Il filo di Arianna
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Il filo di Arianna

di Daniele Picciuti (25300 car.)

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  1. Daniele_QM
     
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    IL FILO DI ARIANNA

    di Daniele Picciuti

    Una ciocca di capelli le scivola di lato e l’iride si contrae un momento, come se un raggio di luce l’avesse colpita, trasformando quel verde mare in una scintilla dorata; le labbra rosa si piegano in un sorriso e una fossetta compare sotto la gota destra, facendola risplendere come un’opera su tela di un pittore rinascimentale.
    - Ciao – riesco a pronunciare a stento.
    Non è semplice attaccare bottone quando si è timidi come lo sono io, per non parlare del fatto che ci troviamo sul pontile di Ostia, una lingua di pietra e cemento affacciata sul Mediterraneo, teatro di centinaia di primi appuntamenti. Praticamente il romanticume più sdolcinato che si possa immaginare.
    E poi c’è il tramonto, una palla di fuoco che affonda nel mare sullo sfondo di un paesaggio blu e oro che ridipinge ogni cosa, facce, spiaggia, auto e palazzi, in una nuova incantevole gradazione.
    - Ciao – risponde, quasi fosse la cosa più naturale del mondo, – mi stai rimorchiando?


    * * *

    Il caos del Grande Raccordo Anulare è un’esperienza da non augurare a nessuno.
    Alla radio gracchiano le solite canzoni che si contendono la vetta delle classifiche discografiche in Italia e nel mondo. Provo a cambiare frequenza, sperando in qualcosa di nuovo, giusto per uscire dai soliti ritornelli mentali che alla lunga ti rintronano il cervello, e a un tratto compare la voce di Tiziano Ferro, più straziante che mai, che intona Sere nere con tutta la sua potenza vocale.
    Il cuore mi rimbalza nel petto come se fosse saltato su una mina e rimango in silenzio ad ascoltare. Ogni volta che mi capita di sentirla, ripenso ad Arianna. Questa è la nostra canzone, una pugnalata al cuore.
    Non ce la faccio.
    Spengo l’autoradio e mi concentro sulla guida.
    A quest’ora Roma è un’accozzaglia di animali di metallo che risplendono sotto il sole rovente e l’afa è così intensa da far sudare persino gli occhi. Mezzogiorno di fuoco in pieno luglio, un’ora folle per uscire, specie considerando che in ufficio la mia stanza è ibernata da un condizionatore che raffredda più di un blocco di ghiaccio dell’Antartide.
    Purtroppo il lavoro mi ha chiamato altrove. Quando il capo ti fa capire che devi arrivare da quel cliente prima che se ne vada a pranzo, non ci sono santi in Paradiso che possano aiutarti.
    Naturalmente non arriverò in tempo, il traffico mi ha ingoiato già da un’ora buona e mi sta digerendo lentamente.
    Dall’auto vicina ritornano le note di Sere nere e allora capisco che è un segno.
    Raramente nella mia vita mi sono capitate delle coincidenze. In linea di massima dietro una coincidenza si nasconde un significato, qualcosa per cui vale la pena fermarsi a riflettere.
    Sarò uno sciocco, uno che ama rischiare il posto di lavoro per rendersi la vita movimentata, fatto sta che quando vedo comparire l’uscita dal Grande Raccordo Anulare con la scritta Eur, realizzo che Ostia non è poi così lontana.
    D’altronde è passato un anno. Un anno intero senza vederla, né sentirla.
    Senza pensarci due volte, inserisco la freccia ed esco dalla congestione in cui mi sto logorando.
    L’auto sfreccia e d’istinto accendo di nuovo la radio. Tiziano ha smesso di cantare e al suo posto rumoreggia un’inquietante jingle pubblicitario che dovrebbe convincermi a comprare una camera da letto nuova.
    Faccio un rapido giro delle stazioni fin quando la sintonia non si ferma su Sere nere.
    Lo sapevo. Sapevo che era un segno.
    Ed è così che inizia. Da dove è iniziata la prima volta.

    * * *

    - È l’ultimo album. Davvero non l’hai mai sentita?
    Arianna mi fissa con aria di sfida.
    Così dovrei sentirmi uno stupido perché non ho idea di che cosa stia parlando? D’accordo, certo che so chi è Tiziano Ferro, però non è che mi faccia impazzire. Che dovrei fare, spararmi?
    - Ascolta!
    La osservo mentre mi porge le cuffie del suo iPod e mi convinco sempre di più che è lei quella giusta. Ormai ci frequentiamo da una settimana e tutto il tempo trascorso insieme è come un dono. Lo so, lo sento nelle vene.
    Ancora una volta siamo al nostro posto speciale, quella panchina sul pontile dove ci siamo incontrati la prima volta. Afferro le cuffie ed eccola, la voce stentorea del cantante, che mi spacca quasi un timpano con la forza delle sue parole, o forse perché a lei piace ascoltare la musica al massimo volume concepibile.
    - Ti piace? – le leggo sulle labbra mentre la canzone copre le sue parole.
    - Tu mi piaci – rispondo e un sorriso le si allarga sul volto.
    È fatta.


