La stirpe dell\'angelo caduto
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La stirpe dell\'angelo caduto

papaditi -

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  1. papaditi
     
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    593 a. C. Mesopotamia
    La piccola carovana era giunta quasi a portata di voce delle sentinelle.
    – Pensi che ci faranno passare?
    L’uomo che si faceva chiamare Evoid aveva l’aria tranquilla di chi è sicuro di non correre rischi, ma il suo servo Xmeres non altrettanto.
    – Stai tranquillo. Nimrod ha bisogno di tutta la manodopera disponibile e ogni straniero che voglia lavorare alla Torre è ben accolto.
    A quel punto Xmeres non riuscì più a trattenere la curiosità.
    – Scusami mio signore. Io sono solo un servo ignorante, non capisco proprio: tu che sei così ricco da poter comprare me dal mercante di schiavi persiano e ti muovi su cavalcature degne di un re, perché vuoi a tutti costi andare a lavorare alla Torre?
    Evoid sorrise accondiscendente. Il suo profilo affilato lo faceva somigliare ad un falco e gli occhi chiari, mai visti da quelle parti del mondo incutevano timore a chiunque li incrociasse.
    – Non ho mai detto che volevo lavorare come operaio. Il fatto che abbiano bisogno di braccia ci permetterà solo di entrare facilmente.
    Queste parole non tranquillizzarono il povero Xmeres, che rimase in silenzio attendendo il vaglio dei soldati di Babilonia. Come aveva previsto Evoid, le sentinelle non interferirono, anzi li indirizzarono al punto di reclutamento più vicino. Da quando era cominciata la costruzione della Torre, i wardu, gli schiavi catturati nelle guerre o venduti alla nascita dalle famiglie più povere, non bastavano più. Così Nimrod, sovrano assoluto e rifondatore del Regno di Babilonia, aveva dovuto introdurre la nuova categoria: quella dei costruttori pagati. Erano dei mushkin, cioè degli uomini liberi di basso rango che, in questo modo, guadagnavano meglio che coltivando i loro miseri appezzamenti e che quindi affluivano da tutto il regno ed oltre. Molti ricchi signori stranieri che possedevano un consistente numero di schiavi, inoltre, avevano trovato più conveniente affittare il lavoro delle loro proprietà piùttosto che venderle definitivamente ed era proprio ad uno di essi che si era ispirato Evoid per entrare a Babilonia.
    Aveva saputo che tra gli awilu, gli uomini di rango più elevato, era serpeggiato un certo malcontento a causa di alcuni mushkin arricchiti a tal punto da poter competere con loro. Ed erano loro che voleva incontrare.
    Dentro alle mura, all’ombra della Torre, l’attività era frenetica. Operai, mercanti, avventurieri provenienti da ogni dove affollavano le strade, vendevano le loro merci e riempivano le locande per riposare, bere birra e sperperare denaro con donne e giocando a dadi. Evoid era impressionato. Aveva dato un’occhiata al centro di reclutamento: la paga era buona e il lavoro era suddiviso in turni tali che non sfiancavano gli operai permettendo una resa superiore a quella dello sfruttamento esasperato, tipico delle culture schiaviste primitive. Non solo, ma i turni si protraevano anche alla notte. Questo implicava un sistema d’illuminazione che copriva tutta la Torre.
    Nimrod, così si faceva chiamare l’Avversario in quel luogo, era riuscito a sfruttare tutte le risorse del regno, in quel momento, più potente della pianeta per un unico scopo: il suo. Questo, anche in una cultura arretrata come quella della Terra poteva dare frutti molto pericolosi. Il suo Intervento, nonostante le limitazioni imposte dalle leggi del Popolo, era inevitabile. Evoid si diresse con il suo servo verso il quartiere degli awilu.
    – Dove ci rechiamo, mio signore? – chiese Xmeres rinfrancato dal fatto di non dovere aver altri rapporti con le guardie della città.
    – A cercare alleati. – rispose Evoid.

