Sesso libero
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Sesso libero

Patrizio Grossi

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  1. papaditi
     
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    SESSO LIBERO



    “Sei una ragazza intelligente, carina e piena di buone qualità, perché non…”
    La voce della madre si perdeva nella nebbia confusa della sua mente.
    Non ne poteva più.
    La famiglia, la scuola, il paese, il mondo, tutto perdeva significato.
    I suoi coetanei, palloni gonfiati dall’aria fritta della televisione, parlavano solo di calcio e dell’ultimo gioco della Ps2, ma a lei non interessava più nulla.
    La sua migliore amica, Lucia, l’aveva tradita, delusa e ferita nel profondo dell’anima.
    Era uscita con Giovanni, il ragazzo di cui lei da sempre era innamorata.
    “… e tuo padre facciamo sacrifici enormi per darti quello che noi non abbiamo potuto avere, un’istruzione e tu…”
    Fuggire, doveva fuggire.
    Oh Lucia, perché lo hai fatto?
    Smettere di soffrire era tutto ciò che desiderava.
    Il telefono suonò interrompendo il fiume di parole che sgorgava inascoltato dalla bocca di sua madre.
    “È la tua amica.”
    Disse porgendogli il ricevitore con aria seccata.
    “Lucia?”
    Forse voleva chiederle scusa? No, non era da Lucia.
    “Pronto?”
    La sua voce era priva d’espressione.
    “Ciao Betta, ti dispiace venire da me? Ti devo parlare di Giovanni.”
    Per un attimo temette che il rumore del suo cuore si sentisse anche dall’altra parte del filo.
    “Va bene, arrivo.”
    “Dove pensi di andare, sono le otto, tuo padre si arrabbierà…”
    La madre si era piazzata minacciosa davanti alla porta, ma lei la superò senza neppure guardarla.
    Era una bella serata d’estate, il sole stava tramontando sopra i tetti delle case della piccola cittadina della bassa padana.
    La nebbia, nella sua mente, era risucchiata in un vortice di pensieri.
    “Mi dirà che non mi vuole più vedere, oppure dirà che si è sbagliata, Giovanni non è un gran che e me lo lascerà, oppure dirà che Giovanni ha scelto lei e anche se non voleva ferirmi, non ha potuto resistere!”
    Quasi senza rendersene conto, si trovò davanti alla villetta dove viveva Lucia con i genitori.
    Aveva sempre invidiato quella famiglia.
    La signora Oleandri era calma e si rivolgeva a Lucia con gentilezza, non come quella strega di sua madre.
    Il signor Oleandri era sorridente quando rientrava dal lavoro, invece suo padre era sempre arrabbiato e si piazzava a tavola senza nemmeno salutare.
    Lucia aprì la porta prima che lei bussasse.
    Era molto bella, aveva lunghi capelli neri che incorniciavano il viso ovale in cui due splendidi occhi azzurri brillavano come stelle.
    Una fascetta colorata le cingeva la testa dandole l’aspetto di una principessa indiana.
    “Ciao Betta, vieni andiamo in camera mia.”
    Seguì l’amica su per le scale. I signori Oleandri dovevano essere usciti. Appena entrate, Lucia chiuse la porta a chiave e aprì la finestra, poi rovistò nella borsa con le frange che aveva lo stesso disegno della fascetta e prese due sigarette.
    Non era la prima volta che fumavano di nascosto in quella camera, ma questa volta le sigarette erano fatte a mano.
    Dopo le prime boccate cominciò a sentirsi leggera, in fondo non le importava molto se Giovanni era andato con Lucia.
    Lui poteva fare quello che voleva e Lucia era sempre la sua migliore amica; altrimenti non si sarebbe sentita così bene nella sua stanza con lei.
    Il tempo perse significato e si ritrovò a galleggiare nell’aria.
    “È bellissimo!”
    La sua voce era impastata.
    Solo un frammento della sua mente colse Lucy che apriva la porta per fare entrare qualcuno.
    Stava volando, volando, volando…
    L’atterraggio fu tutt’altro che morbido.
    Era sdraiata sull’erba di un prato, l’odore pungente del vomito, che imbrattava il suo vestito, le invadeva il naso provocandole nuovi conati.
    “Umf.”
    L’ondata di nausea non passò subito.
    Cercò di sollevarsi, ma la testa le girava troppo e si lasciò ricadere nell’erba.
    Era buio pesto, chissà cosa avrebbe detto sua madre, ma cosa era successo?
    Era entrata in camera di Lucia, aveva fumato una sigaretta e poi?