    * * *

    Arianna.
    Ho sempre pensato a lei come alla Arianna del mito, che dona a Teseo la matassa di filo da srotolare per ritrovare la strada nel labirinto del Minotauro. Fin dal primo momento in cui ci siamo incontrati, lei mi ha donato il suo filo e ad ogni nostro incontro, ne srotolavo un po’.
    Abbiamo fatto così tanta strada insieme, che adesso il filo da riavvolgere è interminabile. Peccato che a un certo punto io l’abbia spezzato. A cosa mi porterà riavvolgerlo non lo so, ma sento che devo farlo, che è giusto così.
    Su Via Cristoforo Colombo, la strada che dal quartiere Eur conduce fino a Ostia, il traffico è scorrevole e la giornata di sole mi fa dimenticare la faccia truce del mio capo. Meglio non pensare a come reagirà quando gli dirò di non essere arrivato in tempo dal cliente.
    In fondo, un commercialista può lavorare senza fotocopiatrice ancora per un giorno, no?
    Abbozzo una smorfia impertinente e quando finalmente vedo il mare, la mia mente abbandona quei pensieri stantii per riabbracciare nuovamente i ricordi che oggi così intensamente mi hanno preso, riaccendendo in me un fuoco che da troppo tempo era spento.

    * * *

    Lei ride e corre e le mie mani non trovano le sue mani, che sfuggono, girandomi intorno senza fermarsi, sbeffeggiandomi, portando con sé il mio cuore, fermandolo in quel sorriso, nelle ciglia ammiccanti, nei capelli sparsi al vento.
    Ridendo lei si abbassa, fa una finta da un lato, poi scatta dall’altro, ma è troppo lenta per me. L’afferro per un braccio e la strattono dalla mia parte, ottenendo di rotolare insieme nell’erba. La sua risata è contagiosa, non posso fare a meno di unirmi a lei, e quando infine le sono sopra e i nostri occhi si incontrano, il legame che ci unisce si rinsalda, spingendomi ad affondare nella sua bocca con la mia lingua. Lei ricambia e in breve la pineta si trasforma in una camera da letto dal soffitto infinito, azzurro e meraviglioso.
    A quest’ora non c’è nessuno in giro, ma tutto sommato l’idea di essere visti ci eccita e ci coinvolge al punto da spingerci a ignorare qualsiasi senso del pudore.
    Le mie mani scivolano sotto il top e sento i seni piccoli e sodi scorrermi tra le dita. Ci fondiamo in un abbraccio e poi andiamo oltre, fin dove possiamo spingerci, per godere uno dell’altra e amarci, adesso e per sempre.


    * * *

    Arianna lavora in un negozio di biancheria intima situato all’interno di un basso edificio martoriato dal tempo, un residuato degli anni settanta che avrebbe bisogno di una rimessa a nuovo. Mentre cerco di rappresentarmi ciò che le dirò e le parole da usare, mi rendo conto che è l’una passata e potrebbe aver già chiuso per il pranzo. Quando però arrivo a destinazione, trovo la saracinesca alzata e la porta ancora aperta. Mi faccio coraggio e sbircio all’interno, attraverso i vetri.
    Non c’è.
    Potrebbe già essere andata in pausa, o magari è di riposo proprio oggi.
    - Desidera?
    La voce mi fa sobbalzare e quando mi volto ecco comparirmi davanti la faccia scura di un ometto sulla cinquantina, basso e magro e con due capelli sulla testa. Indossa un paio di jeans sotto una maglietta rossa con la scritta “HERO” al centro. Sono sicuro di averlo incontrato qualche volta in passato, ma dubito che lui si ricordi di me.
    - Cercavo Arianna – rispondo, impacciato. – Lei è il titolare?
    L’uomo annuisce leggermente, masticando qualcosa che potrebbe essere un chewing-gum o una reazione a un fastidioso ascesso.
    - Arianna non lavora più qui – fa lui, seccato. – Si è licenziata un anno fa e non si è fatta più vedere.
    Un campanello d’allarme risuona nella mia testa.
    - Licenziata?
    È strano, diceva sempre di volersi mettere da parte i soldi per l’università, e poi amava lavorare a contatto col pubblico. Diceva di sentirsi portata a relazionarsi con gli altri.
    - Eh già. Credo avesse problemi di cuore, se capisce quello che intendo.
    A un tratto la terra mi manca sotto i piedi.
    - Problemi di cuore? Con un ragazzo?
    - Un bastardo. Una volta l’ho sentita piangere al telefono.
    Scambiamo altre due parole ma la mia mente è già partita, soffocata dai sensi di colpa.
    Gli ultimi giorni litigavamo sempre, sia quando eravamo faccia a faccia, sia al telefono. D’altronde come biasimarla? Dopo ciò che le avevo fatto...
    Lo saluto e me ne torno mestamente alla macchina, continuando a chiedermi cosa mi resti da fare per rintracciarla.

