Organium 56
  • Poll choices
    Statistics
    Votes
  • 2
    77.78%
    7
  • 4 (max)
    11.11%
    1
  • 3
    11.11%
    1
  • 1 (min)
    0.00%
    0
Guests cannot vote (Voters: 9)

Organium 56

di Antonino Alessandro, 17000 cc

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Peter7413
     
    .

    User deleted


    Ciao Alessanto!
    Pur essendo scritto bene, secondo me questo racconto non funziona. Spero che quest'affermazione non ti offenda, ma senza schiettezza qui possiamo scordarci di migliorare.
    Mi allineo con le considerazioni di CMT, quindi non sto a ripeterle. Le tue risposte in merito non mi hanno soddisfatto e continuo a pensare che i problemi che inizialmente i nudi si pongono riguardo l'intervento siano dettati da ipocrisia (se davvero non volevano essere invasivi nei confronti di un'altra cultura, allora perché li hanno rinchiusi in un ghetto?). Diverso discorso sarebbe se li trattassero alla stregua di una specie in estinzione e li osservassero con occhio scientifico, ma non mi sembra questo il caso.
    Mi allineo con Federica riguardo alla sensazione di un retroscena troppo ampio che rimane senza spiegazioni. Lo sapevi anche tu e per questo sei stato costretto a inserire molteplici battute ai limiti (ma neanche tanto ai limiti) dell'infodump. Una sequenza su tutte: l'intero capitoletto con i piloti dei caccia, la cui unica funzione appare proprio quella di informare.
    Le stesse premesse da cui parti mi convincono poco: la dialettica fra nudi e vestiti è elementare, semplicistica e comunque la sua trattazione in uno spazio inferiore alle 20000 battute appare inadeguata. Non riesci a sviluppare i personaggi, a dare uno spessore alla narrazione, sei costretto a esporre le tue tesi in modo troppo diretto, senza adeguata costruzione.
    Mi sembra sia chiaro che il tema ti stia a cuore e non è assolutamente da bocciare, ma in questa forma sicuramente sì. Per ottenere buoni risultati dovresti, a mio avviso, ristrutturarlo pensando a un romanzo breve (o racconto lungo) chiarendoti meglio le premesse storiche su cui poggia questo mondo e poi spargendo le informazioni in una storia che sia più articolata e con personaggi più complessi. Ovviamente, considerami sempre disponibile per qualunque discussione in merito, anche a livello di brainstorming, chissà che fra le tante fregnacce che dico non ce ne sia qualcuna che possa venirti utile!
    Come voto mi attesto su un 2.
    A rileggerti!
     
    .
  2. Alessanto
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (Peter7413 @ 5/10/2011, 14:59) 
    Ciao Alessanto!
    Pur essendo scritto bene, secondo me questo racconto non funziona. Spero che quest'affermazione non ti offenda, ma senza schiettezza qui possiamo scordarci di migliorare.
    Mi allineo con le considerazioni di CMT, quindi non sto a ripeterle. Le tue risposte in merito non mi hanno soddisfatto e continuo a pensare che i problemi che inizialmente i nudi si pongono riguardo l'intervento siano dettati da ipocrisia (se davvero non volevano essere invasivi nei confronti di un'altra cultura, allora perché li hanno rinchiusi in un ghetto?). Diverso discorso sarebbe se li trattassero alla stregua di una specie in estinzione e li osservassero con occhio scientifico, ma non mi sembra questo il caso.
    Mi allineo con Federica riguardo alla sensazione di un retroscena troppo ampio che rimane senza spiegazioni. Lo sapevi anche tu e per questo sei stato costretto a inserire molteplici battute ai limiti (ma neanche tanto ai limiti) dell'infodump. Una sequenza su tutte: l'intero capitoletto con i piloti dei caccia, la cui unica funzione appare proprio quella di informare.
    Le stesse premesse da cui parti mi convincono poco: la dialettica fra nudi e vestiti è elementare, semplicistica e comunque la sua trattazione in uno spazio inferiore alle 20000 battute appare inadeguata. Non riesci a sviluppare i personaggi, a dare uno spessore alla narrazione, sei costretto a esporre le tue tesi in modo troppo diretto, senza adeguata costruzione.
    Mi sembra sia chiaro che il tema ti stia a cuore e non è assolutamente da bocciare, ma in questa forma sicuramente sì. Per ottenere buoni risultati dovresti, a mio avviso, ristrutturarlo pensando a un romanzo breve (o racconto lungo) chiarendoti meglio le premesse storiche su cui poggia questo mondo e poi spargendo le informazioni in una storia che sia più articolata e con personaggi più complessi. Ovviamente, considerami sempre disponibile per qualunque discussione in merito, anche a livello di brainstorming, chissà che fra le tante fregnacce che dico non ce ne sia qualcuna che possa venirti utile!
    Come voto mi attesto su un 2.
    A rileggerti!