    Dalla nebbia che ottenebrava i suoi ricordi emersero altri volti. Giovanni, sì, c’era anche lui e poi altri tre ragazzi.
    All’improvviso riacquistò tutta la sua lucidità.
    Avevano cominciato a toccarla, accarezzarla, spogliarla… “Nooo!”
    Un agente della Stradale udì i suoi lamenti e la trovò.
    Sua madre aveva chiamato Lucia, la ragazza le aveva detto che lei era già andata via da più di un’ora, allora aveva chiamato subito la polizia e alle cinque del mattino l’automobile bianca azzurra con il lampeggiante blu aveva imboccato il viottolo della casa.
    Per i successivi sette giorni Betta non uscì dalla camera.
    Sua madre non le rivolgeva la parola, doveva aver capito, almeno in parte, cosa le era successo e senza dubbio la riteneva la principale responsabile.
    Inchiodata sul letto, con lo sguardo perso nel vuoto assoluto della sua solitudine perdeva, come un serpente, tutti gli strati di pelle comportamentale che la società, la scuola e la famiglia le avevano appiccicato addosso.
    La morale! Il buoncostume! L’educazione!
    Rimaneva solo il suo “io” nudo, con gli istinti primordiali che cercavano in ogni modo di scacciare l’idea che in fondo aveva sempre avuto.
    Uscì silenziosa, tutti dormivano, aveva perso la nozione del tempo, ma non le importava.
    Appena fuori di casa sua tagliò per il campo incolto che delimitava a est la piccola città.
    Percorse almeno un chilometro, mentre gli arbusti le graffiavano le gambe e qualche piccolo animale smuoveva l’erba alta spaventato dall’intrusione di un essere sconosciuto nel suo mondo notturno.
    Alla fine trovò quello che cercava, una pendenza improvvisa e, sopra il piccolo rilievo, i binari.
    Guardò in entrambe le direzioni, poi si sedette su una traversina per aspettare.
    Non sapeva quanto tempo dovesse passare, ma si ricordava che tutte le estati, di notte, sentiva il ritmico sferragliare di un treno.
    All’improvviso si accorse che stava tremando, il calore del giorno veniva dissipato in fretta nella notte e lei aveva indossato solo una maglietta e un paio di jeans.
    Guardò le luci del suo paese, incredibile quanto fossero brutte e deprimenti paragonate alla maestà della luna.
    Ma anche la regina del cielo era stata sporcata.
    L’uomo aveva violato il suo mistero e ora non restava altro che uno sterile pezzo di roccia che rifletteva la luce del sole.
    Il frinire dei grilli, che fino a quel momento l’aveva accompagnata, cessò di colpo.
    Forse stava arrivando il treno, pensò.
    Avvicinò l’orecchio al binario per avvertirne la vibrazione ma il metallo era immobile.
    “Ciao Betta.”
    Il cuore le balzò in gola, scattò in piedi come una molla volgendosi nella direzione da cui proveniva la voce.
    “Chi sei?”
    Erano le prime parole che pronunciava da più di una settimana e suonarono rauche e piene di paura.
    Un’ombra si mosse ai piedi del rilievo della strada ferrata.
    Poi, come se un tecnico delle luci molto abile lo avesse deciso, la luna illuminò il bel viso di Lucia.
    “Ti stavo aspettando da giorni, ce ne hai messo di tempo per deciderti.” disse continuando a venire avanti.
    “Che cosa vuoi?
    Dentro di lei la rabbia stava salendo cancellando ogni altro pensiero.
    “Ero sicura che saresti venuta qua, sei molto prevedibile, sai?”
    “Vattene!” gridò con tutto il fiato che aveva, ma Lucia s’inerpicò, con la grazia di un cerbiatto, sul pendio, fino a giungerle di fronte.
    Betta riusciva a vedere bene il suo viso, era bellissima!
    I suoi occhi erano luminosi, le sopracciglia arcuate e labbra carnose, atteggiate a un sorriso dolce e sarcastico allo stesso tempo, tutto l’insieme dava a quella ragazza l’aspetto e lo straordinario potere di una dea.
    Quale uomo avrebbe potuto resisterle?
    E quale donna avrebbe anche solo potuto immaginare di esserle simile?
    Betta abbassò lo sguardo, conscia della propria inferiorità, e con un filo di voce disse: “Lasciami in pace.”
    Lucia non si mosse di un millimetro.
    “Sono venuta per fermarti! Ciò che è successo l’altra sera è qualcosa di naturale e poi, in fondo, anche tu lo desideravi.”
    Betta sgranò gli occhi.
    “Ma cosa stai dicendo? Io… io…”
