (einna @ 3/10/2011, 00:08) 
    C’è un letto sfatto e seminascosto da felpe e jeans ammonticchiati, poster di Vaporidis, Tokio Hotel e Twilight alle pareti.

    Metterei un punto e virgola dopo "ammonticchiati", altrimenti finché si arriva a "alle pareti" pare che i poster siano tra le cose che nascondono il letto

    CITAZIONE (einna @ 3/10/2011, 00:08) 
    La sua voce acuta mi perfora i timpani:
    -E tu chi cazzo saresti?

    Dopo i due punti non dovresti andare a capo, salvo tu stia iniziando un elenco. Dopo il trattino ci vuole lo spazio (qui come dopo, non sto a ripeterlo ogni volta)

    CITAZIONE (einna @ 3/10/2011, 00:08) 
    La pioggia, che ora colpiva i vetri con maggiore violenza lo riscosse:

    Serve una virgola dopo "violenza"

    CITAZIONE (einna @ 3/10/2011, 00:08) 
    Cercare di capire che cosa realmente l’avesse spinta nel suo studio e che cosa questi sogni inusuali volessero comunicare al suo inconscio, poteva rivelarsi interessante.

    La virgola sta tra soggetto e predicato, ma più che toglierla ne aggiungerei una dopo "studio", trasformando quel che segue in un inciso

    CITAZIONE (einna @ 3/10/2011, 00:08) 
    “Dolores, quelli che popolano i suoi sogni sono stereotipi della paura. Il lavoro che ci attende avrà...avrà,

    Manca lo spazio dopo i puntini di sospensione

    CITAZIONE (einna @ 3/10/2011, 00:08) 
    “Quindi lei pensa di potermi aiutare.” disse Dolores

    Dovrebbe essere
    "Quindi lei pensa di potermi aiutare", disse Dolores

    CITAZIONE (einna @ 3/10/2011, 00:08) 
    mettendosi languidamente a sedere sul divanetto, “Dottore, pensa di poter uccidere la Paura?”

    E qui "dottore" andrebbe minuscolo se chiudi il narrato con la virgola (ma io lascerei il maiuscolo e userei il punto invece)

    CITAZIONE (einna @ 3/10/2011, 00:08) 
    Dopo essersi alzata si avvicinò, ancheggiando, alla scrivania “Perché tu, per professione, sei un serial killer della paura e delle emozioni irrazionali, vero? Sei il sicario delle paure che paralizzano, delle fobie che immobilizzano, dei terrori che portano alla morte. Vero, dottore?”

    Non mi suona quel sicario, "essere il sicario di qualcuno" mi dà più l'idea che il qualcuno sia il mandante, non la vittima.

    CITAZIONE (einna @ 3/10/2011, 00:08) 
    Aveva cercato di contattarlo, fino a quando lo squillo del telefonino era stato sostituito dall’asettico “L’utente da lei chiamato potrebbe essere non raggiungibile”.

    Ma non è "non essere raggiungibile" il classico messaggio? :huh:

    CITAZIONE (einna @ 3/10/2011, 00:08) 
    “Buon Natale a lei, signora Mori. Avete festeggiato un po’ troppo rumorosamente ieri sera. La prossima volta che sento un chiasso del genere chiamo i Carabinieri!” le disse con un sorrisetto arcigno sulle labbra.

    Le disse chi? Serve un soggetto.

    CITAZIONE (einna @ 3/10/2011, 00:08) 
    Magda sentì un fiotto di bile riversarsi nell’intestino. Quel bastardo!

    "riversarlesi" al più, manca il proprietario dell'intestino se no :)

    CITAZIONE (einna @ 3/10/2011, 00:08) 
    I capelli erano di un bianco candido, come si dice possano essere i capelli di coloro che hanno subito uno spavento terribile.

    Un po' forzata questa precisazione.
     
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  5. einna
     
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    grazie per l'analisi attenta, nonostante il racconto scarso.
    sicuramente devo decidere se incupire il tutto o dargli, invece, una connotazione comica.
    grazie anche per le correzioni sui dialoghi con trattino: mi perdo sempre le regole!
    le virgole spiaggiate tra soggetto e predicato sono un errore imperdonabile che riesco a vedere solo quando mi viene fatto notare. devo prestare attenzione.
    ma, se non ho capito male, in questa sede posso apportare modifiche anche sostanziali fino al 20?
     