    * * *

    - E lei chi sarebbe?
    Arianna mi lancia un’occhiataccia. So quanto le dia fastidio che le chieda informazioni sulle sue amiche, ma è un gioco che mi piace fare per riscoprire ogni volta quanto lei sia innamorata di me.
    - Si chiama Laura, ma non ti deve interessare, chiaro?
    Le scocco un bacio su una guancia e mi concedo una risata per allentare quella tensione fasulla che ogni volta si crea in queste occasioni.
    Lei abbozza un sorriso e io dirigo il mio sguardo su Laura, una stanga di ragazza, con una cascata di capelli corvini a incorniciarle due occhi marroni da cerbiatta e un seno che farebbe invidia a una Letterina.
    Lei mi porge la mano, abbagliandomi con una fila di denti bianchi e perfetti, ed io non posso che stringergliela. Il contatto mi dà una piacevole sensazione e la sua stretta non è moscia come ci si potrebbe aspettare da una che si dà arie da modella.
    - Ari, non mi avevi detto che era così carino!
    Arianna passa dal rosa al fucsia in meno di due secondi e mi accorgo che potrebbe esplodere da un momento all’altro. Cerco di ridere, fingendo che le parole di Laura siano per me un complimento come un altro, cercando di dirigere l’attenzione su Arianna, per farle capire che è lei quella importante, non la strafica che si è intromessa fra noi.
    Sfortunatamente, non riesco a essere convincente e per il resto della giornata mi rivolge a stento la parola, cosicché, per un paradosso del destino, ho modo di conoscere meglio Laura.
    Lucio Battisti mi definirebbe “un angelo caduto in volo” e avrebbe ragione.


    * * *

    Laura abita, o dovrebbe abitare, poco distante da dove stava Arianna. Spero che lei sappia dirmi qualcosa.
    Ritrovo facilmente la strada per casa sua e quando scorro i nomi sul citofono, sento un tuffo al cuore nel ritrovare quello che cercavo.
    Suono e dopo un po’ una voce femminile risponde.
    - Chiedo scusa, sto cercando Laura.
    “Sono io” gracchia il citofono “chi sei?”
    - Laura, sono Roberto. Ti ricordi?
    Silenzio.
    “Roberto?”
    Esito un momento prima di darle l’input decisivo.
    - Il tuo “installatore di fiducia”.
    La voce al citofono lancia un’esclamazione di sorpresa, poi la serratura del portone ha uno scatto.
    “Sali, dai!”

    * * *

    Riparare computer, stampanti e similari è un lavoro che ho imparato da mio padre e devo ammettere che mi piace. Per ora lo faccio saltuariamente, più che altro per pagarmi le vacanze, ma a settembre inizierò un corso che dovrebbe garantirmi uno sbocco professionale. Intanto accetto ogni genere di lavoretto, in modo da fare pratica sul campo.
    Il computer di Laura però è un carro armato dell’anteguerra, non ha proprio speranze di essere aggiustato. L’ho smontato e rimontato senza praticamente toccarlo.
    - Se vuoi un consiglio, comprane uno nuovo – le dico mentre termino di rimettere al loro posto tutte le viti. - Ti costerà di meno che rimettere in sesto questo.
    Lei mi guarda pensierosa.
    Quando è venuta ad aprirmi poco fa, sono rimasto sorpreso nel ritrovarmi di fronte alla sua silhouette in costume da bagno.
    “Mi stavo provando il costume” si è difesa di fronte al mio imbarazzo “se vuoi mi rivesto.”
    Dirle che non c’era bisogno, che non mi dava fastidio, è stata un’astuta bugia e anche adesso non riesco a scollarle gli occhi dal seno, che potrebbe tranquillamente aggiudicarsi il posto di ottava Meraviglia del mondo.
    - Peccato – fa lei, scivolando piano verso di me. – Vuoi bere una cosa?
    - Sì, certo.
    - Rum e succo di pera?
    - Perfetto.
    Si allontana, scomparendo in cucina, e io tiro un profondo respiro.
    Devo calmarmi, soprattutto devo pensare ad Arianna, al nostro amore, a quella sua ciocca di capelli ribelli che mi ha fatto innamorare di lei la prima volta.
    Laura non è niente per me, niente...
    - Roby, puoi venire un momento? Non riesco ad aprire la bottiglia.
    A differenza di Arianna, lei ha iniziato a chiamarmi Roby fin dal nostro primo incontro. La cosa non mi infastidisce, ma mi sento a disagio ogni volta che lo fa davanti alla mia ragazza, perché è come se volesse dimostrarle di avere con me più confidenza di quanta ne abbia lei.
    E forse è davvero così.
    Quando arrivo in cucina, vengo letteralmente travolto. Laura mi afferra per il collo e la sua bocca preme sulla mia con una foga inaudita. La stringo e sotto le dita il suo corpo è nudo.
    Arianna scompare dalla mia testa e rimane soltanto Laura, una valchiria del nuovo millennio che sa quello che vuole e da cui non riesco a staccarmi.