    “No amica mia, devi liberarti dalla falsa morale di questa società!”
    Mentre parlava alzò un braccio indicando le luci della cittadina.
    “Il sesso è bene, il sesso deve essere libero. La vita non è questa!”
    Per un momento sembrò che Betta si afflosciasse su se stessa, invece come un fulmine si chinò a raccogliere una pietra e la scagliò contro quella che, fino poco tempo prima, era stata la sua migliore amica.
    Il sasso colpì Lucia in piena fronte con un suono sordo.
    Per qualche econdo la ragazza barcollò con gli occhi spalancati e un alone rosso che si estendeva sempre di più dal punto dell’impatto, poi crollò sui binari.
    L’onda di rabbia che trasfigurava il viso di Betta si placò all’istante, come se il lancio della pietra avesse risucchiato tutte le sue energie.
    Rimase immobile per molto tempo, poi piano, piano, quasi con indifferenza, si avvicinò.
    Era ancora viva!
    Un debole alito usciva dalla sua bocca semiaperta.
    Come se fosse la cosa più naturale che potesse fare si mise a cavalcioni sul corpo inerte di Lucy.
    Osservò la sua mano chiudersi in un pugno, poi con tutta la forza che aveva la colpì sul viso.
    Si fece male, ma l’effetto la rallegrò.
    Un rivolo di sangue scendeva dal labbro dove un dente era penetrato nella morbida carne.
    Si rialzò. Doveva trovare un modo per non farsi male.
    Vide una pietra grande come una noce di cocco, la prese con due mani e tornò sopra la sua vittima.
    Cominciò dalle gambe, non voleva ucciderla subito, poi le braccia, il sangue sgorgava dalle escoriazioni macchiandole i jeans, sempre più su.
    Poi si fermò per controllare che fosse ancora viva.
    Sì, doveva soffrire.
    Stava per iniziare a colpire la testa quando si rese conto che un leggero tremore riempiva l’aria e d’essere ancora sui binari.
    “Il treno!” disse con la voce di una bambina che per la prima volta entra in una stazione.
    Ora vedeva i fari che si avvicinavano nella notte e presto avrebbe sentito anche il rumore.
    Sistemò Lucia in modo che fosse tagliata in due dalle ruote del treno, poi corse giù dal pendio e attese, voleva godersi lo spettacolo fino in fondo.
    Ormai il frastuono era assordante e lei poteva urlare senza paura di essere udita. “Sii! Vai! Spaccala!”
    Vide tutto come al rallentatore, la ruota che colpiva il pube di Lucia prima spingendola avanti per qualche metro e poi affondando nel suo ventre.
    Avrebbe voluto sentire il crepitio delle ossa della cassa toracica che saltavano come rami secchi.
    Poi la testa, esplose, dando l’idea di un grosso melone colpito da una mazza.
    “È bellissimooo!!!” urlò sentendosi libera e felice.
    Ballava e rideva al ritmo del treno come in una danza tribale.
    Era un merci molto lungo e quando l’ultimo vagone passò, allontanandosi con il suo carico di legname e rumore, cadde in ginocchio esausta.
    A est cominciava a schiarire, si rimise in piedi annusando l’odore di ferro e sangue che aleggiava nell’aria.
    Annuì soddisfatta e disse: “Sono sicura che al resto penseranno i cani randagi.”
    Poco prima che il sole potesse illuminare le strade della città si trovava di nuovo nella sua camera.
    Si spogliò in fretta e si lavò mentre i suoi genitori erano ancora a letto.
    Chiuse i vestiti sporchi di sangue in un sacchetto, poi riempì la borsa da viaggio, che le aveva regalato l’ultimo Natale zia Elena, con alcuni indumenti e scese in cucina.
    Trovò il portafogli di suo padre.
    C’erano centosettantacinque Euro, li prese tutti e uscì per raggiungere la stazione.
    Aspettò dieci minuti per un treno che l’avrebbe portata in una grande città.
    Quando alla fine salì e si accomodò vicino a un finestrino, un ghigno strano le deformò il viso.
    “In fondo non avevi tutti torti!"
    Poi proseguendo nella sua mente per non farsi prendere per pazza dagli altri passeggeri.
    ”Passarti sopra un’altra volta sarà un vero piacere cara Lucia!”
    Il treno stava partendo. Le attenzioni di quei ragazzi non le erano dispiaciute del tutto, solo che, liberandola dalla moralità che le impediva di vivere con piacere la sessualità, avevano liberato qualcosa d’altro, sempre molto naturale, ma molto, molto più pericoloso.




