La Casa degli Dei
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La Casa degli Dei

Genere: Strano - Battute 9000 circa - Nicola Roserba

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  1. shivan01
     
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    ho rivisitato quasi tutto il racconto facendo tesoro delle vostre indicazioni. Grazie a tutti!

    La Casa degli Dei



    Il lavoro nella cava era finito, anche per quel lungo giorno.
    Si diresse verso casa, stanco; la sabbia leggera, livida, si sollevava sotto di lui in tenui nuvole che tardavano a posarsi di nuovo al suolo. La luce fredda del tramonto proiettava lunghe ombre in quella valle pietrosa che da sempre chiamava casa.
    Presto la notte fredda avrebbe donato lo spettacolo che lui amava più di ogni altra cosa al mondo: l’immensità dello spazio, la nera volta trapuntata di stelle, e la fiera Casa degli Dei a dominarlo, quel disco così immenso che solcava il cielo ogni notte, talvolta voltando loro le spalle scure, talvolta offrendo ai credenti il suo Volto, in tutto il suo fulgore.
    I saggi dicevano che in essa dimoravano degli Dei, e lui a questo ci credeva, perché nessun’altra spiegazione poteva giustificare quell’imperare maestoso nel cielo notturno, nei momenti della giornata che il suo popolo dedicava alla contemplazione e all’ascesi dalle fatiche terrene e dall’umile vita che lui e tutti i suoi simili conducevano.
    Non si lamentava, comunque; aveva una casa, una compagna, una vita serena, pur se modesta e faticosa. Ma tutti conducevano esistenze simili in quel luogo. Era stato spiegato loro che era nell’ordine delle cose che tutto fluisse così, e di come fosse giusto dedicare la vita al lavoro e alla contemplazione, per onorare gli Dei e la loro Casa. A lui, in fondo, stava bene, e viveva sereno.

    Giunse alla sua dimora, una modesta abitazione scavata nella roccia.
    La sua compagna lo attendeva sulla porta, come ogni volta che lui rincasava. Un breve scambio di effusioni, sguardi d’affetto, la solita calda, lieve comunicazione senza parole, e furono di nuovo insieme.
    Lui l’amava, era il pilastro della sua esistenza, e questo lei lo sapeva. Le lunghe separazioni che il lavoro gli imponeva non la preoccupavano. Quando il suo compagno era fuori, provava solo nostalgia, ma non preoccupazione o dubbi. Lui sarebbe tornato da lei. Tornava sempre. Consumarono una cena, frugale, fatta di piccole cose, di discorsi leggeri.

    “Io vado fuori fra un po’”, le disse, e lei annuì. Se lo aspettava. Quando era al lavoro, il suo compagno non aveva la possibilità di fare quelle cose, e lei sapeva quanto fossero importanti per lui.
    Ma quando era a casa, e la notte era calata su di loro, il sole finalmente a riposo da qualche parte, lui non ce la faceva a starsene rinchiuso, doveva andare fuori a guardare il cielo, ad abbeverarsi da quegli spazi infiniti. Era un sognatore, il suo compagno, e lei lo amava anche per questo, e mai lo avrebbe fermato. Annuì, serena.

    Dopo la cena lui preparò poche cose e si avviò all’uscita. Si volse a guardarla, ma lei era affaccendata a sistemare la casa. “Ciao, allora.” disse. Un cenno d’assenso, in risposta, e fu fuori.
    Aveva una collina preferita per le sue lunghe osservazioni, e la scelse anche quella volta perché si affacciava su di un'immensa vallata pianeggiante, arida, silenziosa.
    Da lassù poteva assaporare la pace assoluta, in cielo e in terra, e la solitudine lo avvolgeva morbidamente. Benvenuta, mai temuta.