    * * *

    È cambiata, non c’è che dire.
    Tanto per cominciare i capelli sono più chiari, quasi cenere, e hanno un taglio stile Demi Moore in Ghost che le dà un aspetto stranamente fragile; ha poi una serie di piccole rughe intorno agli occhi e sui lati della bocca che il pesante trucco non riesce a mascherare. È dimagrita, a tal punto che il suo seno non ha più niente di sbalorditivo, perdendo quell’attrattiva sessuale che un anno fa mi aveva letteralmente fatto impazzire.
    Ci salutiamo con due baci innocenti sulle guance e i suoi occhi mi accolgono luminosi mentre si fa da parte per farmi entrare in casa.
    - Come mai da queste parti?
    La guardo e mi chiedo se la mia risposta non la deluderà.
    - Io... stavo cercando Arianna, ma ho scoperto che non abita più alla sua vecchia casa.
    Lo sguardo di Laura ha un cedimento, ma subito si riprende, superando la delusione con stile.
    Ciononostante, leggo la tristezza in fondo ai suoi occhi.
    - Allora non lo hai saputo?
    Un brivido mi attraversa.
    - Che cosa?
    Lei si massaggia il collo e so che sta cercando le parole per darmi una brutta notizia.
    - Ari ha avuto un incidente. Terribile. È successo circa un mese dopo che... beh, hai capito.
    Le gambe mi tremano e cerco un posto dove sedermi. Mi avvicino al tavolo accanto alla grande vetrata del salone e mi lascio cadere su una sedia.
    - Che le è successo?
    - È caduta dal balcone.
    Il fiato mi manca e davanti agli occhi inizio a intravedere una pioggia di puntini gialli. Sento la testa girarmi e capisco di essere al limite.
    - Roby, stai bene?
    Traggo un profondo respiro, mi afferro la testa con le mani e cerco di recuperare l’equilibrio che se ne sta andando a farsi friggere.
    Ancora qualche secondo, poi i miei sensi tornano a far presa sulla realtà e alzo di nuovo lo sguardo. Laura siede di fronte a me e nei suoi occhi ritrovo la donna decisa e selvaggia di un tempo.
    - È morta? – le chiedo in un sussurro.
    Laura mi fissa immobile, poi scuote piano la testa.
    - È complicato – risponde. – Pensavo l’avessi saputo.
    - Perché non mi hai chiamato?
    La sua espressione si fa eloquente.
    - Dopo quello che è successo? Tu non volevi vedermi e io non… non ce la facevo, ecco.
    - E i vostri amici? Sono sicuro che almeno un paio di loro avevano il mio numero.
    - Nessuno in tutta la comitiva voleva più avere niente a che fare con te!
    Taccio. Ha ragione, naturalmente. Solo che per Arianna avrebbero potuto fare uno sforzo. Per lei e per me, per ciò che avremmo potuto essere.
    - Abbiamo commesso un errore, lo sai. Non dovevamo... - Non riesco a terminare la frase, che lei scoppia a piangere.
    - Laura!
    Istintivamente l’abbraccio e lei mi stringe con forza, sfogando un dolore che deve pesarle addosso fin da quella notte sulla spiaggia.
    - Laura, dov’è adesso? Ti prego, dimmelo.

    * * *

    Giorni che scorrono veloci, tutti uguali, gioielli incastonati in una corona, perfetti e immutabili, insostituibili. Arianna mi adora e ogni giorno che passa mi ama di più; ha gli occhi che brillano come stelle e un profumo che mi inebria a ogni respiro che faccio in sua presenza.
    Il problema è che al di là di questo, il mio cuore è spaccato a metà.
    Ciò che mi fa più male è pensare a Laura ogni volta che facciamo l’amore, perché Arianna, nonostante ce la metta tutta, è diversa. È dolce e calda nei movimenti, ma la passione di Laura è qualcosa di travolgente, che a lei manca.
    Ad esempio, che cosa posso dire di questo momento?
    Il mare di notte, la luna, la sabbia, il falò degli amici. Arianna. I nostri corpi avvinghiati nella penombra. L’essenza al cioccolato che le profuma la pelle e quella di mandorle sui capelli.
    Tutto sembra perfetto, ma non è così, perché da qualche parte intorno al fuoco, c’è Laura che ci sta guardando.
    - Mi ami?
    La domanda giunge a bruciapelo e percepisco il calore dell’imbarazzo sul viso. Ringrazio il cielo che sia buio, cosicché lei non possa scorgere il mio rossore, o capirebbe.
    - Ti amo – rispondo, stringendola forte e chiedendole perdono dentro di me, perché le sto mentendo.
    Qualcuno del nostro gruppo ci chiama a gran voce e così volano apprezzamenti sull’essere due piccioncini e via discorrendo. Li mandiamo a quel paese e nostro malgrado ci rialziamo, tornando al falò per non farci sbeffeggiare più del necessario.
    Mentre passiamo accanto al fuoco, lo sguardo mi scivola su Laura, sdraiata sulla sabbia insieme a Manuel, che la sta palpando ovunque, alla faccia della riservatezza.
    Ed ecco i suoi occhi intensi che indugiano su di me, mentre lui la tocca. Non è un’espressione felice, quella che vedo. È uno sguardo d’accusa, di chi stia giudicando e si stia vendicando al tempo stesso.
    La serata continua goliardica, tra un sorso di vodka e uno di cuba libre, tra risate, sguardi, ammiccamenti e canzoni gridate sotto le stelle.
    Accade così che alle quattro del mattino qualcuno mi scuota, svegliandomi da un sonno appesantito dalla sbronza. Nel blu della notte, la voce di Laura mi sussurra all’orecchio.
    - Vieni.
    Mi alzo, controllando che Arianna e gli altri dormano.
    Laura mi prende la mano e mi guida verso il mare.
    La testa mi scoppia, ho ancora gli occhi appiccicati dal sonno e non sono del tutto sicuro di essere lucido. Forse è per questo che mi lascio condurre da lei in quell’oceano scuro e liquido.
    Ci immergiamo nel mare piatto della notte fino a che non rimaniamo solo con le teste fuori dall’acqua e le nostre labbra si toccano, per poi affondare in un bacio infinito.
    Non una parola, ma solo il respiro e il calore dei nostri corpi.
    È così che accade. Ci lasciamo andare, molto semplicemente, senza accorgerci che Arianna è sulla riva e ci sta guardando.