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    Hai capito bene, l'idea è mettere a frutto eventuali consigli per chi arrivi a leggere dopo (ma non solo) :)
     
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  7. GigiArcheo
     
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    Bello!
    Mi è piaciuto sopratutto come hai raffigurato la Paura, una donna elegante e seducente, capace di ammazzare chi ammazza le paure! Interessante anche se in alcune parti è forse un po' difficile capirti!
    In ogni caso mi è piaciuto molto, originale e a tratti divertente e comico, smorzando così la tensione! Voto 3 :)
     
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  8. einna
     
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    CITAZIONE (GigiArcheo @ 4/10/2011, 02:32) 
    Bello!
    Mi è piaciuto sopratutto come hai raffigurato la Paura, una donna elegante e seducente, capace di ammazzare chi ammazza le paure! Interessante anche se in alcune parti è forse un po' difficile capirti!
    In ogni caso mi è piaciuto molto, originale e a tratti divertente e comico, smorzando così la tensione! Voto 3 :)

    troppo bono, comunque GRAZIE
     
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  9. Fini Tocchi Alati
     
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    Ciao!
    Allora. Ho apprezzato principalmente due cose: l'idea del serial killer della paura e la struttura della storia.
    Tuttavia, credo che lo stile che hai usato sia a tratti troppo enfatico. Soprattutto i dialoghi e le battute dei personaggi mi sono sembrate finte, il che purtroppo da una parte crea un problema di "credibilità" e dall'altra tende a smorzare la tensione che, in certi passaggi invece, riesci a creare con una certa maestria.
    Ho letto il commento di CMT e la tua risposta sulla necessità di decidere una direzione tra l'incupire il tutto o lasciare una venatura comica. Io opterei per quest'ultima scelta. Secondo me il racconto acquisterebbe in originalità, mentre puntando nell'altra direzione correresti il rischio di banalizzarlo un po'.
    Altro appunto che mi sento di fare riguarda i personaggi che mi sembrano tutti troppo stereotipati. Anche da questo punto di vista, probabilmente, se puntassi a ottenere una "cifra" comica, riusciresti a renderli più originali e veri.
    In definitiva non mi è dispiaciuto: è un racconto che si legge bene e velocemente, però alla fine ti rimane poco (l'idea del serial killer, per esempio), forse perché di racconti di questo tipo ce ne sono tanti e per questo è difficilissimo scriverne.

    Ti becchi un 2!
    A rileggerti.
     
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  10. rehel
     
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    Non lo so... un racconto che non mi convince, prima di tutto nella sua essenza.
    Non capisco appieno la vicenda, il perché e il percome delle azioni di questa donna. Le spiegazioni fornite le trovo troppo fumose, i dialoghi a volte un po' troppo plasticosi.
    Va detto che i dialoghi sono forse la cosa più difficile da scrivere e se sei alle prime armi è logico che in questo specifico tu abbia delle difficoltà.
    Ho trovato verosimile e intrigante l'inizio della storia, fino a quando dici: ... nei cui oscuri meandri non gli sarebbepiaciuto addentrarsi.
    Ci sono ottime premesse. Un peronaggio femminile misterioso e sensuale, uno psicologo/psichiatra che sembra ben disposto a infrangere alcuni giurameti e approfittare della sua figura professionale.
    Poi però procedi per strade il cui sviluppo, ripeto (e forse è colpa mia), non comprendo pienamente.
    Ho l'impressione che tu abbia intessuto la tua narrazione intorno ad alcuni concetti. Se così fosse ti sconsiglio di utilizzare questo metodo in futuro. L'importante è creare una storia, poi, se eventualmente ci sono dei significati, dei concetti e quant'altro, dopo potrai lavorarci in fase di revisione allo scopo di evidenziarli; mai prima.
    Come voto sarei fra 1 e 2. Dico 1.
     
