Junsui (Purezza)
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Junsui (Purezza)

di Mara Capotosto - soprannaturale/romantico 8750 caratteri

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  1. Yue07
     
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    JUNSUI (PUREZZA)

    La luce che lo avvolgeva era di un bianco limpido e denso, e gli scivolava sulla pelle a tal punto che pareva liquida. Era così intensa che avrebbe accecato chiunque, ma le sue pupille si erano già da tempo abituate; apparivano così rimpicciolite da sembrare scomparse, o meglio annegate nel cerchio color miele dove abitualmente erano collocate. Reriko alzò mollemente un braccio, cercando di toccare con la mano quel manto candido. Quasi si aspettava che gli scivolasse tra le dita, come il lembo di un abito di seta.
    Non c’era una sola nota di colore diverso. Il giovane guerriero non ricordava nemmeno dove si trovava fino a poco tempo prima, quando aveva aperto gli occhi. Si trovava steso supino, forse stava dormendo e il posto che non riusciva a ricordare era la sua camera. Si abbassò fino ai piedi, spazzando con entrambe le mani per trovare il futon e il cuscino. Niente.
    Si sorprese enormemente quando si accorse che le dita riuscivano a scendere ancora più in basso dei piedi, come se il pavimento che lo reggeva fosse scomparso. Allora stava galleggiando?
    Questo andava oltre la sua capacità di comprendere. Ma in fondo, perché preoccuparsi tanto? Se davvero, fino a poco tempo prima, stava dormendo, quello che stava vivendo ora altri non era che un sogno. Molto bizzarro, magari, ma sempre un sogno.
    Visto che lo spazio di fronte a lui non era bloccata da porte o muri, Reriko non trovò altra idea se non quella di avanzare.
    E avanzò.
    ...
    La pianta dei piedi salda per terra gli faceva capire che il pavimento c’era realmente, ma solo la sua parte inferiore ne era praticamente consapevole. Era sicuro che, se si fosse calato e poi avesse appoggiato le mani, queste non avrebbero trovato alcuna superficie sotto di loro.
    L’ambiente era sempre colmo di luce, ma pian piano questa sembrava aver perso il suo candore. O forse erano soltanto i suoi occhi che si erano abituati ancora di più al bianco che li circondava.
    “Sei venuto”.
    Due parole che lo fecero sobbalzare. E non per il tono, dolce e pacato, ma soprattutto per la voce che lui aveva riconosciuto benissimo.
    ...
    Davanti a lui il bianco aveva assunto uno strano spessore, come se in quel punto la luce si fosse materializzata e solidificata. Gli bastò avanzare di appena qualche passo per capire che quel bianco non veniva dalla luce...ma da alcune piume, che era sicuro fossero morbidissime al tatto anche se non le aveva nemmeno sfiorate.
    Seguendone il profilo, si accorse che le piume si raccoglievano in due archi.
    Due ali, che erano chiuse su se stesse, circondano la figura a cui appartenevano e nascondendola alla vista.
    “Perché non mi chiami?” ancora quella voce che faceva vibrare meglio di un violino le corde del suo cuore. Reriko rabbrividì appena, come se un filo d’acqua gelida gli fosse passato lentamente lungo la schiena. “Non lo so...” mormorò
    “Forse temi di vedermi scomparire?”
    “...sì”. Quella sillaba uscì a fatica dalle labbra tremule del giovane guerriero. Non era l’orgoglio che lo rendeva così impacciato, che gli rendeva fastidioso apparire debole di fronte a lei.
    Era semplicemente l’emozione. L’emozione di poterla rivedere. Rivedere lei, che aveva esaudito la sua richiesta ed era venuta.
    “Pronuncia il mio nome, Reriko. Sono qui solo per te. Chiamami, e potrai vedermi”.
    E Reriko ubbidì, contento di poter far uscire dalla sua bocca quel nome dal sapore e dal suono così dolce e confortante.
    “Reila...-sama...”.
    Appena l’ultima lettera si perse nel candore pulsante che li circondava tutti, le ali si schiusero come a comando, rivelando la figuretta di Reila: i suoi capelli castano chiaro erano inconfondibili, come pure le iridi nocciola, che si puntarono dolci e decise in quelle ambrate di Reriko. “Non dovresti usare quel -sama, quando ti rivolgi a me” disse; la sua voce era sempre la stessa, ma avevo assunto uno strano timbro che la rendeva musicale “Non credo di meritare un tale rispetto”
    “Io penso di sì...” intervenne fiocamente Reriko. Sembrava che tutta la sua sicurezza fosse di punto in bianco evaporata, non appena aveva messo a fuoco la figura di lei