    Il cielo era uno spettacolo glorioso di luci intense o soffuse; le stelle a rilucere di tutti i colori che il suo occhio poteva percepire e, allo zenit, la via lattea, sfolgorante strada nel cielo. La Via degli Dei, la chiamavano i saggi. Dicevano fosse un lastricato di stelle anch’essa. Troppo vicine tra loro per poter essere distinte singolarmente, fondevano la loro luce in uno scintillare maestoso, che avvolgeva il cielo stesso in riverberi multicolori.
    Era uno splendore che ogni volta gli riempiva l’animo e gli occhi, e lui si perse in esso, e stette immobile, per lungo tempo, senza capire né volerlo fare. Era opera degli Dei; e chi era lui per comprenderla?
    Attendeva, comunque, che sorgesse la regina del cielo, la Casa splendente degli Dei. Era quello il momento che agognava.
    Avrebbe smarrito lo sguardo e la coscienza alla vista di quell’astro supremo, e avrebbe innalzato odi e preghiere agli Dei, non per chiedere qualcosa, ma per rendere grazie di quello spettacolo sublime.
    Attese, ma non a lungo.
    Lontano, all’orizzonte, eccola.
    Sorgeva lenta, maestosa.
    Incurante delle attese degli umili, conscia del suo ruolo nel Cielo e nelle anime dei credenti, la Casa degli Dei apparve, immensa.

    Lui tacque, immobile, pervaso da quella vista, e con profonda gioia e devozione assoluta nel cuore; innalzò preghiere agli Dei, abitanti di quel luogo maestoso, abbacinante.
    La Casa degli Dei, dicevano i saggi, era il centro dell’Universo, e la sua terra, umile pietra rotolante nello spazio, le ruotava attorno a rispettosa distanza, quasi a farle da corona.
    Gli dei vegliavano da lassù su tutti loro, per quello la loro Casa andava e veniva dalla sua porzione di cielo. Si spostava, per proteggere un’altra parte della sua terra.
    A loro, dicevano i saggi, si doveva rendere grazie, e lui lo faceva di continuo, nei momenti di solitaria contemplazione ma anche durante le fatiche del lavoro.
    Un fruscio alle sue spalle. Si volse a guardare e vide la sua compagna che lo stava raggiungendo. Sorrise dentro di sé; ogni tanto lei voleva condividere quei momenti, e averla accanto lo rendeva felice.
    Si accoccolò vicino a lui, e tacquero a lungo, persi ciascuno nei propri pensieri, in contemplazione.

    D’improvviso, vide la sua compagna agitarsi.
    “Cos’hai?” le chiese.
    “Guarda là!”, rispose lei indicando un punto nel cielo.
    Lui fece un po’ fatica ad abituarsi di nuovo all’oscurità, perso com’era stato per lungo tempo nell’ammirazione della Casa degli Dei, ma poi lo vide.
    Un piccolo puntino luminoso, in movimento.
    Si chiese se fosse una stella cadente. Perfino lui le aveva viste, da rarissime ch’erano ormai. Ma no, non poteva essere, era troppo lenta.
    Dimentichi di ogni altra cosa, concentrarono i loro sguardi sul puntino che andava rallentando, fino a fermarsi, altissimo, sopra l’arida vallata sotto di loro. Poi il puntino prese a scendere, ingrandendosi man mano che si avvicinava.
    “Gli Dei sono venuti per noi…” sussurrò lui, “dobbiamo avvisare i saggi, andiamo!”
    Fece per muoversi e tornare verso il villaggio, tutto scavato nella pietra come la sua dimora, ma la sua compagna lo trattenne. “Fermo! Andiamo a vedere!”, propose invece.
    “Ma sei impazzita? I saggi ci punirebbero!”
    “Non avremo altra occasione per vederli, lo sai, i saggi ce lo impedirebbero”, rispose lei, e senza attenderlo cominciò a scendere giù dalla collina.
    Titubante, le andò dietro, certo di star per compiere un orrendo sacrilegio, ma la sua fame di conoscenza era troppo grande per poterla tenere a freno.
    Il puntino, ormai un disco argenteo, era abbastanza basso perché si intravedesse qualche dettaglio, come una serie di quattro esili zampette che uscivano da esso.
    Stettero nascosti, in attesa.