    * * *

    In quel letto d’ospedale, Arianna giace immobile, con gli occhi chiusi. È attaccata a una flebo che le dà il nutrimento necessario a restare in vita. Di tanto in tanto il suo corpo è mosso da un fremito, addirittura geme e può capitare che apra gli occhi. Tuttavia questo non deve ingenerare illusioni, Laura è stata chiara a riguardo. È un fenomeno piuttosto comune nei pazienti in queste condizioni.
    Lo chiamano stato vegetativo persistente.
    Nella sua stanza non c’è nessuno, eccetto un’infermiera che sta controllando la flebo. È orario di visita, perciò mi aspetto di incontrare i suoi genitori, che saranno qui da un momento all’altro.
    Lentamente mi avvicino al suo capezzale.
    Il viso è disteso, ma senza trucco, il viso smunto e i capelli tagliati corti, non sembra lei.
    La immagino ancora col suo iPod, la sua ciocca biondo-cenere che le sfiora le labbra, rendendola così deliziosamente attraente.
    Non rimane niente di tutto questo, solo una figura diafana ridotta a meno di niente.
    Che senso ha?
    Mi siedo accanto a lei e le prendo la mano. Non è fredda come mi aspettavo e mi rendo conto di pensare a lei come a una morta.
    Laura mi ha detto che i medici non ci sperano quasi più. Difficilmente i pazienti in questo stato si riprendono, trascorsi i sei mesi. Osservo la camera, notando con un certo fastidio quanto sia spoglia e incolore. Quattro pareti bianche, un comodino con sopra un pacchetto di fazzoletti e una radiolina, un piccolo armadio tirato a lucido e un set di lenzuola di ricambio appoggiate su una sedia.
    So che è ipocrita da parte mia, ma vorrei che Laura non mi avesse lasciato venire qui da solo, che fosse venuta con me.
    “Non posso farlo” mi ha detto invece, evitando di incrociare il mio sguardo. “Quello che è successo è colpa nostra. Mi è bastato rivederla una volta. Non ci riesco, mi dispiace.”
    Ora riesco a capire. Vederla qui, immobile e indifesa, racchiusa in un silenzio senza fine, mi strazia l’anima.
    Arianna, perché? Sei davvero caduta da quel balcone? O è come pensa Laura e tu...
    Di colpo apre gli occhi e rimango impietrito dal suo sguardo, che sembra bucarmi come fossi trasparente. Ed è quello che sono, per lei, come chiunque altro.
    - Arianna – bisbiglio, stringendole la mano, – mi dispiace.
    La voce mi trema e le lacrime salgono ad affacciarsi, distorcendo il mondo intorno a me come se lo osservassi da dietro un vetro fradicio di pioggia.
    Un rumore di passi distoglie la mia attenzione da lei e sulla soglia appaiono un uomo e una donna di mezz’età, che identifico immediatamente. Paolo e Alma, i suoi genitori.
    Lui stenta a riconoscermi, in passato abbiamo avuto modo di vederci solo in un paio di occasioni, ma Alma non ha esitazioni. È sempre stata una donna sveglia ed era sempre lei ad aprirmi la porta quando passavo a prendere Arianna, in quei caldi pomeriggi d’estate.
    - Tu?
    Annuisco leggermente, consapevole che quelli a seguire non saranno bei momenti.
    - Con che faccia ti presenti qui? Dopo un anno? Dopo un anno esatto?
    Apro la bocca per dirle che non ho mai saputo dell’incidente, che nessuno mi ha mai avvertito, che sono venuto solo per un caso, ma la voce mi si congela in gola quando ripenso all’ultima frase e tutto ciò che riesco a fare è boccheggiare.
    Un anno esatto. Un anno esatto da cosa?
    - È lui? – domanda il padre di Arianna, che finalmente ha capito chi io sia.
    - Signore...- è tutto ciò che riesco a dire, prima che l’uomo mi arrivi addosso e mi afferri per la camicia, paonazzo in volto.
    - Arianna si è buttata per te! Per te, brutto bastardo!
    Non riesco a reagire, lui mi scuote, cercando di incrociare i miei occhi, ma io guardo altrove.
    - Paolo, fermo! – Alma lo tira indietro, abbracciandolo. – Non qui, Arianna ci vede!
    - Ci vede? – L’uomo è furibondo, completamente fuori di sé. – Ci vede? Lei non... lei non vede niente! Niente!
    Scoppia a piangere e, singhiozzando, mi lascia andare.
    Alma lo abbraccia e lo tiene stretto a sé con fare materno.
    Adesso vorrei trovarmi nella mia macchina, imbottigliato nel traffico, diretto da quel cliente che mi starà ancora aspettando, pausa pranzo permettendo, lontano da questa realtà che mi ha trangugiato con la sua rudezza.
    Quante cose ignoravo, quanto dolore mi sono lasciato alle spalle, senza saperlo.
    Arianna non c’è più. È prigioniera nel proprio corpo, destinata a una vita non-vita, e queste persone mi odiano, ritenendomi responsabile di ciò che le è successo.
    Un anno esatto. Laura non mi ha detto niente a riguardo. Forse credeva che mi sarei scoraggiato e non sarei venuto. Forse voleva che io la vedessi, che le chiedessi perdono anche per lei. Forse non ci ha nemmeno pensato.
    - Per favore – riesco a mormorare, quel tanto che basta ad attirare la loro attenzione – ditemi solo se è vero. Si è... si è buttata?
    Suo padre non mi guarda neanche, ma Alma riesce a trovare la forza per rispondermi.
    - Non lo sappiamo – bisbiglia appena, la voce spezzata. – Non c’era nessun biglietto. E ora ti prego, vattene.
    Andarmene. Certo.
    Rivolgo un ultimo sguardo ad Arianna, ancora immobile nel suo letto, e mi chiedo come sarebbe stata la mia vita oggi, se non l’avessi tradita, realizzando immediatamente che lei non sarebbe sdraiata in quel letto, ma starebbe forse ascoltando il suo iPod con me accanto, sul pontile che si affaccia sul mare di Ostia.
    Anche se non si è buttata, anche se è soltanto caduta, è successo perché io non ero con lei.
    Mi volto per andarmene, ma dopo un solo passo, un brivido mi gela la schiena, come se dita fredde mi camminassero lungo la spina dorsale, risalendo verso il collo. Trascorre un attimo e la radio sul comodino si accende, diffondendo nell’aria sterile della camera, la voce piena di pathos di Tiziano Ferro.
    Mi giro, aspettandomi di vedere Arianna in piedi, accanto alla radiolina, con quel suo sorriso beffardo, pronta a lanciare un grido e a corrermi incontro ridendo.
    Ma non è così. Lei è sempre al suo posto, immobile.
    Paolo e Alma sembrano stupiti quanto me, ma non possono sapere cosa significano quelle note per me e Arianna, per il nostro amore perduto, e di certo non hanno avvertito il tocco invisibile che mi ha messo la pelle d’oca addosso.
    Lentamente torno sui miei passi, fermandomi di fronte al letto.
    Arianna ha sempre gli occhi aperti, c’è ancora il vuoto nel suo sguardo, ma sulle sue guance, lievemente colorite, scorrono poche luminose lacrime.
    Sere nere continua a risuonare nell’aria, spaccandomi l’anima con la veemenza del suo significato. È davvero un segno, proprio come ho pensato stamani dopo averla ascoltata in macchina, anzi è il segno, ciò che mi ha guidato fin qui senza che me ne accorgessi, il mio invisibile filo di Arianna.