    “Sciocchezze. Noi ci amiamo. E tra le persone che si amano non ci sono formalismi” replicò Reila, alzandosi lentamente in piedi. Le grandi ali candide seguirono il suo movimento, schiudendosi ancora di più e abbassandosi leggermente, tanto che le piume inferiori sfioravano di tanto in tanto le caviglie della ragazza.
    “Non...non ti pesano?” la domanda appena formulata suonò immediatamente ridicola al giovane guerriero, ma Reila non pareva essersela presa a male. Anzi, curvò le labbra in uno dei suoi famosi, rassicuranti sorrisi. “Per nulla. E poi, mi ci sono abituata” rispose lei, tranquillamente “Di quelle non hai bisogno, qui” aggiunse. Lì per lì Reriko non capì, poi, seguendo lo sguardo della ragazza, girò gli occhi verso la propria schiena: come comparse dal nulla, le katana erano lì, incrociate nei foderi come al loro solito. Eppure era sicuro di non averle avute fino a poco prima.
    “Davanti a me non c’è il Reriko guerriero che sei abituato a tirare fuori in presenza del tuo maestro e dei tuoi fratelli” disse Reila, avvicinandosi ancora di più. Bastò un battito d’ali, appena accennato, e le spade scomparvero. Reriko socchiuse gli occhi, quando le piume morbide gli sfiorarono la guancia destra.
    “Davanti a me c’è il Reriko che ha paura di mostrarsi agli altri...” continuò la ragazza, allungando una mano “...e questo Reriko non ha bisogno di spade affinchè io lo ami” la posò, delicata più dell’ala di una farfalla, sul viso del giovane guerriero, poi avvicinò il viso fino a quando i due nasi si sfiorarono.
    “Reila...Reila...” ripeteva Reriko, come in trance, muovendo lievemente la testa a destra e a sinistra. Forse un altro l’avrebbe abbracciata, avrebbe gridato quanto le fosse mancata in tutto quel tempo. Ma lui...lui l’aveva sentita dentro di sé, fin da quando lei era spirata in quella stanza dove l’aveva portata. Guardandolo negli occhi fino all’ultimo, decisa a morire con lo sguardo del suo amato impresso nella memoria.
    “Tu mi hai affidato il tuo cuore. Mai, nemmeno per un istante, ti ho sentita lontana da me”.
    Reila annuì, carezzandogli le spalle con entrambe le mani. “Lo so. Dio, quel Dio che credete non esista per voi guerrieri della notte, è buono e misericordioso con tutti i suoi figli. Perché lo sei anche tu, Reriko...tu, e quelli come te” sorrise di nuovo “Ha apprezzato la purezza del nostro amore, semplice ma saldo, e ci ha fatto un dono. Quello di restare insieme anche da separati. Di sentirci vicini anche se la barriera della morte ci impedisce qualunque gesto fisico” gli alzò il viso “Lui ti ama e ti guarda dall’alto dei cieli dove dimora. Anche se sei diverso. E ti ha premiato...ci ha premiato”
    “Vorrei tanto crederci, Reila...”
    “Abbi fede. E se non ti basta, guarda me. Sono qui grazie a Lui. Lui, che nella sua immensa bontà mi ha resa un angelo, e mi ha permesso di varcare la fragile barriera del sogno per arrivare fino a te, amore mio” quelle ultime due parole suonarono di una dolcezza unica, tanto che Reriko abbassò il capo sulla spalla della ragazza, le labbra contro l’incavo del collo, ma con pudore.
    “Tutto questo è un sogno, allora?”
    “Forse sì...o forse no” fu l’enigmatica risposta di Reila, che rise piano e di colpo spalancò le ali, librandosi a pochi metri da terra “Vieni con me” invitò, allungando le mani verso il basso. Reriko le prese tra le sue, e in un batter d’occhio si sentì tirare in alto con una facilità che lo stupì. Quando lei lasciò la presa, si accorse di galleggiare nel mare bianco che li avvolgeva
    “Se fosse un vero sogno, non proveresti sensazioni così reali come queste” disse Reila, prendendo il viso di lui tra le mani delicate. Reriko si abbandonò al piacere che lo pervadeva.
    Che aumentò quando si decise e sfiorarle le labbra con un bacio.
    “Qualcun altro direbbe che vorrebbe non far finire mai tutto questo...” mormorò lei, discostandosi appena “Tu, invece, sai cosa può durare e cosa no. Per questo ti amo tanto. Né smetterò mai di amarti” spinse dolcemente sulle spalle di lui, facendolo tornare giù “Adesso torna nel tuo mondo laggiù, Reriko. E sii sereno”.
    ...............................................................................................................................................................
    Reriko aprì gli occhi. Gli bastò poco per capire che era nuovamente nella sua stanza. Il viso gli affondava quasi del tutto nel cuscino; riconobbe il futon, le spade appese al muro nei loro foderi... la sua camera.
    “Sì, Reila...era davvero un sogno...un sogno bellissimo, ma sempre un sogno”.
    Si alzò fino a mettersi seduto, girandosi indietro.
    Sul cuscino azzurro come la sua fascia scintillava qualcosa di bianco.
    Una piuma, lunga e affusolata.
    “Un sogno...o forse no”.