    Il disco scese sempre più, fino a toccare terra in uno sbuffo di polvere. E poi tutto tacque.
    Quando la polvere si posò, videro che non era un disco, ma un oggetto piuttosto grande, quasi come la loro casa.
    Accovacciato sulle quattro zampe, aveva un corpo tozzo, quasi sgraziato. Quest’ultimo pensiero passò nella mente di lui come un lampo fugace, prima di essere scacciato come eretico.
    La base del corpo, candida, squadrata, faceva da appoggio per una sorta di testa tondeggiante, bianca e nera.
    L’oggetto stava immobile. Sembrava si stesse guardando intorno con i grandi occhi triangolari.
    Erano dunque fatti così gli Dei? Una forma così aliena che immaginazione non avrebbe mai creato.
    “Che facciamo?” chiese lui incerto.
    “Aspetta, aspetta, vediamo cosa fa, se si muove.” La sua compagna era rapita dalla curiosità. Pur raccomandando all’amato la prudenza, si vedeva che in realtà faceva fatica a non alzarsi e correre laggiù.
    Attesero, quindi. L’oggetto era immobile.
    A un tratto, da quella che sembrava la bocca del Dio, scorsero un movimento. Un pezzo della bocca ruotò di lato, lasciando intravedere una flebile chiarore provenire da dentro di essa.
    “Guarda! Hanno la luce dentro!”, disse eccitatissima.
    Un’ombra apparve d’improvviso, e qualcosa uscì dalla bocca, come una bianca lingua.
    Si accorsero ben presto che quella che credevano essere una lingua non era attaccata al corpo, ma si muoveva da sola. Era una cosa bianchiccia, allungata.
    “Andiamo più vicino ti prego!”, supplicò lei.
    Lui si mosse in avanti, in segno di assenso. Il sacrilegio era stato compiuto ormai, e poco altro male avrebbe fatto l’avvicinarsi.
    Cauti, avanzarono. Si nascosero dietro una sporgenza nel terreno grande abbastanza da proteggerli. E videro che, nel frattempo, una seconda forma bianchiccia era uscita dalla bocca del Dio. Li scorsero bene entrambi.

    Quella strana palla rilucente nella parte superiore dei loro corpi, e i quattro arti a sostenerli in strane attività.
    Li videro piantare un’asta, e su di essa fissare una lastra con un disegno che non avevano mai visto, non sapevano cosa significasse.
    C’erano strane stelle disegnate in un campo blu, e strisce orizzontali bianche e rosse alternarsi sul resto della lastra.

    In cielo, la Casa degli Dei, azzurra e verde come non mai, sembrava sorridere beffarda.

    FINE

    Edited by shivan01 - 11/9/2008, 19:07
     
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  2. Pestorg
     
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    Piaciuto, molto.
    La storia l'ho intuita subito grazie al''indizione della polvere.
    Per il resto il ritmo è buono, il finale sorprende ma non stupisce.

    SPOILER (click to view)
    E poi mi piace il complimento implicito che mi definisce un dio.
    Unico appunto sono le osservazioni pseudo scientifiche:
    Come fanno a respirare se non c'è aria?
    Come fanno a parlare se non c'è atmosfera che veicoli il suono?
    Che mangiano se sulla luna non c'è nulla? allora vivono nel sottosuolo, ma probabilmente abituati al buio non hanno gli occhi ecc.
    Comuque visto che queste osservazioni vengono solo dopo aver letto la fine e non durante, non mi hanno guastato la lettura. Ho solo la sensazione da lettore di essere stato vagamente messo fuori pista, ma non in modo fraudolento.


    voto 4

    Edited by Pestorg - 2/9/2008, 13:35
     
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  3. shivan01
     
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    carissimo, ti ringrazio del generoso 4, però i commenti sul racconto mettili in spoiler, se rischiano di esserlo. Altrimenti rovini la sorpresa agli altri
     
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  4. esimon
     
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    :huh: Il colpo di scena è riuscito, almeno per me, ma non posso dire che il racconto mi sia piaciuto. Penso che la costruzione sia troppo lenta, e ci sono parti che potresti tagliare senza che la storia ne risenta per niente, mi riferisco sopratutto alla prima parte.
    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
    la sabbia leggera, livida, si alzava

    La sabbia che si alza mi stona un po'. Magari meglio si solleva...
    CITAZIONE
    Nel tempo che lui passava fuori, in lei c’era solo nostalgia,

    Anche questo Nel tempo... in lei... ci sento una stonatura. Forse meglio quando lui...
    Probabilmente però sto facendo il pignolo, scusa... Comunque per quanto mi riguarda voto 2, per la lentezza e perché non mi ha coinvolto.


    Ciao :)
     
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  5. rehel
     
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    Il racconto appartiene a un genere piuttosto inflazionato, quello dove si narrano le gesta di popolazioni particolari che poi, alla fine, si rivelano abitanti di uno stagno, altro pianeta o della XXX, come in questo caso. (ho messo XXX per non rivelare nulla)
    A mio modo di vedere un racconto di questo genere deve essere davvero “tosto” per potere scaldare il palato del lettore.
    In questo caso sono rimasto tiepido. La sorpresa non è efficace né come rivelazione, né come effetto.