    DICHIARAZIONE
    SPOILER (click to view)
    Questo racconto non vuole implicare alcuna presa di posizione su un argomento delicato come il coma vegetativo persistente. È semplicemente una storia, come ce ne sono tante.


    Edited by Daniele_QM - 11/8/2009, 01:09
     
    .
  2. Alessanto
     
    .

    User deleted


    Letto. L'ho trovato molto bello. Delicato, intimo e, infine, ben scritto.
    Potrebbe essere "asciugato" un pò: ci sono frasi un pò lunghe, ma, lavorandoci, si eliminerebbero con un facilità estrema. Ci sono anche troppi avverbi in -mente, ma anche questo può andar via facilmente.

    Voto 4 (e un bravo!)
     
    .
  3. agatadellago
     
    .

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    SPOILER (click to view)
    Parte forse un po’ lentamente, ma questa è solo la prima impressione; andando avanti infatti, sale la curiosità di sapere cosa è successo. Anche il personaggio all’inizio mi lasciava perplessa: dopo una settimana, mentre lei gli sta passando un ipod (non pare un momento intenso), si rafforza il pensiero che davvero lei possa essere quella giusta. Pare superficiale (perdona il giudizio di valore), ma altrettanto velocemente si fa venire dei dubbi su Arianna, quindi è coerente, fa parte del personaggio. :sisi:
    E’ scritto molto bene. Personalmente renderei comunque un po’ più veloce la prima parte. Il finale è perfetto. image

    3) Un buon racconto, superiore alla media. Leggerlo è stata un'esperienza positiva e consiglieresti di leggerlo a un amico.
    4) Un racconto di rara qualità. Ha pochi difetti e sai già che ti rimarrà impresso. Se appartiene a un genere che apprezzi, non vedi l'ora di comprare un libro scritto da questo autore.
    Ecco, sono indecisa tra queste due definizioni: è sicuramente vera l’affermazione 3. Sul 4 ci devo pensare.


    Edited by agatadellago - 3/8/2009, 08:18
     
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  4. melantropo
     
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    SPOILER (click to view)
    Buona scrittura: rare imprecisioni, scelta dei tempi cosciente, storia che trova svolgimento tra flashback e tempo attuale con precisione narrativa, strutturata. Guardando al come sia raccontato, il 3 pieno è lapalissiano.
    Il finale è per cuori romantici (in perfetta coerenza con il resto), e non mi trova per ragioni extratecniche: il voto non cambia, perché se anche Arianna non avesse fatto cenni e il risultato emotivo diverso, il racconto avrebbe comunque ragion d'essere.
     