    Edited by Yue07 - 10/8/2009, 12:35
     
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  2. Daniele_QM
     
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    Una storia che visivamente rimanda ai manga giapponesi... molto introspettiva nello scambio di dialoghi. L'atmosfera è buona, tutto è bianco e luminoso.
    SPOILER (click to view)
    Una pecca è l'eccessivo uso dei dialoghi rispetto alla narrazione. E' vero che tutto è bianco e luminoso, ma qualcosa in più che descrivesse un minimo il luogo del sogno dove essi si trovano, forse ci andava. Non succede molto e che alla fine trovasse la piuma sul cuscino era ben più che ovvio.

    Comunque è scritto bene, la lettura risulta piacevole anche se in alcuni punti sfiora il mieloso.
    Sono indeciso tra il 2 e il 3. Mi sembra che manchi qualcosa per arrivare a 3 ma ci penso un attimo.
     
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  3. Yue07
     
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    Grazie mille per il commento, il primo tra l'altro. PS: una volta non avrei mai scritto una storia così. Ma alla fine ho capito che continuare a rifiutare l'amore era un'idiozia. Perdono per il mieloso, a volte capita.
     
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  4. Daniele_QM
     
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    Ho deciso: voto 2, ma ti spiego perché. Il pezzo è ben scritto, belle le sensazioni che evochi, ma in fin dei conti si tratta di una situazione statica:
    SPOILER (click to view)
    lui e lei, sospesi... il loro amore eterno. Poi nient'altro. Non c'è un pre e non c'è un post. Non sappiamo niente di loro prima e non succede nulla dopo.

    Bel fotogramma ma un racconto secondo me dovrebbe avere qualcosa in più: un background, da qualche parte, delle motivazioni, eventi con uno spessore. Dovresti inserire questo momento - che è un bel momento - in una storia, in una vicenda.
    Prova a pensarci, chissà che con una buona integrazione, tu non riesca a migliorarlo in modo considerevole.
     
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  5. Yue07
     
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    Il tentativo per renderlo considerevole c'è già stato. Ovvero, cosa è successo prima di tutto questo, ma ti dirò: io sono abituata a scrivere racconti molto lunghi, l'ultimo con cui ho provato seriamente superava le 30 pagine e non era nemmeno a metà. Solo da un anno me la sto vedendo con racconti più brevi, e fino ad ora per farlo mi sono ispirata a vicende molto più lunghe e complesse, concentrandomi su un determinato momento. Per questo, come mi è già successo una volta, la storia può risultare incompleta o statica, come tu l'hai giustamente definita.
    Proverò, proverò fino a quando migliorerò. Scrivere, anzi narrare è la cosa che mi riesce meglio.
    Sono contenta che almeno la forma sia soddisfacente. E' una cosa di cui spesso mi preoccupo, e questa è la prima volta che mi confronto con un "pubblico" più esigente e critico. Non può che farmi bene.
    Ti ringrazio, mio ancora unico critico e votante. Speriamo non l'ultimo.
     
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  6. Munzic Reload
     
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    Allora prima qualche piccolo refuso che ho notato. Magari te li hanno già segnalati... ma io non leggo i commenti degli altri, prima di aver dato un giudizo! Quindi perdonami se ripeto qualcosa di già detto. :P


    QUOTE (Yue07 @ 3/8/2009, 11:12)
    Ma in fondo, perché preoccuparsi tanto?Se davvero, fino a poco tempo prima,

    Manca uno spazio dopo il punto di domanda.