    Dal punto di vista tecnico devo rilevare l’eccessivo (e inutile) utilizzo di pronomi. Lui, lei, li ecc. sono utilizzati in maniera ridondante, visto che i dialoghi e le azioni si svolgono solo fra due personaggi.
    Es. – d’improvviso LUI vide la sua compagna agitarsi…
    Ecco, sono solo loro due, inutile specificare LUI, non c’è n’è bisogno.
    E la cosa si ripete altre volte.
    Il tono e il ritmo sono un po’ lenti, come dire… lunari, ma forse l’effetto è voluto.
    Che dire… un due stiracchiato.
    Ciao.
     
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  6. ArkDark1
     
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    Quoto rehel, troppi passaggi ridondanti. Ma la storia non è malaccio davvero, si gusta bene se si saltano quegli inciampi. Per me è originale, sarà perchè non sono un fautore del genere, quindi
    3. Ciau!
     
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  7. bravecharlie
     
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    CITAZIONE
    I saggi dicevano che in essa dimoravano degli Dei

    gli dèi suonerebbe meglio, forse...

    CITAZIONE
    ad abbeverarsi da quegli spazi infiniti.

    non molto bella. forse "di quegli spazi infiniti" suonerebbe meglio, ma magari sarebbe proprio meglio trovare un'altra metafora :blink:

    accidenti, mi è rimasto il 4 "in gola", come si dice qui in Terronia! :azz:

    ero già pronto a dare il voto massimo, pregustando un'ottimo colpo di scena, e invece no. per tutto il racconto mi sono arrovellato su quale microcosmo potesse contenere i 2 protagonisti, e cosa davvero fosse la casa degli dei, e alla fine sono rimasto un po' deluso, perché mi aspettavo una sorpresa migliore. Saranno solo gusti miei, comunque, o il fatto di aver letto racconti del genere in cui

    SPOILER (click to view)
    gli uomini sono visti come dei da creature inferiori


    fatto è che alla fine un po' d'amaro è restato. Passando ai punti positivi, il modo in cui l'hai scritto veicola un'atmosfera fatata, di grande impatto, che personalmente ho molto apprezzato, termini un po' "alti" qui non appaiono forzati dato il tema trattato, ma ci stanno alla perfezione. in definitiva, ottimo racconto con "colpo di coda" a salve.

    il voto è 3, alla prossima :B):

     
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  8. shivan01
     
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    ringrazio tutti per i commenti.
    Posso aggiungere che il ritmo è volutamente lento per via dell'ambientazione, e i termini che ho usato, talvolta un po' aulici, servivano nei miei intenti proprio a costruire quell'atmosfera di contemplazione che volevo trasmettere

     
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  9. tar-alima
     
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    Ciao shivan.
    Ho trovato il racconto lento e non molto sugoso, anche se si capisce che molte scelte stilistiche sono pensate e non casuali (per esempio l'abbondanza di aggettivi e il tono aulico).
    Però non mi ha trascinata, e il finale mi ha stupita così così.
    Qualche dettaglio.
    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
    in quei momenti della giornata che il suo popolo dedicava alla contemplazione

    Mi suona meglio "nei momenti della giornata".
    CITAZIONE
    Lui tacque, immobile, inebetito, pervaso dalla sua immensità e con profonda gioia e devozione assoluta nel cuore, innalzò preghiere agli Dei

    Tre aggettivi vicini mi pesano. A parte quello, manca una virgola dopo immensità, o sbaglio?
    CITAZIONE
    Essa si spostava a vegliare un’altra parte della sua terra.

    "Essa" non mi piace. Lo so, è voluto, ma a me intralcia. Sai, tutti i gusti...
    CITAZIONE
    Sorrise dentro di sé, ogni tanto lei voleva condividere quei momenti, e questo lo rendeva felice.

    Dopo "sé" metterei il punto e virgola.
    CITAZIONE
    “Non avremo altra occasione per vederli, lo sai, i saggi ce lo impedirebbero.”, rispose lei

    Non ci vuole il punto alla fine, né la virgola, secondo me.

    Voto 2. A presto.

    P.S. Son qui che aspetto...
     
