La Locomotiva Cla! Cla!

di Giordano Efrodini, 1714 car.

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  1. giudappeso
     
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    «La Locomotiva Cla! Cla! La Locomotiva Cla! Cla!»
    «La locomotiva?»
    «Lascia perdere, è matto».
    Gli agenti scansarono il barbone, Andrea Folli – nomen omen – di anni 61, nullatenente. Andrea fissava un punto davanti a sé, ma Lugli e Pico non se lo filavano. Forse perché puzzava di piscio e spazzatura, o magari perché era quasi la fine del turno, e quella mazzata gli era caduta in testa come merda di piccione.

    «Agente, venga qui». Il medico andò incontro a Lugli.
    «L’hanno spinto?»
    «Forse».
    «Forse?»
    «Non ho molto su cui lavorare».
    Alle loro spalle, i paramedici trascinavano via la madre mentre a terra stava il bambino dalla testa di marmellata. Pico ebbe un conato che soffocò, e subito si ripromise di non pensare più al cibo sulla scena del delitto. La metro era ferma e transennata, tutti in attesa di accertamenti. Com’era finito sul binario? Chi l’aveva spinto? Pico si allontanò per chiamare casa. Un’altra cena persa, un’altra discussione con Marisa. Passò accanto al barbone, e di nuovo non lo notò.

    Andrea guardava la Locomotiva Cla! Cla! La vedeva attraverso Lugli che discuteva col medico. La Locomotiva Cla! Cla! era ancora lì, muta come il bambino che la spingeva pian piano lungo i binari. Le fughe tra le mattonelle del sottopassaggio. E poi la Locomotiva Cla! Cla! era saltata. Una fuga storta, un binario sbagliato, ed era scivolata e rotolata e di nuovo scivolata. Verso il buio, verso il binario. Il bambino l’aveva rincorsa, s’era sdraiato pancia sotto per sporgersi. Poi un Cla! Cla! era venuto, aveva colpito il bimbo. Andrea però vedeva ancora la locomotiva, laggiù nel buio.

    «Va bene, Pico. Io interrogo questi e tu quegli altri. Ne avremo per tutta la notte, merda. E levami il barbone di torno!»
     
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  2. Ashait
     
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    mi inchino, giuda. Come sempre. Ho scritto ad un'altra autrice che il suo pezzo era il migliore che avessi letto, prima di leggere il tuo. Qui c'è tutto. C'è una gran storia, due ottimi personaggi, un evento imprevedibile e un dannato binario storto che è alla base di tutto.
    Lode, senza alcun dubbio.
    baci, Paola
     
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  3. Frank Colton
     
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    Confesso di essermi soffermato in fasi diverse su questo racconto, perché c'era qualche dettaglio che non mi era chiaro, ma forse era solo un problema di concentrazione, la prospettiva non si afferrava nell'immediato. Una volta sanato questa mia lacuna, posso confermare che il testo ha un suo valore e che comunque si evince una buona capacità espositiva dei fatti. Idea abbastanza originale, con un approccio ben definito ma soprattutto coerente.
    Un solo piccolo appunto:
    CITAZIONE
    Andrea guardava la Locomotiva Cla! Cla! La vedeva attraverso Lugli che discuteva col medico. La Locomotiva Cla! Cla! era ancora lì, muta come il bambino che la spingeva pian piano lungo i binari. Le fughe tra le mattonelle del sottopassaggio. E poi la Locomotiva Cla! Cla! era saltata. Una fuga storta, un binario sbagliato, ed era scivolata e rotolata e di nuovo scivolata. Verso il buio, verso il binario. Il bambino l’aveva rincorsa, s’era sdraiato pancia sotto per sporgersi. Poi un Cla! Cla! era venuto, aveva colpito il bimbo. Andrea però vedeva ancora la locomotiva, laggiù nel buio.

    Ecco questo passaggio ha qualche cosa che mi distrae e che mi fa perdere il filo. Se ho capito bene la locomotiva è caduta dal marciapiede della metro verso i binari, e sporgendosi il bambino è stato travolto. Non so, separerei le azioni del bambino dalla prospettiva di vista del barbone, nel senso che la spiegazione la metterei in maniera diversa. Ovviamente, opinione personale :D magari sono soltanto io tardo di comprendonio!
     