    QUOTE (Yue07 @ 3/8/2009, 11:12)
    quel bianco non veniva dalla luce...ma da alcune piume, che era sicuro fossero morbidissime al tatto anche se non le aveva nemmeno sfiorato.

    "Sfiorate". È riferito alle piume morbidissime al tatto.


    QUOTE (Yue07 @ 3/8/2009, 11:12)
    “Di quelle non hai bisogno, qui” aggiunse.

    "Di quelle non ne hai bisogno, qui" A meno che sia un modo di parlare angelico :)


    QUOTE (Yue07 @ 3/8/2009, 11:12)
    E’ per questo che ti amo tanto. Né smetterò mai di amarti”

    Con Alt+200 puoi digitare la "è maiuscola" in modo corretto.



    Passiamo al racconto.
    Una bella atmosfera, giocata molto bene. I dialoghi sono ben fatti, c'è qualche passaggio al limite, ma nel complesso la struttura drammaturgica regge. E non è facile, specialmente quando si tratta di far parlare due innamorati. Diciamo che te la sei cavata bene.
    Quindi l'episodio in sé mi ha soddisfatto, ma..

    Ma dici forse troppo poco. Manca quel qualcosina in più riguardo al contorno che permetterebbe di accendere la fantasia di chi legge. Se magari approfondisce il contesto: chi è Lui, quale il suo ruolo. Qualche accenno in più sulla morte di lei. Insomma, fai trapelare ancora qualcosa, perché se no tutto si esaurisce nel loro incontro d'amore. Che è molto bello e ben descritto, ma non è sufficiente per creare una storia. E io personalmente ho bisogno di una storia. (in maniera quasi tossica!)

    Il mio voto è un 2 pieno e qualcosa ancora. Se mi avessi dato di più (una cornice più spessa) sarei stato tentato per un 3, naggia! :)

    A rileggerti, presto.

    N.b.: non ti sei autovotata, hai diritto a darti subito un 4 da sola!
     
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  7. Yue07
     
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    Grazie per il consiglio, ma non credo di essere tanto eccezionale. Cmq mi voto lo stesso. Spero non sia il più alto che prenderò^^
     
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  8. Edhwenden
     
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    Ho dato un 3. Avrei voluto dare di più, la storia è bella, ma manca una descrizione adeguata dell'ambientazione. Ci sarebbero dovute essere parti descrittive quantitativamente uguali a quelle discorsive. Comunque, è una lettura godibile.
     
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  9. Yue07
     
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    Ti ringrazio per aver letto e giudicato. Tranquilli, la prossima volta avrete una storia più piena (almeno spero, dipende dalla mia ispirazione :D :D :D ).
     
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  10.  
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    Losco Figuro

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    Un racconto scritto discretamente bene, anche se a tratti l'ho visto "appesantirsi" un po', ma in effetti troppo decontestualizzato, c'è un momento "congelato" nel tempo e poco altro, con due protagonisti di cui non sappiamo niente e la cui interazione è, tutto sommato, priva di eventi veri e propri.

    Ti segnalo un paio di cose da correggere, partendo da una generale: dopo i puntini di sospensione (salvo che siano alla fine di un rigo o prima di chiudere delle virgolette) ci vuole sempre uno spazio.

    CITAZIONE (Yue07 @ 3/8/2009, 11:12)
    Era così intensa che avrebbe accecato chiunque, ma le sue iridi ambrate si erano già da tempo abituate;

    Dubbio... come fanno le iridi ad abituarsi alla luce? È la pupilla a percepirla, non l'iride :huh:

    CITAZIONE (Yue07 @ 3/8/2009, 11:12)
    la pupilla nera

    Serve dire che è nera? :huh:

    CITAZIONE (Yue07 @ 3/8/2009, 11:12)
    Ma in fondo, perché preoccuparsi tanto?Se davvero,

    Manca lo spazio dopo il punto interrogativo

    CITAZIONE (Yue07 @ 3/8/2009, 11:12)
    quello che stava vivendo ora altri non era che un sogno.

    "altro non era", "altri" va bene per riferirsi a qualcuno, non a qualcosa

    CITAZIONE (Yue07 @ 3/8/2009, 11:12)
    Visto che lo spazio di fronte a lui non era bloccata

    Refuso, "bloccato"

    CITAZIONE (Yue07 @ 3/8/2009, 11:12)
    O forse erano soltanto i suoi occhi che si erano abituati ancora di più al bianco che li circondava.