    Concordo in pieno con quanto affermi, in particolare nella seconda parte del tuo intervento. Credo che 17.000 cc per raccontare un mondo così siano un po' pochi. Diventerà un racconto più lungo anche se, a dire il vero, visto che in effetti la vicenda in sé non è complicatissima (di fatto è solo la "redenzione" del protagonista e di sua moglie che iniziano a interagire come un uomo e una donna è naturale che facciano) devo inserire qualcos'altro per rimpolpare altremienti rischio di sbilanciare il racconto.
    Grato per il punto di vista e per la disponibilità a darmi una mano!

    Un caro saluto.
     
    .
  3. michele schirinzi
     
    .

    User deleted


    Ciao.
    Il problema di questo racconto è che ci si percepisce dentro una costruzione mentale fortissima fatta prima della sua stesura. Da ogni riga traspare che dietro c’è un progetto, ovvero il tentativo di partire da un concetto – un’ipotesi da dimostrare, una tesi – e poi volerlo trasformare in una storia. In altre parole, invece di partire dall’osservazione di una realtà (immaginaria, naturalmente), la realtà è costruita come un teorema.
    Questo approccio teorematico alla scrittura, rende rigido l’avvicinamento alla lettura. Ovvero chi legge questo racconto sente di essere vittima del pensiero dell’autore, percepisce un raggiro, quindi ne prende le distanze. E questo crea un distacco emotivo, che non fa entrare nella storia. Inoltre il lettore esperto percepisce che il raggiro è ingenuo, direi portato con troppa semplicità, quasi con candore, quindi non sente neppure trasporto intellettuale.
    Si capisce poi che c’è uno sforzo notevole nell’aggiungere, nello spiegare senza svelare (e non svelare troppo è un bene, intendiamoci), come se da un lato si volessero mettere dentro tutti i passaggi del teorema (in modo che il lettore sia inequivocabilmente portato a convenire sulla tesi iniziale) ma nello stesso tempo mantenere viva la curiosità del mistero.
    In più, anche la costruzione delle immagini è innaturale, forzosa. Doppi e tripli aggettivi si susseguono, cose impossibili da vedere si cercano di far vedere (esempio emblematico è nella primissima frase, la mano rugosa nel cui incavo c’è una fronte: ma allora, come si possono a vedere le rughe?) Questo tentativo di far vedere ciò che non si può vedere denota ulteriore artificio narrativo, e ottiene l’effetto contrario a quello cercato: si mostra il non mostrabile, che è peggio di raccontarlo.
    Il voto sarebbe 1, ma lo porto a 2 perché premio l’impegno nello scrivere, si sente che questo è un racconto che è stato scritto consumando molte energie e che ci sono state diverse “passate”, limature, aggiunte (soprattutto aggiunte), soppesature…
    Fossi nell’autore, proverei a scrivere una volta una storia senza averla pensata prima, scoprendo il gusto di inventare a braccio, mettendo sulla carta quello che osserva (che immagina di osservare, ovvio), sorprendendosi lui per primo delle svolte che la storia prende naturalmente. La sua sorpresa sorprenderebbe anche il lettore, secondo me. E non creerebbe quel senso di distacco.
     