    Fine

    Edited by papaditi - 2/9/2009, 16:46
     
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  2. Daniele_QM
     
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    No so, trovo che il soggetto sia interessante ma il suo sviluppo mi ha lasciato delle perplessità.
    SPOILER (click to view)
    Risulta poco convincente la psicologia di Betta, ovvero in che modo passi da vittima a carnefice. Anche il suo assimilare la violenza subita passa sotto silenzio, di ciò che prova non c'è traccia. Lo inutiamo da alcune frasi ma non sono ruscito ad esserle vicina. Ho anche pensato che lei fosse lesbica per un attimo.

    Nel complesso do un 2.
     
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  3. papaditi
     
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    CITAZIONE (Daniele_QM @ 2/9/2009, 14:45)
    No so, trovo che il soggetto sia interessante ma il suo sviluppo mi ha lasciato delle perplessità.
    SPOILER (click to view)
    Risulta poco convincente la psicologia di Betta, ovvero in che modo passi da vittima a carnefice. Anche il suo assimilare la violenza subita passa sotto silenzio, di ciò che prova non c'è traccia. Lo inutiamo da alcune frasi ma non sono ruscito ad esserle vicina. Ho anche pensato che lei fosse lesbica per un attimo.

    Nel complesso do un 2.

    Rimane in camera sua spogliandosi della morale, educazione, eccetera.
    Va sui binari per suicidarsi ancora legata, in modo flebile, ai precedenti schemi mentali.
    La rabbia provocata dall'amica frantuma l'ultima sottile bariera che limita la sua brama di uccidere.

    Pensavo che fosse abbastanza chiaro, evidentemente no! Poco male. Cercherò di migliorare!

    Grazie comunque!

    Patrizio
     
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  4.  
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    Losco Figuro

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    Il racconto è interessante, quello che non mi convince del tutto è il finale. Non tanto per il finale in sé, quanto per come le conclusioni siano affidate a un pensiero un po' "didascalico" della protagonista. Forse sarebbero state meglio come riflessioni impersonali.
    Mi convince poco anche il vedere le due ragazze venire chiamate nel testo in due modi diversi. Se, per dire, venissero chiamate "Betta" e "Lucia" sempre e si chiamassero tra loro, in discorso diretto, "Betsy" e "Lucy" non ci vedrei niente di strano, ma il fatto che vengano invece usate le due forme dal narratore un po' mi stona, che bisogno ha di variare?
    Nel complesso non è un 3 pieno ma voto 3.

    Qualche appunto:

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Era uscita con Giovanni, il ragazzo di cui lei da sempre era stata innamorata.

    "da sempre era stata" non mi suona bene. Forse "da sempre era" (anche perché credo lo sia ancora, dopotutto), oppure solo "era stata" (ma mi sembra meno probabile)

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Forse voleva chiederle scusa? No, non era da Lucia.

    Perché il corsivo? Mi viene da pensare che sia un pensiero della protagonista, ma allora perché pensa all'imperfetto e in terza persona? ^__^;;

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    “Ciao Betta, ti dispiace venire da me, ti devo parlare di Giovanni.”

    "ti dispiace venire da me" non dovrebbe essere una domanda? :huh:

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Giovanni, si, c’era anche lui e poi altri tre ragazzi.

    "sì", accentato

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Percorse almeno un chilometro, mentre gli arbusti gli graffiavano le gambe

    "le graffiavano"

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Alla fine trovò quello che cercava, una pendenza improvvisa e sopra il piccolo rilievo, i binari.

    Direi che serve una virgola prima di "sopra"

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Non sapeva quanto tempo doveva passare, ma si ricordava che tutte le estati, di notte, sentiva il ritmico sferragliare di un treno.

    "dovesse passare"

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Guardò le luci del suo paese, incredibile quanto erano brutte e deprimenti paragonate alla maestà della luna.