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  11. Peter7413
     
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    Ciao Patty!
    Come al solito, leggerti è un piacere. Scrivi bene, sei una certezza. Gli appunti che devo muoverti sono sull'idea e sulla gestione del racconto. In primis, troppo breve: non sviluppi appieno i personaggi, li abbozzi appena. Secondariamente, il tono: fra il serioso e il brillante, opterei per quest'ultimo. Nella forma attuale le motivazione di nostra signora paura appaiono forzate: ha per caso iniziato una crociata contro tutti gli psicologi del mondo? Se ne uccide uno per quelle motivazioni, allora perché non anche gli altri? Lavorerei proprio su di lei. Benissimo farla partire suadente, donna del fato, ma poi la farei variare, la farei giocare con la sua preda. Magari, in ottemperanza al torno brillante, potrebbe divenire, strada facendo, logorroica, cambiare atteggiamento e carattere. Lo psicologo potrebbe anche capire la mala parata e provare la fuga, ma lei fermarlo. Giocherei molto con il dialogo, le farei dire molte cose e tutte durante il sadico gioco con la sua preda. Ed eviterei l'arrivo della moglie sostituendolo con una telefonata, magari a cose ormai quasi fatte. Il telefono squilla, squilla, squilla, alla fine risponde lei e dice qualcosa tipo "Era un assassino!" (esattamente la tua ultima battuta) infierendogli allo stesso tempo il colpo finale.
    Non sono stato chiaro, lo ammetto, ma spero di averti comunque trasmesso la necessità di una rielaborazione del racconto in uno spazio maggiore e in un tono diverso.
    Come voto mi attesto sul 2.
    A rileggerti presto!
     
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  12.  
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    Ennia, stavolta ti sei superata! intanto perché questo racconto ha finalmente un finale, e che finale! :)
    Mi è piaciuto davvero molto, la paura è una donna bellissima e fatale che profuma di fiori marci. (tipo il profumo ROMA di Laura Biagiotti... secondo me odora di tomba!)
    Un eccellente psicologo, talmente bravo da riuscire a sconfiggere le paure più ataviche, talmente bravo da mettere in allerta la Paura stessa! Costretta qiundi, a farsi avanti e a regolarsi di conseguenza, accidenti che bella trovata!
    non so se voterò in questo Usam perché non credo potrò leggere tutti i racconti, ma se lo farò il tuo voto sarà 4!


    emm.. forse dovevo spoilerarlo...
    un dubbio, ma tu sei per caso "lavecchiaziapatty"?
     
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  13. einna
     
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    CITAZIONE (Polissena C. @ 7/10/2011, 12:15) 

    un dubbio, ma tu sei per caso "lavecchiaziapatty"?

    e mo chi sarebbe 'sta lavecchiaziapatty?
    sono vecchia, sono zia e sono Patty... ma non sono "la"! :XD:

    a parte tutto, vedi che, se ho tempo, riesco anche a trovare anche un finale!
    di questo racconto, che, come ho già detto è uno dei miei primi tentativi di scrittura creativa, amo l'idea, ma assolutamente non amo la realizzazione. proprio per questo l'ho messo qui...nella speranza di consigli.
    cmq mi fa piacere ti sia piaciuto. ^_^


     
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    Arrotolatrice di boa

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    una vecchia frequentazione del sito braviautori, credevo fossi tu sotto mentite spoglie! :) anche lei scrive bene, e anche lei si chiama Patty, null'altro! :)
     
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  15. Piscu
     
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    il tema potrebbe risultare interessante, però mi sembra che si affrontato in maniera piuttosto superficiale. a parte il fatto che fin dal primo "sogno" si capisce subito chi è la paziente e come andrà a finire la vicenda, i due episodi inseriti nel contesto della seduta psichiatrica perdono di valore, e il secondo in particolare, con la ragazzina twilightosa, ammazza qualsiasi tentativo di creare tensione. la seconda parte con la moglie separata che va in cerca del marito è la classica scena da prologo di b-movie horror, condita con alcune informazioni (ad esempio lo stato della loro relazione) di cui, a dir la verità, non si sa che farsene.

    dato che lo spazio per ampliarlo c'è, io ti consiglio di espandere le sequenze dei "sogni", narrandole in modo diretto invece che in forma di dialogo da parte della donna. in questo modo si può partecipare meglio delle sue azioni e del suo dolore. e assolutamente cambia (o leva) la ragazzina coi poster!


    forma essenzialmente corretta, anche se penso dovresti gestire meglio i ritorni a capo: hai separato molti paragrafi che potevano rimanere uniti, e sei andata a capo nei dialoghi senza indicare la continuazione del dialogo stesso. in ogni caso, a parte la descrizione del buio che avanza e retrocede intorno al bambino, il resto del testo non mi è parso molto coinvolgente.



    non metto 1 perché l'idea della paura che cerca di riscattarsi è buona e può essere sivluppata, ma non è un due pieno.
     
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17 replies since 2/10/2011, 23:08   307 views
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