    .
  4. Alessanto
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (michele schirinzi @ 7/10/2011, 05:30) 
    Ciao.
    Il problema di questo racconto è che ci si percepisce dentro una costruzione mentale fortissima fatta prima della sua stesura. Da ogni riga traspare che dietro c’è un progetto, ovvero il tentativo di partire da un concetto – un’ipotesi da dimostrare, una tesi – e poi volerlo trasformare in una storia. In altre parole, invece di partire dall’osservazione di una realtà (immaginaria, naturalmente), la realtà è costruita come un teorema.
    Questo approccio teorematico alla scrittura, rende rigido l’avvicinamento alla lettura. Ovvero chi legge questo racconto sente di essere vittima del pensiero dell’autore, percepisce un raggiro, quindi ne prende le distanze. E questo crea un distacco emotivo, che non fa entrare nella storia. Inoltre il lettore esperto percepisce che il raggiro è ingenuo, direi portato con troppa semplicità, quasi con candore, quindi non sente neppure trasporto intellettuale.
    Si capisce poi che c’è uno sforzo notevole nell’aggiungere, nello spiegare senza svelare (e non svelare troppo è un bene, intendiamoci), come se da un lato si volessero mettere dentro tutti i passaggi del teorema (in modo che il lettore sia inequivocabilmente portato a convenire sulla tesi iniziale) ma nello stesso tempo mantenere viva la curiosità del mistero.
    In più, anche la costruzione delle immagini è innaturale, forzosa. Doppi e tripli aggettivi si susseguono, cose impossibili da vedere si cercano di far vedere (esempio emblematico è nella primissima frase, la mano rugosa nel cui incavo c’è una fronte: ma allora, come si possono a vedere le rughe?) Questo tentativo di far vedere ciò che non si può vedere denota ulteriore artificio narrativo, e ottiene l’effetto contrario a quello cercato: si mostra il non mostrabile, che è peggio di raccontarlo.
    Il voto sarebbe 1, ma lo porto a 2 perché premio l’impegno nello scrivere, si sente che questo è un racconto che è stato scritto consumando molte energie e che ci sono state diverse “passate”, limature, aggiunte (soprattutto aggiunte), soppesature…
    Fossi nell’autore, proverei a scrivere una volta una storia senza averla pensata prima, scoprendo il gusto di inventare a braccio, mettendo sulla carta quello che osserva (che immagina di osservare, ovvio), sorprendendosi lui per primo delle svolte che la storia prende naturalmente. La sua sorpresa sorprenderebbe anche il lettore, secondo me. E non creerebbe quel senso di distacco.

    Il tuo commento mi ha fatto molto riflettere. In effetti il mio approccio alle scrittura è abbastanza ragionato e metodico. E, sì, prima di cominciare a scrivere so esattamente dove andare a parare. Questo metodo, forzato, forse, ragionato di certo, può far emergere ciò che tu scrivi. Purtroppo non credo nella scrittura (per la gente normale, intendo) a braccio, frutto del puro istinto (mi viene in mente la Strazzulla che in un intervista dice: "Scrivere è come un sorriso, come una risata!").
    Ho provato farlo ma il più delle volte mi sono fermato a una bella immagine o un bel personaggio e siccome sono convinto che un racconto debba raccontare una storia compiuta (con molto non detto ma compiuta) tutto è finito lì.
    In ogni caso le tue considerazioni sono molto interssanti e, di certo, continuerò a riflettereci.
    Per quanto riguarda la forzatura delle immagini; nel caso in ispecie credo che le righe delle mano siano visibile anche con un mento appoggiato sul palmo. Andando oltre, concordo sul concetto generale (mostrare l'immostrabile è peggio che raccontarlo) ma, onestamente, credo che non sia un problema di cui essere affetto (ce ne sono molti, moltissimi, credimi) ma di questo, no. Credo sia proprio il mio approccio ragionato a renderlo difficile. Anzi se nel racconto hai trovato incongruenze simili, e se ne hai voglia (del resto sei qui per divertirti, no? :), ti esorto a segnalarmene. E' possibile che nell'impeto di scrivere fantascienza (genere in cui ero avezzo in tempi passati...) qualcosa mi sia sfuggita.