    "quanto fossero"

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    “Ti stavo aspettando da giorni, ce ne hai messo di tempo per deciderti.”
    Disse continuando a venire avanti.

    qui "disse" non va a capo né in maiuscolo, la frase prosegue direttamente

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    “Vattene!”
    Gridò con tutto il fiato che aveva,

    Stessa cosa qui con "gridò"

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Betta abbassò lo sguardo, conscia della propria inferiorità e con un filo di voce disse: “Lasciami in pace.”

    Metterei una virgola dopo "inferiorità"

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Lucia non si mosse di un millimetro.
    “Sono venuta per fermarti!”
    “Ciò che è successo l’altra sera è qualcosa di naturale e poi, in fondo, anche tu lo desideravi.”

    Qui all'inizio mi sono confuso. Sembra che prima parli Lucia e poi risponda Betta; in realtà è sempre Lucia che parla, quindi perché i due blocchi separati?

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Betta sgranò gli occhi.
    “Ma cosa stai dicendo? Io…io…”

    Manca lo spazio dopo i primi puntini di sospensione

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Per un momento sembrò che Betta si afflosciasse su se stessa, invece come un fulmine si chinò a raccogliere una pietra e la scagliò contro a quella

    "contro quella", la "a" è di troppo

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Rimase immobile per molto tempo, poi piano, piano, quasi con indifferenza si avvicinò.

    Serve una virgola dopo "indifferenza"

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Un debole alitò usciva dalla sua bocca semiaperta.

    Refuso, "alito"

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Si, doveva soffrire.

    "Sì"

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Stava per iniziare a colpire la testa quando si rese conto d’essere ancora sui binari e un leggero tremore riempiva l’aria.

    Credo ci manchi un "che" prima di "un leggero" (o volendo un punto e virgola al posto della "e" che lo precede)

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    “Il treno!”
    Disse con la voce di una bambina

    Anche qui la frase continua, quindi "disse" andrebbe minuscolo e non a capo

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Ora vedeva i fari che si avvicinava nella notte

    Refuso "avvicinavano"

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Vide tutto come al rallentatore, prima la ruota che colpiva il pube di Lucia spingendola avanti per qualche metro e poi affondando nel suo ventre.

    La frase così com'è non funziona. Vide prima "la ruota che colpiva [...] affondando nel suo ventre."... e poi?
    Potresti aggiustarla già con un'inversione "vide la ruota che colpiva [...] prima spingendola avanti" e lasciare uguale il resto.

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    “È bellissimooo!!!”
    Urlò sentendosi libera e felice.

    Come sopra, "urlò" minuscolo e non a capo

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Annuì soddisfatta e disse.
    “Sono sicura che al resto penseranno i cani randagi.”

    Qui invece direi che disse dovrebbe essere seguito dai due punti, invece che da punto e a capo

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Chiuse i vestiti sporchi di sangue in un sacchetto poi riempì la borsa da viaggio che le aveva regalato, l’ultimo Natale zia Elena, con alcuni indumenti e scese in cucina.

    Virgole da rivedere.

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Aspettò dieci minuti per un treno che l’avrebbe portata in una grande città.

    Solo dieci minuti? Ammazza che cu... ehm... fortuna. :lol: (no, ovviamente non è un appunto al racconto, è una boiata mia fine a sé stessa ^_^)

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Quando alla fine salì e si accomodò vicino a un finestrino, un ghigno strano le deformò il viso.
    “In fondo non avevi tutti torti!"

    Non hai chiusto le virgolette.
    Ecco, da qui in poi avrei tagliato la farse immediatamente successiva e trasformato tutto in discorso indiretto, a orecchio mi sembra più efficace e meno "artefatto"
     
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  5. papaditi
     
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    CITAZIONE (CMT @ 2/9/2009, 16:11)
    Il racconto è interessante, quello che non mi convince del tutto è il finale. Non tanto per il finale in sé, quanto per come le conclusioni siano affidate a un pensiero un po' "didascalico" della protagonista. Forse sarebbero state meglio come riflessioni impersonali.
    Mi convince poco anche il vedere le due ragazze venire chiamate nel testo in due modi diversi. Se, per dire, venissero chiamate "Betta" e "Lucia" sempre e si chiamassero tra loro, in discorso diretto, "Betsy" e "Lucy" non ci vedrei niente di strano, ma il fatto che vengano invece usate le due forme dal narratore un po' mi stona, che bisogno ha di variare?
    Nel complesso non è un 3 pieno ma voto 3.