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  5. VdB
     
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    Il voto è tre
    SPOILER (click to view)
    Pregi
    Scritto bene, hai saputo intersecare le parti in flashback con il presente, trasformando una storia lineare (per sviluppi e trama) in qualcosa di più interessante. Buona caratterizzazione del protagonista, risulta un po’ troppo in disparte Arianna.
    Difetti
    Lo schema: la vedo, mi innamoro, mi ci metto insieme e poi arriva l’altra strafiga che mi fa perdere testa e fidanzata, sa di già visto. Far ritrovare lei in coma, non riesce a far decollare il pezzo. Come accennato tieni troppo in ombra Arianna, avresti potuto sbilanciarti di più, in fondo la ricerca di lei sembra più legato alla canzone che non al rimorso per quanto le abbia fatto. Manca un guizzo (non mi riferisco necessariamente a un colpo di scena) che renda la storia particolare rispetto a quanto ci si immagina andando avanti con la lettura.
    Segnalazioni:
    CITAZIONE
    facendola risplendere come un’opera su tela di un pittore rinascimentale.

    CITAZIONE
    Quando il capo ti fa capire

    CITAZIONE
    Il viso è disteso, ma senza trucco, il visto smunto e i capelli tagliati corti, non sembra lei.

    CITAZIONE
    Un anno esatto. Laura non mi ha detto niente a riguardo. Forse credeva che mi sarei scoraggiato e non sarei venuto. Forse voleva che io la vedessi, che le chiedessi perdono anche per lei. Forse non ci ha nemmeno pensato.

    Son frasi che non mi “suonano” bene

    A rileggerci
     
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  6. riccardocibi
     
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    Ciao,
    una storia leggera che si legge bene, ma come un diario, tra il passato e il presente. Non trovo però spessore e nemmeno vero slancio (intendo quello che scuote il lettore e lo strappa al suo letargo). Il finale è un po' fiacco, anche se in linea con le parti che lo precedono. Voto 3. Ciao, ric
     
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  7. giobuzi
     
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    Un racconto che parte lento e sa di già visto e sentito... Ma è scritto bene, anche se, come altri hanno fatto notare, si dovrebbe asgiugare un po'. Per i miei gusti è un tantino sul romanticone, ma aleggia tra le frasi un'aria di sincerità che lo rendono più che gradevole.
    Voto 3.
    Ciao,
    giò
     
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  8. James gL
     
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    Ciao Daniele, letto anche il tuo. I commenti degli altri li leggo dopo.

    Una premessa che è un macigno ma naturalmente soggettiva: il genere non mi piace. Amore, romanticismo e relazioni sentimentali non mi prendono per nulla in un racconto, forse perchè son cose che si vivono quotidianamente, o quasi.
    In ogni caso, ho letto il testo senza una pausa, perchè davvero ben scritto. Anche se sono personaggi qualsiasi, direi quasi comuni, li hai tratteggiati molto bene. Il passo iniziale, lento e curato, a me è piaciuto: le descrizioni che scivolano lente e con calma sono le mie preferite.
    Sulla trama nulla da dire, fila bene, ma è il tema che non mi ha preso per ragioni soggettive. Stile di qualità. Voto tre.

    Al prossimo racconto, ciao!
     
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  9. Daniele_QM
     
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    Grazie ragazzi per i vostri commenti! In effetti la storia è sul romantico, cosa abbastanza nuova per me, ma è stato un mettermi alla prova anche questo. Mi fa piacere di aver attechito là dove volevo.... :D
     
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  10. Gordon Pym
     
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    SPOILER (click to view)
    Prima di tutto ti chiedo: sicuro sia 25300 caratteri? Sono arrivato alla fine senza accorgermene!
    Indi per cui, mi è piaciuto. Strutturato in maniera interessante, col passato che si incastona nel presente (forse nel passato, appunto, io non avrei usato il tempo presente, ma altrettanto forse, anzi probabilmente, hai ragione tu) accompagnandoci nella costruzione della storia. Bravo.
    Il tema è angosciante, lacrimevole, di quelli che preferirei evitare, ma la vita purtroppo è fatta anche di queste cose.
    Devo dire che la radio che si accende da sola, a consegnarci un finale d'effetto, ha rischiato fortemente di minare il 4 che comunque ti do; ci si potrebbe chiedere cosa, in assenza di quell'artifizio, avresti potututo escogitare per concludere, ma lasciamo stare, il racconto merita.
    Ciao


    Qualche opinione mia personale, sperando di non figurare come rompiballe:

    CITAZIONE
    la voce stentorea del cantante, che mi spacca quasi un timpano per la forza della sua voce

    "voce" è una ripetizione, potresti sistemare...

    CITAZIONE
    che dona a Teseo il filo da srotolare

    Il filo non si srotola, gli dona un rocchetto, una bobina.

    CITAZIONE
    Lei ride e corre e le mie mani non trovano le sue mani, che sfuggono, girandomi intorno senza fermarsi,

    Inizialmente pensavo fossero le mani a girargli intorno. Togliendo anche l'inciso "che sfuggono" non suona gran che bene.

    CITAZIONE
    spingendomi ad affondare nella sua bocca con la mia lingua

    A me quel "con" stona, mi sembra di troppo. Parere mio, ribadisco.

    CITAZIONE
    ed amarci

    "d" eufonica

    CITAZIONE
    non deve ingenerare illusioni

    Posso chiederti come mai hai scelto "ingenerare" anzichè "generare"? Non ti sembra più articolato da leggere o pronunciare?

     
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  11. Daniele_QM
     
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    CITAZIONE (Gordon Pym @ 9/8/2009, 15:17)
    CITAZIONE
    Lei ride e corre e le mie mani non trovano le sue mani, che sfuggono, girandomi intorno senza fermarsi,

    Inizialmente pensavo fossero le mani a girargli intorno. Togliendo anche l'inciso "che sfuggono" non suona gran che bene.