    Un saluto!
     
    .
  5. Fini Tocchi Alati
     
    .

    User deleted


    Ciao Ale!
    E' la seconda volta che leggo questo racconto (ricordi in una RR di qualche tempo fa?) e devo dirti che continua a non dispiacermi. Trovo molto originale lo spunto da cui sei partito e buono lo sviluppo che ne trai. Vero è che il racconto pare davvero troppo condensato: tutto sembra procedere a mille e spesso è complicato stare dietro alle tue intenzioni. In ogni caso, forse anche aiutato dalla rilettura e dal fatto che lo avevo a suo tempo "digerito" non ho avuto particolri difficoltà a seguire la trama in sè, anche se di sicuro mi sono perso dentro qualche passaggio.

    Per me è un 3.
    A rileggerti.
     
    .
  6. michele schirinzi
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (Alessanto @ 7/10/2011, 13:06) 
    ... Purtroppo non credo nella scrittura (per la gente normale, intendo) a braccio, frutto del puro istinto ...
    Ho provato farlo ma il più delle volte mi sono fermato a una bella immagine o un bel personaggio e siccome sono convinto che un racconto debba raccontare una storia compiuta (con molto non detto ma compiuta) tutto è finito lì.

    A me fa riflettere molto questa tua contro-osservazione: la gente, per me, è tutta "normale". I "geni" non esistono. O meglio, esistono persone che hanno un talento, un quid in più, un vantaggio di partenza, ma limitatamente a certi ambiti: chiamiamola "diversità naturale". Tutti, o quasi tutti, abbiamo un quid in più da qualche parte, magari inespresso, il più delle volte soffocato per poter apparire "normali". E guarda che il modo con cui tu usi la parola "normale" è diverso da come la intendo io.
    Il fatto vero è che la gente "normale" (ovvero "non geniali" secondo la tua definizione, a cui tu ritieni di appartenere) si crea dei miti, ovvero delle proiezioni mentali di "geni", che in realtà nella mia accezione sono persone normali con un piccolo (davvero piccolo) quid in più (è la diversità naturale).
    Purtroppo è la famiglia, e soprattutto la scuola, che ci forma a essere soldati, umili, rispettosi (dunque obbedienti), ovvero gente "normale" nella tua accezione, a farci ritenere di essere persone " non geniali" (sempre nella tua accezione). La scuola ci forza a credere che i "geni" siano altri, che i "geni" siano pochi, una casta di eletti, un'elite. Perché per il controllo sociale che il potere esercita su tutti noi ha necessità di farci credere che tutti noi siamo dei soldati, gente "normale", punto e basta. Sarebbe complicato per le elite dominanti mantenere il potere se ognuno di noi si accorgesse di essere un "genio".
    Io credo fortemente che gli stupidi siano pochissimi e le persone intelligenti siano in maggioranza, ognuno nel suo ambito. Io detesto chi pensa che "gli altri" siano tutti "stupidi": è solo una forma inculcata da un ambiente perverso per negare alla maggioranza di pensare di essere "geniale", "geniale" nella tua accezione. E' la scuola, fin da piccoli, che ci soffoca. Il gruppo che ci soffoca. Il lavoro che ci soffoca. I forum che ci soffocano. Sempre perché il potere è nelle mani di pochi che hanno un solo obiettivo: conservarlo. Non lo dico io, è la Storia che lo dice.
    In un certo senso la scrittura è una summa di capacità che media il "genio" che è in noi. Perché è una sintesi espressiva, che parte dall'osservazione, attraversa la nostra mente, ci porta alla riflessione individuale, fuori da quegli schemi di coercizione che la società ci impone, quella del potere organizzato che ci spinge a dimostrare nei fatti di essere persone "normali", umili, rispettose, obbedienti, mentre nella testa di ciascuno di noi (ammettiamolo) c'è il "genio" (nella tua accezione), c'è la voglia di essere "genio", c'è il desiderio profondo che gli altri si accorgano di questo nostro "genio".
    L’osservazione è individuale. La riflessione è individuale. La scrittura è individuale. Come tutte le arti, guarda caso, che sono individuali per eccellenza (e non posso considerare un'orchestra espressione d'arte, se non del compositore o del direttore). Dove c'è un gruppo c'è mediazione, c'è utilità sociale, senz'altro, ma muore l'arte, espressione libera e individuale del pensiero, espressione a cui tutti cerchiamo di tendere per esprimere quel "genio" che è in noi è che è stato forzatamente represso.
    Dunque ribadisco il mio consiglio: prova a scrivere seguendo te stesso, anche solo rincorrendo un'immagine, un personaggio. Non focalizzarti sulla "storia": la "storia" non esiste e tutto è “storia”. Questo è l'errore principale di questo forum: "non accade nulla", "non c'è la storia". E' un continuo ripetere questo ritornello. E' un errore, un terribile errore pensare alla "storia" e poi scriverla. Non è più arte.
    L’arte poi non è "puro istinto", riprendendo le tue parole. L’arte è partire dall'osservazione di qualcosa (anche immaginando l’osservazione, ma prima di tutto dall’osservazione reale), elaborare quanto è stato osservato attraverso il proprio "genio" (la propria "diversità naturale"), rappresentare con le parole (nel caso della scrittura) quello che è stato visto (o meglio, visto ed elaborato) facendolo rivedere al lettore. In tutto c'è una storia, specie se c'è un personaggio. Un personaggio <i>è>/i> una storia.
    Ciao.