    Qualche appunto:

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Era uscita con Giovanni, il ragazzo di cui lei da sempre era stata innamorata.

    "da sempre era stata" non mi suona bene. Forse "da sempre era" (anche perché credo lo sia ancora, dopotutto), oppure solo "era stata" (ma mi sembra meno probabile)

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Forse voleva chiederle scusa? No, non era da Lucia.

    Perché il corsivo? Mi viene da pensare che sia un pensiero della protagonista, ma allora perché pensa all'imperfetto e in terza persona? ^__^;;

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    “Ciao Betta, ti dispiace venire da me, ti devo parlare di Giovanni.”

    "ti dispiace venire da me" non dovrebbe essere una domanda? :huh:

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Giovanni, si, c’era anche lui e poi altri tre ragazzi.

    "sì", accentato

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Percorse almeno un chilometro, mentre gli arbusti gli graffiavano le gambe

    "le graffiavano"

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Alla fine trovò quello che cercava, una pendenza improvvisa e sopra il piccolo rilievo, i binari.

    Direi che serve una virgola prima di "sopra"

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Non sapeva quanto tempo doveva passare, ma si ricordava che tutte le estati, di notte, sentiva il ritmico sferragliare di un treno.

    "dovesse passare"

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Guardò le luci del suo paese, incredibile quanto erano brutte e deprimenti paragonate alla maestà della luna.

    "quanto fossero"

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    “Ti stavo aspettando da giorni, ce ne hai messo di tempo per deciderti.”
    Disse continuando a venire avanti.

    qui "disse" non va a capo né in maiuscolo, la frase prosegue direttamente

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    “Vattene!”
    Gridò con tutto il fiato che aveva,

    Stessa cosa qui con "gridò"

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Betta abbassò lo sguardo, conscia della propria inferiorità e con un filo di voce disse: “Lasciami in pace.”

    Metterei una virgola dopo "inferiorità"

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Lucia non si mosse di un millimetro.
    “Sono venuta per fermarti!”
    “Ciò che è successo l’altra sera è qualcosa di naturale e poi, in fondo, anche tu lo desideravi.”

    Qui all'inizio mi sono confuso. Sembra che prima parli Lucia e poi risponda Betta; in realtà è sempre Lucia che parla, quindi perché i due blocchi separati?

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Betta sgranò gli occhi.
    “Ma cosa stai dicendo? Io…io…”

    Manca lo spazio dopo i primi puntini di sospensione

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Per un momento sembrò che Betta si afflosciasse su se stessa, invece come un fulmine si chinò a raccogliere una pietra e la scagliò contro a quella

    "contro quella", la "a" è di troppo

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Rimase immobile per molto tempo, poi piano, piano, quasi con indifferenza si avvicinò.

    Serve una virgola dopo "indifferenza"

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Un debole alitò usciva dalla sua bocca semiaperta.

    Refuso, "alito"

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Si, doveva soffrire.

    "Sì"

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Stava per iniziare a colpire la testa quando si rese conto d’essere ancora sui binari e un leggero tremore riempiva l’aria.

    Credo ci manchi un "che" prima di "un leggero" (o volendo un punto e virgola al posto della "e" che lo precede)

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    “Il treno!”
    Disse con la voce di una bambina

    Anche qui la frase continua, quindi "disse" andrebbe minuscolo e non a capo

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Ora vedeva i fari che si avvicinava nella notte

    Refuso "avvicinavano"

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Vide tutto come al rallentatore, prima la ruota che colpiva il pube di Lucia spingendola avanti per qualche metro e poi affondando nel suo ventre.

    La frase così com'è non funziona. Vide prima "la ruota che colpiva [...] affondando nel suo ventre."... e poi?
    Potresti aggiustarla già con un'inversione "vide la ruota che colpiva [...] prima spingendola avanti" e lasciare uguale il resto.

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    “È bellissimooo!!!”
    Urlò sentendosi libera e felice.

    Come sopra, "urlò" minuscolo e non a capo

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Annuì soddisfatta e disse.
    “Sono sicura che al resto penseranno i cani randagi.”

    Qui invece direi che disse dovrebbe essere seguito dai due punti, invece che da punto e a capo

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Chiuse i vestiti sporchi di sangue in un sacchetto poi riempì la borsa da viaggio che le aveva regalato, l’ultimo Natale zia Elena, con alcuni indumenti e scese in cucina.