    Occorsero sei mesi ad Evoid per alimentare l’odio degli awilu ad un punto tale da spingerli a ribellarsi al proprio sovrano, durante i quali s'insinuò nell'aristocrazia babilonese come tarlo nel legno secco. Preparò con cura ogni mossa fino al momento fatidico.
    La nebbia si ritirava verso i grandi fiumi lasciando filtrare la luce rossa del sole del mattino. Presto sull’immensa torre, quasi ultimata, le torce dei turni di notte si sarebbero spente.
    Il giorno fissato per la rivolta era iniziato.
    Duemila guerrieri persiani, promessi da Evoid ai suoi alleati, erano accampati a sud della città in attesa del segnale, mentre cinquecento mercenari assoldati dagli awilu, erano pronti nei loro alloggi a scattare come lupi sulla preda.
    Il palazzo di Nimrod era posto ai piedi della grande Torre e secondo alcuni, che vi avevano lavorato, esisteva un tunnel sotterraneo che collegava le due costruzioni. Il compito di Evoid era trovare la stanza alla fine di quel tunnel e distruggere il suo contenuto.
    Xmeres era salito lentamente sulla torre. Prese il bellissimo specchio intarsiato che gli aveva consegnato il suo padrone e iniziò a fare segnali verso sud.
    Duemila furie si abbatterono sulle porte meridionali della città che gli awilu avevano fatto in modo rimanessero sguarnite. In pochi attimi i mercenari si unirono ai soldati stranieri dirigendosi verso il Palazzo. La resistenza offerta dalla Guardia Imperiale fu minima. Evoid a capo di un plotone di uomini scelti era davanti a tutti, percorreva i corridoi ad una velocità folle alla ricerca del cuore di quel labirinto. Stanze suntuosamente arredate, fanciulle urlanti, tesori provenienti da ogni terra si susseguivano come immagini di un gigantesco caleidoscopio. Ogni porta aperta dava su altre stanze ma Evoid era preparato, conosceva a memoria la pianta del palazzo e sapeva che stava procedendo nella giusta direzione.
    Ciò che lo preoccupava era la Sua assenza, sperò ancora una volta di non essere arrivato troppo tardi. Finalmente giunse nella sala del trono. Era completamente deserta, due grandi colonne ricche di ornamenti d’oro e smalti erano poste ai due lati del seggio regale. Con i suoi uomini si diresse verso la colonna a destra e usando la spada trovò una fessura tra gli intarsi che cercò di allargare. Subito si rivelò una piccola porta. Passarono uno alla volta in uno spazio angusto e buio sempre pronti a respingere qualsiasi imboscata. Il cunicolo scendeva ripido. All'improvviso un fioco bagliore che proveniva dal fondo rese possibile distinguere le sagome dei guerrieri che aveva alle spalle.
    – Ecco il tunnel – disse sbucando in una camera larga in cui quattro torce alla parete quasi lo accecarono – Due rimangano qui di guardia, chiunque scende dalla scala deve essere ucciso, non fate domande. La sola risposta che otterreste è la morte.
    Ripartì di corsa con gli altri quattro guerrieri nel corridoio buio che proseguiva, non doveva essere più lungo di cento metri, infatti poco dopo si ritrovarono in un’altra stanza illuminata da quattro torce. Questa volta però c’era anche una porta di metallo che non mostrava nessuna serratura nè sistema di apertura. Evoid ci si appoggiò cautamente, provò a spingere senza risultato alcuno. Da un piccolo compartimento nascosto dello scudo che reggeva con la sinistra estrasse una specie di argilla.
    – Allontanatevi nel corridoio.
    I quattro che erano con lui non erano tipi che discutevano gli ordini. Senza perdere tempo sparirono nel corridoio. Un grande boato squassò tutta la struttura facendo scendere sulla loro testa qualche calcinaccio. Corsero a vedere, ma non fecero in tempo a chiedersi di quale magia era dotato il loro capo perché la porta era stata divelta e mostrava qualcosa di assolutamente strabiliante. Una stanza sferica perfetta, tappezzata da metallo. Al centro posato su una colonna, sempre di metallo, un contenitore mandava strani bagliori.
    – Fuori di qua, subito, raggiungete gli altri due.
    Erano umani, non dotati, come lui, di un sistema immunitario rigenerativo ed Evoid non voleva che assorbissero troppe radiazioni. Si avvicinò con cautela alla colonna centrale, la navicella, ovoidale, era posizionata venti metri più in alto, completa di scudo termico costituito da tanti tasselli di una strana ceramica verde nella parte inferiore. Mancava solo un piccolo quantitativo di materiale fissile per raggiungere la massa critica e un’esplosione nucleare avrebbe spedito quella rudimentale astronave nello spazio. Per un attimo provò ammirazione per la mente che aveva creato tutto ciò. Era la terza volta che erano costretti ad intervenire. In centomila anni nessuno degli altri Ribelli che avevano sfidato il Signore era arrivato a tanto. Un urlo soffocato lo strappò dai suoi pensieri, i sei guerrieri lasciati di guardia erano gli esseri umani di gran lunga più pericolosi del loro tempo per forza, agilità e astuzia, ma contro l’Avversario ciò non bastava ed Evoid seppe di averli condannati a morte nel momento stesso in cui li aveva scelti.