    P.S. Una curiosità: i post in questa discussione sono tutti sotto spoiler... Mi spiegate come intendete qui l'uso dello spoiler?
     
    .
  7. Nozomi
     
    .

    User deleted


    Ciao!
    La forma è buona ma sono troppo esaurita per farti notare alcune piccole imperfezioni.
    Il racconto di per sé non è poi così male. Per esempio l'idea è interessante, direi originale e gli aspetti sociologici descritti sono affascinanti anche se purtroppo molto vaghi.
    Tuttavia ci sono molti punti oscuri, per esempio non si capisce bene chi è in vantaggio su chi, come si è generata questa sorta di guerra civile, quali aspetti abbiano portato a queste nuove e bizzarre classi sociali. Sinceramente sono dell'idea, sul serio, che non sia proprio da buttare via, mi ha ricordato un po' di quelle distopie di una volta, del tipo Mondo Nuovo, sai, che oggi sembra non vadano più di moda. Io lo amplierei cercando di farlo diventare un racconto più lungo e di chiarire quegli aspetti enunciati.
    Da rivedere. Per ora mi sento di darti un due abbondante.

    Baci! G :wub:
     
    .
  8. rehel
     
    .

    User deleted


    Credo che a questa storia manchino diverse cose che permettano di capirla appieno.
    Dove siamo? Come si è giunti a tutto questo? Ed esattamente quale è la situazione in cui si ambienta la vicenda? Questo non è per niente chiaro.
    Si fa fatica davvero a capire chi sia messo meglio dei due gruppi che hanno mentalità e filosofie di vita così decisamente opposte.
    Credo tu abbia troppo seguito il leit-motiv che recita che non tutto vada spiegato. E questo va bene, ma a volte c'é chi esagera e utilizza il concetto che vada spiegato il meno possibile. E questo non lo trovo valido.
    Mi ricordo quando ho letto : Non è un paese per vecchi, di McCarthy Cormac; bene. quando sono arrivato alla fine mi sono in*ZZ%&RRRauto come una bestia perché non c'era un finale. Provate a leggerlo, non c'é. Zio suino!
    Ora, tu non sei giunto certamente a questi livelli, è solo per esprimere meglio quello che voglio dire. Ma trovo che manchino alcune informazioni importanti.
    Voto due.
    :)
     
    .
22 replies since 30/9/2011, 23:02   334 views
  Share  
.