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  4. Epoch
     
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    Lo so che forse esagero, ma non posso fare a meno di dirti che la "morale" della tua storia mi ha riportata immediatamente a Shakespeare, il quale molto spesso nasconde la verità nelle parole dei folli, alle quali nessuno dà ascolto - causando così disastri o fallimenti - ma che sole potrebbero risolvere la situazione. Ecco, qui è lo stesso: i poliziotti si affannano a capire cosa sia successo, credendo (poverini, è il loro mestiere) che bastino i soliti metodi d'indagine (i rilievi della scientifica, gli interrogatori dei testimoni) e accantonando l'unica persona capace di risolvere all'istante il caso. Persona che, fra l'altro, è uno specchio perfetto: la condizione di disagio mentale e fisico lo porta a ripetere alla lettera (praticamente impersonando la vittima) la scena di poco prima, come a teatro e senza inquinarla di elementi soggettivi. Ottima anche la scelta di porre il flashback alla fine ma non troppo, lasciando la chiusa ai ristretti orizzonti mentali dei due agenti. Complimenti.
     
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  5. fra.maia
     
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    Onestamente ho dovuto rileggerlo più volte per capire cosa fosse successo. Disattenzione mia, o qualche passaggio gestito in maniera criptica? Se infine ho capito, il bambino è finito sotto la metro perché voleva raccogliere la sua locomotiva giocattolo. Si capisce subito che il barbone ha visto e sta raccontando, ma è nella dinamica che mi sono persa. Nonostante questo lo trovo ben scritto e mi piace l'atmosfera che si crea in poche righe. Così come il modo in cui hai sviluppato il tema.
    Forse qualche passaggio in più avrebbe aiutato i lettori non troppo svegli come me a capire a una prima lettura, magari togliendo spazio alla caratterizzazione del poliziotto, parte comunque ineccepibile.
     
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  6. strellima
     
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    Ciao giuda!!
    Anche qui viaggiamo ai primi posti nella classifica, per quanto mi riguarda.
    Non ho capito bene come hai fatto a essere così articolato ed esauriente in un numero così esiguo di battute, ma ci sei riuscito. I personaggi sono tridimensionali, la storia significativa e interessante a più livelli (Il poliziotto indifferente, il lavoro che lo allontana dalla moglie, il folle che dice il vero, la fatalità, etc etc...).
    Unico appunto che posso farti è che anche io ho dovuto rileggere due volte per capire che l'ultimo paragrafo altro non è che una sconnessa testimonianza del barbone. Forse andrebbe aggiunta qualcosa, una frase di raccordo o un semplice virgolettato, che introduca il lettore alla comprensione più "dolcemente".
    Ciao, a rileggerti! :)
    Alessandra

    Edited by strellima - 28/9/2011, 08:46
     
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  7. giudappeso
     
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    Grazie a tutti per i commenti. :)
    Sì, qualche riga in più avrebbe aiutato a capire meglio, ma ho dovuto tagliare il più possibile per stare nelle 1717 battute (inizialmente erano circa 2500). Se qualcosa vi è sfuggito e avete dovuto rileggere, può essere dovuto al fatto che la verità era in possesso di Andrea (il barbone) e lui era l’unico che avrebbe potuto raccontarla, ma a modo suo, e quindi “sconnesso” (una voce narrante esterna mi pareva troppo fredda, avrebbe mancato di empatia). La vostra frustrazione è la stessa degli agenti, che lo mettono in disparte perché ai loro occhi sembra farneticare e basta. Anche se non era voluto, e ammetto che qui avrei potuto forse legare meglio la narrazione per rendere più chiaro l’accaduto. Forse avrei anche potuto sacrificare la caratterizzazione di Lugli e Pico per dedicare più spazio alla dinamica dell’incidente, ma volevo che avessero uno spessore simile a quello di Andrea, che ci fosse un equilibrio e non diventassero una macchietta sullo sfondo, perciò non l’ho fatto e ho giocato le mie carte in questo modo.
     
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  8. tzenobite
     
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    come ashait, mi inchino. scritto estremamente bene, ho dovuto leggerlo e rileggerlo lentamente per riuscire a visualizzare la storia, e quando ci son riuscito mi ha colpito come...un treno, ecco ;)
     
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  9. KillerQueen
     
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    Secondo me questo è uno dei racconti più complessi e ben fatti di questa edizione di Minuti Contati.
    Il tema è ben rispettato, cosa che non ho visto fare spesso, e questo è un grande punto a favore.
    L'unica pecca, proprio a voler essere pignola, è il titolo, che non mi è piaciuto molto, tuttavia è più un gusto personale che altro. Per il resto l'ho trovato ben scritto, non ho nulla da segnalare, credo che lo metterò in uno dei primi posti della classifica.
     