    Voltandosi verso la porta divelta lo vide.
    Indossava l’armatura imperiale e dalla spada sguainata grondava il sangue dei suoi uomini.
    – Siete tornati! - La Sua voce potente aveva un tono sarcastico. – Questo significa che mi state sorvegliando costantemente, solo così potevate sapere che sarei riuscito a fuggire. Dovrei esserne lusingato, ma… la direttiva che vi impone di non interferire su un pianeta di esseri intelligenti che fine ha fatto?
    Evoid si spostò preparandosi a combattere. – Gli umani sarebbero ancora semplici primati.
    Lui scosse la testa. – Siete abili ad aggirare le vostre stesse regole.
    Poi come se solo in quel momento intuisse la verità.
    – Anche duemilaquattrocento anni fa siete stati Voi! Il meteorite che ha provocato milioni di vittime, con l’Immane Onda, l’avete spinto Voi contro la Terra!
    Evoid sapeva che era vero. – Stavi per fuggire e abbiamo dovuto agire in fretta. Questa volta ti fermeremo senza troppi… danni collaterali!.
    L’attacco arrivò impetuoso e rapido come l’onda di un fiume in piena. La spada dell’Avversario si schiantò sullo scudo e andò in mille pezzi.
    – Anche le tue armi sono false!
    Evoid approfittò della sua superiorità per menare un fendente con l’affilatissima spada che come lo scudo era di titanio. Un essere umano non avrebbe avuto scampo, ma Nimrod, così l'Avversario si faceva chiamare a Babilonia, al pari suo non era umano e la velocità che possedeva era inimmaginabile. Il colpo andò a vuoto e una mano guantata fendette l’aria fermandogli il braccio armato, l’altra, liberatasi dell’inutile elsa, si avventò verso il suo viso come un cobra del deserto.
    – Sei mio, servo del Signore!
    Spostò indietro il busto attutendo l’urto altrimenti terribile, lo scudo era diventato un intralcio, l'istinto lo spingeva a colpire con una ginocchiata, ma Nimrod ridusse ancora la distanza tra i corpi ed impedì di imprimere forza sufficiente. Continuava a bloccargli la mano con la spada, alla fine riuscì a liberarsi saltando in alto e ruotando su se stesso.
    Si immobilizzarono uno di fronte all’altro, sembravano due statue di divinità guerriere.
    Evoid non doveva ucciderlo, non poteva per non incorrere nella stessa pena che doveva scontare l'Avversario. Doveva ridurlo all’impotenza e distruggere tutto quello che poteva servire a liberarlo dal pianeta. La spada in titanio cominciò a roteare velocissima, conosceva tutte le tecniche più sofisticate di combattimento e sapeva che l’Avversario, che aveva assunto una posizione difensiva, non era meno preparato di lui. La lama opaca guizzò tra i fiochi bagliori generati dal materiale radioattivo incontrando il braccio teso a proteggere il viso. L’arto, tagliato di netto, schizzò verso l’alto. Non era ancora ricaduto che i vasi sanguigni recisi del moncherino erano collassati bloccando l’emorragia. Il viso di Nimrod mostrava tutto il dolore che provava, ma la sua voce era ancora possente.
    – Non potrete impedirmi di tornare per sempre! – disse, trovando un nuovo equilibrio per fronteggiare il suo nemico. - Gli umani progredirano e voi non potrete più fermarli!
    Evoid fintò alla sua destra approfittando del lato sguarnito, ma a metà dell’affondo ruotò su se stesso abbassandosi per colpire la gamba destra dell’Avversario. Anche in questo caso il taglio fu netto. Nimrod cadde con un urlo lacerante, ma poi riprese a parlare.
    -...e quando tornerò alla testa del mio nuovo esercito il Signore soccomberà!
    Evoid non perse tempo e affondò la spada nella cassa toracica e la scena si cristallizzò in quel attimo che segue sempre l’azione decisiva.
    Il combattimento si era svolto ad una velocità inumana ed anche se molto breve, aveva assorbito quasi tutte le sue energie. Ora doveva ripulire la zona. Un piccolo contenitore di metallo alla cintola del corpo di Nimrod attirò la sua attenzione, per un momento pensò di utilizzarlo, ma un esplosione nucleare avrebbe significato un mare di radiazioni in quella zona ed era già nauseato dal troppo sangue versato. Prese la scatola e le parti del corpo del Nemico e si avviò. Avrebbe provveduto ad eliminare l’installazione con qualcosa di meno pericoloso. Anche questa volta Lo aveva fermato, ma per quanto? Le sue ultime parole potevano essere una previsione attendibile di ciò che sarebbe accaduto o erano solo e farneticazioni di chi sa di essere ormai sconfitto? L'Avversario era già stato un nemico pericoloso per il Signore e farlo precipitare su quel pianeta primitivo poteva non essere una punizione sufficiente o abbastanza sicura.
    Evoid non aveva risposte, ma sapeva che lui avrebbe sempre eseguito la Volontà del Signore!

