Non è che ci volesse un genio a scoprirlo (anzi meglio dire una
genia, altrimenti mi fai passare un'altra volta per un qualche misterioso uomo vissuto
), ma qualche volta mi fa piacere azzeccarci. Alla fine dello scorso mese, appena tornata dalla Baita e messe le mani su un pc, leggendo gli energici scambi di opinioni tra te e il resto del mondo, mi chiedevo in realtà una sola cosa: come era possibile avessi postato un racconto così scarso eppure i tuoi commenti fossero invece dei piccoli gioiellini stilistici (parlo della forma, sul contenuto non mi esprimo). Ho il sospetto che tu, o eri ubriaco (come talvolta lo sono stata io,
ubriaca ), o molto più probabilmente tu l'abbia fatto apposta (intendo a postare il racconto scarso) per motivi che ignoro, e di conoscere i quali, confesso, ripongo scarso interesse.
Veniamo al racconto va, poi, se mi garba, ti dirò alcune altre cosette.
La forma è ottima, ottima anche la padronanza del linguaggio, assai curioso e senz'altro voluto, l'uso di alcune forme dialettali italiane in un contesto americano. Mi viene quasi il sospetto tu possa essere un traduttore, guarda che ti dico! Del resto senza slang è assai difficile tradurre in modo corretto un Bukowsky. Infatti il tuo racconto mi ha ricordato molto proprio Bukowsky, anche se il cinismo è presente sì, e molto, ma solo fino a un certo punto. Infatti il finale è totalmente tuo, è originale, e devo dirti mi è piaciuto moltissimo. In un certo senso in questo personaggio negativo c'è una sorta di redenzione. Arrivo a dire, l'episodio dell'investimento lo ha "salvato". Mi ha commossa molto. La psicologia del protagonista è molto più complessa di quel che sembra e credo che il finale sia un piccolo colpo di genio, c'è molta morale ma niente moralismo.
Qualche appunto te lo posso fare. Forse è leggermente (ma solo un po') ridondante il monologo interiore del protagonista sulla responsabilità dell'investimento. Il voto esatto, per me, sarebbe 3,75, dunque mi sento di darti il massimo.
Stavo per chiuderla qui, ma voglio spendere alcune parole ancora, andando un po' in OT.
Forse sei...come potremmo definirci noi fruitori di forum? Certamente non persone, se fossimo persone e ci conoscessimo tutte di persona (scusate l'energico gioco di parole), probabilmente andremmo più d'accordo...diciamo sei un'entità...ecco, un'entità "scomoda", da quello che ho potuto constatare. Ma questo termine, "scomodo", non ha necessariamente un connotato esclusivamente negativo. In ogni contesto forse, dico forse, è necessario che ci sia qualcuno che rompa le palle, che dica "NO!", che non sia d'accordo, che la pensi in maniera diversa dagli altri e che vada contro corrente, persino se, arrivo a dire, gli altri hanno ragione. Tu insinui il dubbio: e il dubbio è bene, il dubbio non è mai malvagio. Solo in assenza del dubbio, del resto, sono nate le ideologie totalitarie. La cosa più affascinante, se vogliamo, è che proprio da una contrapposizione, dallo specchio, dall'opposto, nascano talvolta risultati più che interessanti, compresa la volontà di migliorarci. Io sono diventata come sono, ovvero con la testa matta che mi ritrovo, solo perché i miei, pur volendomi bene, mi hanno sempre nutrito di certezze: FAI o NON FAI. E' COSI' o NON E' COSI'. Invece avrei dovuto essere educata nel riconoscere il dubbio che, attenzione, è diverso dall'insicurezza. L'insicurezza c'è quando vengono meno delle false certezze, quelle che ci hanno inculcato con la forza alla nascita e che ci inducono a guardare le cose con il prosciutto sugli occhi. In questo senso sono contenta che sei rimasto qui e, come ti apprezzo io, forse anche gli altri ti apprezzeranno perché quello che hai da dire è parecchio e non è assolutamente banale. E forse, col tempo, apprezzerai anche tu gli altri, proprio per gli stessi motivi.
Beh, stasera ho un chiaro di luna. Scusate l'OT anche se, in fondo, pure questi sono argomenti letterari.