Vento d'autunno

Si avviò con calma verso il fondo valle,

Aveva ancora indosso la divisa dei Guerrieri dell’Onore di Kenn, ma di onorevole nelle sue azioni di guerriglia, c’era stato ben poco.

La sopravvivenza aveva il potere di annullare qualsiasi codice, fosse esso solo morale o scritto.

- Chi sei? - ripeté il guerriero, mettendo mano all'elsa.

Lentamente, una figura esile si tirò su in piedi in mezzo al grano.
- Vieni da me, - ordinò con voce pacata ma decisa - non temere.

La figura esitò, ma l'istinto della paura la spinse ad obbedire.
Camminò timidamente attraverso il campo fino ad arrivare ai margini della strada, dove si fermò, chiaramente spaventata.

- Non esistono amici. - Sentenziò lei, in un sussurro di voce.

rendendosi conto di come sarebbe stata bella, senza tutto quello sporco addosso e vestita degli abiti adatti.

Erano seduti sull'erba uno di fronte all'altra, lei a gambe incrociate, lui seduto su un fianco,

- Già. – Rispose avvilito,

mi ha centrata in pieno ad una tempia e sono svenuta.

Dhenam le prese delicatamente il volto tra le mani.
- Non ho nessuno. - Ripeté, accarezzandole piano i capelli.

- E` il ritorno della pace,

Erano trascorsi solo sei giorni da quanto

si erano incontrati. Il viaggio attraverso la Valle dei Sette Fiumi era ancora lungo e nonostante lui non avesse alcuna fretta di arrivare a Quaral-Lein,

- Che cosa c’è? – Le chiese.

- E` finita, Alyssia.

E` per questo che mi nascondevo.

- Fermiamoci. - Disse Dhenam buttando a terra lo zaino.

Dhenam la trascinò letteralmente e anche se lei non stava lottando per resistergli, era rosa del terrore.

- Mia Dea! – Gridò con tutta se stessa. – Gendham!

- Fu affidata a mia madre ancora in fasce e la crebbe come una figlia.

- Fu una razzia degli orchi. Quella notte sterminarono quasi tutte le vestali.

- Furono uccise per il volere di Dazaal, un’entità maligna che abita gli Inferi e dal quale

Era anche vero che dopo la morte di sua madre, Alyssia e i suoi fratelli fuggirono via, stabilendosi a Tyrsa, per lasciarsi alle spalle i brutti ricordi e il pericolo degli orchi.

Tu eri la primogenita, la legittima eriditiera del Potere di Gendham. Dovevano uccidere te.

Dhenam disse alla ragazza di aspettarlo, che aveva bisogno di tranquillità per fare in modo che i cavalli non si spaventassero e fuggissero via.

- Alyssia! – Esclamò lui, allarmato. – Non avvicinarti, è un gran bastardo!

La magnifica arcata in marmo bianco nel quale erano state scolpite figure a rilievo da mani esperte, riportava in alto una scritta che fin dalla notte dei tempi aveva rappresentato l'inno di libertà delle genti Kenthaliane:

LIBERTA` "

Non era granché come rapporto, ma Alyssia aveva capito che c’era un argomento che lui non voleva prendere.

Quale fosse, ancora non lo aveva capito, ma di sicuro era legato a quel posto.

Lo osservò mentre si fermava di fronte a una bellissima lapide nera, fregiata d'ebano e argento, e si inginocchiava di fronte alla stele.

Kenthal e Sewarek erano in guerra da secoli e l'odio che provavano l'uno per l'altro regno era senza limiti.

- Perché, cos'hai visto?
- C’era sangue, dolore... e morte.
- Chi hai visto morire?
- Non lo so. Mi dispiace, non sono riuscita a capirlo, ma...

- Perdonami. – Sussurrò in modo che solo lei lo sentisse.

Schivò l’attacco che due altri guerrieri gli stavano portando, deviando il primo con la sua arma e il secondo con un colpo di reni,

- E` tardi...

- Alyssia, - dolcemente, il guerriero le pulì le labbra

Forse era qui per lei, per la sua anima.