    In realtà sono proprio le mani. Volevo ricreare nella mente del lettore una sequenza cinematografica, telecamera in movimento di lui che cerca di afferrarle le mani ma non riesce perché gli girano intorno (è chiaro, è lei che gira, ma lui sta guardando le mani e perciò la sua attenzione è su di esse).

    CITAZIONE
    CITAZIONE
    non deve ingenerare illusioni

    Posso chiederti come mai hai scelto "ingenerare" anzichè "generare"? Non ti sembra più articolato da leggere o pronunciare?

    Probabilmente sì, ma nel contesto mi sembrava più appropriato.

    Grazie per le altre annotazioni.
    Felice che ti sia piaciuto!
    :D
     
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  12. giandorighi
     
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    Ciao.
    Commento il tuo racconto con un certo imbarazzo, perché capisco che dopo voti tanto lusinghieri ti dispiaccia di riceverne uno non positivo. Ma tant'è.
    Mi sembrerebbe assurdo d'altra parte censurarmi solo perché mi sento voce fuori dal coro, e quindi ti espongo il mio pensiero con la convinzione che ti sarà più utile leggere un giudizio negativo ma motivato che uno falso e accondiscendente.
    Allora, senza offesa, per me la trama è di una semplicità sconcertante. Lui ama lei ma non sa resistere all'altra, cosicché lei tenta il suicidio (forse) per amore e lui soffre per il rimorso di vederla in coma vegetativo.
    Adesso diciamo pure che una storia semplice può anche risultare bella se fosse scritta bene. Invece per me è scritta in modo molto piatto, direi quasi vetero-adolescenziale, zeppa infarcita di luoghi comuni o espressioni abusate. Non so se volevi raggiungere un effetto realistico, rappresentando una psicologia "semplice" come quella che si finisce per attribuire inevitabilmente al narratore. Fatto sta, però, che il tutto rasenta la banalità più assoluta.
    Sono andato avanti nella lettura sperando in un colpo di scena, che invece non è mai arrivato e piattezza e previdibilità hanno dilagato nel finale, imperando sovrane.
    Non posso darti che 1.
    Adesso vado a leggere i commenti degli altri per capire cosa invece è piaciuto oppure dove ho sbagliato io.
    Ciao




    Edited by giandorighi - 9/8/2009, 23:49
     
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  13. Daniele_QM
     
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    CITAZIONE (giandorighi @ 9/8/2009, 23:27)
    Ciao.
    Commento il tuo racconto con un certo imbarazzo, perché capisco che dopo voti tanto lusinghieri ti dispiaccia di riceverne uno non positivo. Ma tant'è.

    Figurati, il mondo è bello perché è vario.

    CITAZIONE
    Mi sembrerebbe assurdo d'altra parte censurarmi solo perché mi sento voce fuori dal coro

    il fatto che la tua sia una voce fuori dal coro può essere solo un sollievo per me, a ognuno i suoi gusti. Sarei presuntuoso se pensassi di piacere a tutti quelli che mi leggono.

    Edited by Daniele_QM - 10/8/2009, 00:53
     
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  14. sgerwk
     
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    Voto 3 perché il racconto è scritto molto bene, anche se la storia di per sé non mi sembra particolarmente originale. Il racconto ha più o meno tutto quello che serve: il linguaggio è a posto, l'ambientazione e i personaggi ci sono, la struttura degli eventi funziona, e il finale conclude bene il racconto. Il problema è un'aria di "già visto" a livello di trama: uomo ricerca donna di cui è stato innamorato in passato e trova che è morta, qui con la variante del coma permanente invece della morte.

    Ti segnalo alcune cose che ho notato; alcune sono più che altro mie opinioni.

    gota -> guancia (gota mi sembra un termine desueto che stona a livello stilistico)

    "Gran Raccordo Anulare": Grande

    discografiche: mi sembra ridondante

    "Provo a cambiare sintonia": frequenza, non sintonia

    "Spengo l'autoradio" la radio (ridondante)

    "mi sono capitate delle coincidenze, in linea di" virgola -> punto

    "realizzo che Ostia non è poi così lontana.[a capo] D'altronde è passato un anno.": qui "d'altronde" mi stona, sembra che faccia riferimento al fatto che Ostia non è lontana

    "convincermi a comprarmi": comprare

    "È fatta" questa frase mi sembra fuori posto

    "insieme che adesso, il filo da": la virgola non ci va (oppure ce ne va una dopo "riavvolgere")

    "a un certo punto, io" toglierei la virgola, o ne metterei una prima di "a un certo"

    "Un bastardo": mi sembra un termine poco usato, al giorno d'oggi

    "E lei chi sarebbe?" a una prima lettura avevo capito che era Arianna a parlare; forse ci andrebbe l'attribuzione

    "davanti alla mia ragazza": io qui direi "Arianna", a costo della ripetizione

    "Laura mi afferra per il collo": per il dietro del collo, presumo? scritto così sembra che lo abbia preso alla gola

    "insieme a Manuel,che la sta": spazio dopo la virgola

     
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  15. Daniele_QM
     
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    Grazie anche a te Marco per i commenti, alcuni li ho trovati più che giusti e ho provveduto ad aggiustare. :D
     
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20 replies since 1/8/2009, 17:26   558 views
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