    Virgole da rivedere.

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Aspettò dieci minuti per un treno che l’avrebbe portata in una grande città.

    Solo dieci minuti? Ammazza che cu... ehm... fortuna. :lol: (no, ovviamente non è un appunto al racconto, è una boiata mia fine a sé stessa ^_^)

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Quando alla fine salì e si accomodò vicino a un finestrino, un ghigno strano le deformò il viso.
    “In fondo non avevi tutti torti!"

    Non hai chiusto le virgolette.
    Ecco, da qui in poi avrei tagliato la farse immediatamente successiva e trasformato tutto in discorso indiretto, a orecchio mi sembra più efficace e meno "artefatto"

    Come solito le tue critiche sono precise, puntuali nonchè attese, anzi desiderate.
    Pensa che questa volta credevo di aver controllato tutto prima di postare e invece...
    Migliorerò, migliorerò, un giorno... forse!

    ciao e grazie

    Patrizio
     
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    Losco Figuro

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    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 16:56)
    Pensa che questa volta credevo di aver controllato tutto prima di postare e invece...

    È un dato di fatto che l'autore di un testo non riuscirà mai a trovare il 100% delle cose da sistemare anche se dovesse rileggere 100 volte quello che ha scritto (soprattutto se lo rilegge poco dopo averlo scritto, perché è molto probabile che veda quello che "pensa" di avere scritto al posto di quello che c'è scritto davvero ;) ) ^_^
     
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  7. G.B.Shock
     
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    Non so, c'è qualcosa che ha lasciato perplesso anche me. Dal punto di vista stilistico, secondo me, ci sono dei periodi un po' "traballanti". Tante virgole... non so, ad esempio:

    CITAZIONE (papaditi @ 2/9/2009, 12:48)
    Uscì silenziosa, tutti dormivano, aveva perso la nozione del tempo, ma non le importava.

    Potrebbe diventare:
    Uscì silenziosamente mentre tutti dormivano. Aveva perso la nozione del tempo, ma non le importava.

    Just my 2 cents, and my 2 as a mark. ^_^
     
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  8. ferru
     
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    Ciao,
    SPOILER (click to view)
    Dal mio punto di vista manca qualcosa. C'è cura, non ho visto errori particolari. Però alla fine non ero soddisfatto.

    voto 2


    Ferruccio Gianola
     
    .
  9. Piscu
     
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    non mi è piaciuto. la storia non mi sembra affatto lineare: si parte con la classica situazione familiare malvissuta dall'adolesente (presumo che lo sia, non si sa quanti anni ha), all'orgia consumata con l'aiuto di qualche droga, poi sensi di colpa che sfociano in qualche modo in un omicidio anche troppo efferato. e infine la partenza verso nuovi lidi.

    no, insomma, mi sembra troppo una trama da sceneggiato tv. non vedo coerenza tra le varie fasi.



    lo stile non mi ha entusiasmato, lo vedo piuttosto piatto, non riesce a enfatizzare quelli che sono i momenti di tensione. e ho trovato troppi punti esclamativi.

    segnalo:

    "dove viveva Lucia con i genitori"
    mi pare meglio "dove lucia viveva con i genitori"

    "Ma anche la regina del cielo era stata sporcata."
    non ho capito a cosa si riferisca questa frase: alla luna? mi sembra un'immagine poetica esagerata nel contesto

    "Poi la testa, esplose"
    via la virgola tra soggetto e verbo




    mi dispiace, metto uno.
     
    .
  10. papaditi
     
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    CITAZIONE (Piscu @ 4/9/2009, 12:07)
    mi dispiace, metto uno.

    Non ti dispiacere, apprezzo le critiche più dei complimenti, almeno da quelle si impara.

    Devo comunque dare qualche spiegazione.
    Anche questo racconto faceva parte della serie dei Killers come "il consiglio"
    del mese scorso (Vi ricordate la Betta nel bar di Gigi).
    In origine i nomi erano Betty e Lucy, l'ambientazione americana e il tempo 1969. (sbarco sulla luna, guerra in Vietnam ecc.)
    Sono, per questo motivo, rimasti dei riferimenti che forse non hanno una reale collocazione nel racconto rendendolo meno incisivo.

    Ad ogni modo grazie ancora e alla prossima.
     