    "li" circondava? Non sarebbe meglio "lo" circondava? Non credo circondi gli occhi ^_^

    CITAZIONE (Yue07 @ 3/8/2009, 11:12)
    Due ali, che erano chiuse su se stesse, circondano la figura a cui appartenevano e nascondendola alla vista.

    "circondavano". Quella "e" prima di nascondendole dovrebbe essere sostituita da una virgola (o, comunque, tolta)

    CITAZIONE (Yue07 @ 3/8/2009, 11:12)
    Appena l’ultima lettera si perse nel candore pulsante che li circondava tutti,

    "tutti" lo toglierei, alla fine sono solo due persone, già il fatto che stai parlando al plurale implica che sono coinvolte entrambe

    CITAZIONE (Yue07 @ 3/8/2009, 11:12)
    la sua voce era sempre la stessa, ma avevo assunto uno strano timbro che la rendeva musicale

    Refuso: "aveva"

    CITAZIONE (Yue07 @ 3/8/2009, 11:12)
    tanto che le piume inferiore sfioravano di tanto in tanto le caviglie della ragazza.

    Refuso: "inferiori"

    CITAZIONE (Yue07 @ 3/8/2009, 11:12)
    Eppure era sicuro di non averle fino a poco prima.

    Direi "di non averle avute"

    CITAZIONE (Yue07 @ 3/8/2009, 11:12)
    fin da quando lei aveva spirato in quella stanza dove l’aveva portata.

    Nel senso che era morta? Allora "era spirata" non "aveva spirato"

    CITAZIONE (Yue07 @ 3/8/2009, 11:12)
    E' per questo che ti amo tanto.

    Occhio alla E' che non è una È
    ALT+212 ti risolve il problema ^_^


    Il mio voto è 2.
     
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  11. Yue07
     
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    Grazie per avermi segnalato gli errori. E per aver votato.
    PS: vorrei dire una cosa. Credo che un racconto possa essere ben fatto anche se non c'è azione o una serie di eventi che si incrociano o si susseguono. Ma comprendo la tua ragione, che è stata anche quella di altri.
     
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    Losco Figuro

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    CITAZIONE (Yue07 @ 6/8/2009, 11:55)
    PS: vorrei dire una cosa. Credo che un racconto possa essere ben fatto anche se non c'è azione o una serie di eventi che si incrociano o si susseguono.

    Infatti, verissimo, teoricamente in un racconto può anche non succedere nulla del tutto, può essere la raffigurazione di uno stato d'animo a fronte di qualcosa. Se ci fai caso però la mia "critica" era all'eccessiva decontestualizzazione: si intuisce che c'è un "prima" e probabilmente un "dopo" per questi personaggi, ma non ci viene data la possibilità di conoscerli, o anche di sapere qualcosa di più dei personaggi stessi.
    Il resto (ovvero che ci siano pochi eventi ecc.) si limitava a essere un dato di fatto, non voleva essere un'osservazione né positiva né negativa. ^_^
     
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  13. Yue07
     
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    ^^"Giusto. :D :D Ne farò tesoro la prossima volta.
     
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  14. melantropo
     
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    Atmosfera sospesa e rarefatta, peccato per la forma ridondante (tantissimi avverbi in -mente, tante ripetizioni lessicali, alcune considerazioni speculative messe lì senza contorno), mentre con una scrittura più consapevole (e quindi meno dedita al ricercare effetti già sentiti) ci sarebbero di sicuro i mezzi per poter osare di più, sia in termini di ambientazione che di profondità narrativa. Per esempio, per svelare il destino di entambi sarebbero bastate davvero poche parole, per farci conoscere perché lei è spirata (attenzione, tu scrivi "quando lei aveva spirato", che è errore grammaticale) e qual è il futuro di Reriko, se non ne conosciamo il passato (la dovrà vendicare? ne dovrà sopportare la mancanza? ecc...).
    In generale il consiglio è di cercare una tua dimensione, nella quale declinare ciò che leggi e che ti piace sentire, in modo da trovare uno spazio interpretativo tuo, senza dipendere da cliché o formule già esplorate.
    Voto 2 di incoraggiamento.
     
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  15. Yue07
     
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    Grazie per l'incoraggiamento. Mi piacerebbe sapere quali sono le considerazioni speculative messe lì senza contorno, per citare le tue parole. Più che l'argomento in sè per sè, penso di dover migliorare il mio stile.
     
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20 replies since 3/8/2009, 10:12   210 views
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