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  10. .:Lady Ice:.
     
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    Ho notato che i temi stazione, barbone alla stazione e incidente ferroviario sono stati i più battuti, però ognuno è riuscito a dare una sua interpretazione personale e anche questo racconto ci ha dato la sua particolare visione. Qui il racconto si concentra sulla figura del barbone che è l’unico testimone dell’accaduto ma essendo considerato pazzo, nessuno gli dà retta e forse proprio in quanto pazzo è l’unico a vedere davvero le cose come stanno. Tanto peggio per gli investigatori che dovranno perdere tempo per ricostruire l’accaduto. Interessante l’espressione “testa di marmellata” rende bene l’idea.
    Stile scorrevole, nessun dubbio particolare sullo svolgimento della storia :)
     
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  11. Peter7413
     
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    Giuda, onore a te e al coraggio che hai avuto nel proporre il racconto più complesso di questo Minuti Contati nonostante i soli 1717 caratteri a disposizione. I personaggi risaltano tutti, hai fatto bene a dedicare a ognuno il suo spazio. Ottimo il barbone, ottima l'idea. Ti saresti potuto giocare meglio le righe della spiegazione dell'accaduto, quello sì: è necessario rileggere con attenzione per farsi un'idea della dinamica dell'incidente, ma, come hai detto, lo vediamo attraverso gli occhi del matto ed è giusto così. Il tema lo trovo rispettato. Uno dei migliori di questa edizione che con una leggera pulizia in più nel paragrafo che ti ho sottolineato non avrei avuto dubbio alcuno a posizionare al primo posto. Allo stato attuale mi riservo di rifletterci ancora un attimo, ma le prime posizioni sono assicurate.
     
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  12. Olorin
     
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    Veramente una bella interpretazione del tema. Suspense, atmosfera e tinte forti che spiccano sul fondale scuro, il tutto in una manciata di caratteri. La prima volta che l’ho letto non ho capito se ciò che il matto stava vedendo fosse un’allucinazione popolata dei fantasmi che avevano provocato l’incidente, oppure il film di ciò che era successo che correva e ricorreva ancora davanti ai suoi occhi. Rileggendolo ho compreso definitivamente la trama, ma anche che non lo stavo interpretando con la corretta propensione a cogliere l’intero racconto. L’unica parte che sembra tergiversare un po’, pur con delle immagini necessarie alla creazione dell’atmosfera di cinica normalità, è quella centrale, ma si tratta veramente di sfumature. Bravo.
     
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  13. =swetty=
     
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    Non che sia brutto o scritto male, ma l'ho trovato noioso: cioè il bambino ha inseguito il giocattolo ed è finito sui binari, incubo credo di ogni genitore. Il barbone ha visto tutto, ma, come di prammatica, nessuno gli bada. E quindi? Sì, un quadretto realistico, ma la storia manca di mordente.
    Complice in questo anche dei punti di vista poco coinvolgenti. Quello finale poi, per essere il punto di vista di un barbone mezzo matto, è fin troppo lucido.

    QUOTE
    Gli agenti scansarono il barbone, Andrea Folli – nomen omen – di anni 61, nullatenente.

    Questo tipo di precisazioni non mi convincono, sono molto della serie "guarda che adesso sto facendo una battuta".

    QUOTE
    «Agente, venga qui». Il medico andò incontro a Lugli.

    La battuta è in contrasto con l'azione. E poi, lo chiama per dirgli che non ha elementi?

    QUOTE
    Andrea guardava la Locomotiva Cla! Cla! La vedeva attraverso Lugli che discuteva col medico.

    Immagino che con attraverso si indichi che la vede nel ricordo. Comunque nessuno ha ancora fatto il nome dell'agente e siamo nel punto di vista del barbone. Come fa a saperne il nome, conosce l'agente?

    QUOTE
    Le fughe tra le mattonelle del sottopassaggio. E poi la Locomotiva Cla! Cla! era saltata. Una fuga storta, un binario sbagliato, ed era scivolata e rotolata e di nuovo scivolata.

    ripetizione


     
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12 replies since 22/9/2011, 21:36   379 views
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