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  11. Gordon Pym
     
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    Ciao papaditi, devo confessarti che la trama in sé non mi ha fatto impazzire, però nel complesso il racconto fila, non ci sono incongruenze né errori particolari. Detto questo, nella mia indecisione di voto fra 2 e 3 opto per 3, anche se non lo considero pieno.
    Ciao e a rileggerti ;)

    Qualche appunto:

    CITAZIONE
    “Ti stavo aspettando da giorni, ce ne hai messo di tempo per deciderti.” disse continuando a venire avanti.

    Il punto dopo "deciderti" lo puoi togliere.

    CITAZIONE
    “Che cosa vuoi?

    Hai dimenticato di chiudere le virgolette.

    CITAZIONE
    ...sul corpo inerte di Lucy.

    Cosa sono 'ste confidenze? :D Scherzo, ma perchè "Lucy"? Va bene se la chiama così la sua amica, ma dalla voce narrante mi stona, visto che era sempre stata chiamata Lucia.

    CITAZIONE
    Poi la testa, esplose,

    Non ci vuole la virgola dopo "testa".

    CITAZIONE
    “In fondo non avevi tutti torti!"

    Manca una "i" davanti a torti.
     
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  12. rehel
     
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    Purtroppo per te anch'io mi associo alla schiera di quelli a cui il racconto non ha convinto del tutto.
    Dopo sette giorni Lucia sa che l'amica arriverò alla ferrovia per suicidarsi e l'aspetta lì? Mhhh.... non è chiaroveggente, e neppure tutte le notti poteva andare alla ferrovia, e nemeno la frase che dice che la conosce bee può essere sufficiente a spiegare la cosa.
    Anche la metamorfosi del narratore appare poco plausibile o quantomeno poco giustificata. Non c'è nulla nel personaggio descritto che possa fare presagire una metanorfosi del genere. Il cambiamento appare a lettore pretestuoso e condizionato solo da fini narrativi dettati a prescindere. Insoma, poco giustificato. Magari se lei avesse avuto qualche cosa di particolare, non so , magari uccideva gli animali di casa, il gatto, il canarino, il cane, così per un suo status mentale disadattato, allora avremmo potuto capire meglio la transizione ma così...
    Il mio voto è due.
     
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  13. Gabriel913
     
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    Ci sono un po' di cose che non mi hanno convinto.
    La scena della stupro è troppo veloce e insignificante,visto poi il ruolo che ha in tutta la vicenda. Le descrizioni dei personaggi sono un po' ripetitive e sembrano essere lì a solo scopo riempitivo. Non mi è chiaro poi il finale, in particolare il modo con cui Lucia sa già di trovare Betta ai binari. Il sadismo sempre alla fine ha soddisfatto il mio lato splatter :D,però devo dire che anche lì mi sembra un'esagerazione,forse perchè non sono riuscito ad entrare bene nei meccanismi psicologici di Betta. L'idea in sè è buona,è la psicologia della protagonista che mi ha lasciato un senso di insoddisfazione generale. Voto 2 comunque
     
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  14. Fini Tocchi Alati
     
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    Mi trovo d'accordo con molte delle cose rilevate dagli altri.

    SPOILER (click to view)
    Aggiungo che il racconto mi stava piacendo molto sino a una frase che mi ha distrutto: “No amica mia, devi liberarti dalla falsa morale di questa società!”. Argh! Questa frase, e in genere tutto il discorso sulla falsa morale (Gaber?), mi ha riportato alla realtà e da allora non sono più riuscito a immergermi completamente nella lettura. Sono frasi che, credo, suonano troppo artificiose in un dialogo.


    Il mio voto è 2.
    A rileggerti.
     
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  15. papaditi
     
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    CITAZIONE (Fini Tocchi Alati @ 9/9/2009, 11:46)
    Argh! Questa frase, e in genere tutto il discorso sulla falsa morale (Gaber?), mi ha riportato alla realtà e da allora non sono più riuscito a immergermi completamente nella lettura. Sono frasi che, credo, suonano troppo artificiose in un dialogo.

    Non posso che darti ragione, solo che volevo proprio dare il senso della artificiosa spegazione cultural-politica che alcuni giovani adoperavano per giustificare le loro azioni.
    Credo di averlo già detto, ma in origine il testo era ambientato nei primi anni 70 in America e, come sempre più spesso mi rendo conto, modificare un racconto è sempre più difficile che crearne uno nuovo.

    Grazie dei commenti, a presto

    Pat
     
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17 replies since 2/9/2009, 11:48   266 views
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