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  10. Theobald
     
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    Non male! Però un'occasione mancata, una storia con poco cimento, nonostante vi siano chiari elementi che potevano andare verso questa direzione. Tendenzialmente poetico, ma privo di poesia. Le descrizioni positive ma pco pulsanti. Insomma, scarse di originalità e carattere. Scelta di alcune figure e cose, scontata. La lentezza poteva far presa sul lettore se avessi dato un registro palesamente poetico. Troppe ripetizioni a volte poco letterarie. Costrutto ottimo ma prevedibile. Poteva essere un racconto visionario.

    Il voto è 3
     
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  11. Pestorg
     
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    Io però ho interpretato la lentezza come una scelta precisa. Per sviare il lettore ha assunto il tono poetico. Il trucco insomma è ti faccio credere che parlo di paesaggi e senzazioni e una società semplice, ma poi ti dò la sorpresa.
    D'altronde come ho detto si capiva già molto dall'inizio, se ci attaccava subito il finale sarebbe stata monca. Secondo me la bravura è stata proprio tirare fuori il massimo da una storia difficile, vista l'ambientazione
    SPOILER (click to view)
    In fondo la luna è uno spoglio sasso polveroso, ed ognuno di noi ha in mente le immagini delle riprese. Già è difficile metterci esserini, figuriamoci farlo diventare eccitante

    Per questo credo che non lo poteva scrivere piu' veloce. Il mio 4 è motivato proprio da questo 4 allo stile 3 all'idea. ho premiato il fatto che ha tratto il massimo da un'idea carina, ma molto difficile.
    Per imparare, non per giudicare, mi faresti qualche esempio su come la miglioreresti?
     
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  12. shivan01
     
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    ringrazio Pestorg per aver inquadrato le scelte stilistiche che ho fatto (quel modo di scrivere non mi è usuale) e le difficoltà che l'ambientazione portava con sé.
    Ha fatto centro, e io ho fatto fatica a scriverlo, sto racconto. Forse si vede, e non deve essere una scusante nella vostra valutazione, se ritenete che la cosa sia poco riuscita. In fondo nessuno mi puntava una pistola alla tempia.
    Piuttosto, mi rivolgo a Theobald.

    CITAZIONE (Theobald @ 3/9/2008, 00:23)
    Non male! Però un'occasione mancata, una storia con poco cimento, nonostante vi siano chiari elementi che potevano andare verso questa direzione. Tendenzialmente poetico, ma privo di poesia. Le descrizioni positive ma pco pulsanti. Insomma, scarse di originalità e carattere. Scelta di alcune figure e cose, scontata. La lentezza poteva far presa sul lettore se avessi dato un registro palesamente poetico. Troppe ripetizioni a volte poco letterarie. Costrutto ottimo ma prevedibile. Poteva essere un racconto visionario.

    Il voto è 3

    questo commento è di quelli che non capisco. Il 3 è un buon voto, ovviamente, e pure il "Non male!" di partenza lasciava presagire un apprezzamento.
    Tutto quello che scrivi in mezzo è una bocciatura, molto più netta di quanto affermi esplicitamente.
    Fammi capire allora dove, e soprattutto come, avrei potuto fare diversamente, e magari meglio.
    Vedi, puoi benissimo commentare dicendo: "Carino ma niente di più: 3", ma se invece parli di "storia con poco cimento" e "descrizioni prive di originalità e carattere", allora m'è d'obbligo il chiederti cosa. Altrimenti il tuo commento è sterile.

    Attendo tue
     
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  13. Cryptoptic
     
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    Strano che nessuno ti abbia detto che il finale è una schifezza :D
    Evidentemente qualcosa sta cambiando.
    A parte gli scherzi a me il raccontino è piaciuto, sarà perchè l'avevo già letto, sarà perchè mi hai pagato, ma il 4 te lo do.
    La scrittura è fluida anche se il ritmo non è serrato, e poi dopo l'1-1 un po' di zucchero ci vuole. :D

    P.S. Non è vero che mi ha pagato, è un taccagno nato...
    Bye
     
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  14. shivan01
     
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    visto che mi hai dato 4 ti posso anche confermare che il napoli se vinceva non aveva rubato niente.

    FINE OT che recentemente ho scoperto che il calcio è bannato su tutto il forum

    grazie!
     
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  15. bravecharlie
     
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    CITAZIONE
    visto che mi hai dato 4 ti posso anche confermare che il napoli se vinceva non aveva rubato niente.

    SPOILER (click to view)
    al ritorno ve ne diamo 3
     
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34 replies since 2/9/2008, 12:21   556 views
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