    Edited by papaditi - 15/7/2009, 14:48
     
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  2. shivan01
     
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    ciao
    ti chiederei di presentarti nella sezione "Benvenuti". La trovi in cima, o quasi, alla homepage del forum. Dicci qualcosa di te.

     
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  3. papaditi
     
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    Ti ringrazio e mi scuso, sono totalmente inesperto e sto annaspando per la prima volta in un forum!! :huh:
     
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  4. papaditi
     
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    Fatto! Una prima presentazione, non so quanto deve essere approfondita, ma per ora non posso aggiungere altro devo andare!
     
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  5. shivan01
     
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    ottimo
    bene così
     
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  6. Daniele_QM
     
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    Che il racconto sia parte di qualcosa di molto più ampio, si intuisce. Tutta la parte iniziale è stracolma di informazioni che fanno collassare la lettura. Ho trovato faticoso leggere il blocco che hai scritto senza distrarmi. Forse è la mancanza di un preambolo che crei curiosità prima, forse il fatto di non aver diluito quelle informazioni all'interno di una scena d'azione o di movimento. Anche la parte finale, dove finalmente assistiamo in presa diretta a degli eventi, risulta appesantita da quel "non sapere" esattamente il come e il perché della vicenda.
    Il mio voto è 2 ma sono sicuro che sistemato a dovere, dandogli la forma di un racconto (ora è più un riassunto con scena finale aggiunta) sarebbe un buon pezzo.
     
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  7. Alessanto
     
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    Ho letto interessato solo il primo paragrafo quanto il dialogo rendeva meno monotona la descrizione. Poi tendevo a saltare per vedere cosa succedeva dopo. Interessante la scena di combattimento (piccola curiosità GDRista?) ma purtroppo poco altro.
    Non ho empatizzato con i personaggi (un pò col servitore, forse) tutto è troppo raccontato.
    Eufoniche e avverbi in -mente a tempesta. Occorre eliminarli.
    Non posso andare oltre l'1. Mi dispiace.

    A rileggerti!
     
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  8. marramee
     
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    L'ho trovato un po' troppo pesante, più in stile "riassunto" che racconto. Troppe informazioni condensate insieme, e comunque non abbastanza per risultare fluido e comprensibile.

    Voto: 1 (purtroppo)
     
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  9. papaditi
     
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    Dal regolamento ho visto che si può correggere il titolo e il testo, eventualmente si può ritirare tutto il racconto e sostituirlo con un'altro? E se si, come i fa?
     
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  10. papaditi
     
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    CITAZIONE (Alessanto @ 9/7/2009, 17:22)
    Ho letto interessato solo il primo paragrafo quanto il dialogo rendeva meno monotona la descrizione. Poi tendevo a saltare per vedere cosa succedeva dopo. Interessante la scena di combattimento (piccola curiosità GDRista?) ma purtroppo poco altro.
    Non ho empatizzato con i personaggi (un pò col servitore, forse) tutto è troppo raccontato.
    Eufoniche e avverbi in -mente a tempesta. Occorre eliminarli.
    Non posso andare oltre l'1. Mi dispiace.

    A rileggerti!

    Ho scoperto che quote è la citazione, sto imparando!
    Posso chiederti cosa significa GDRista?
    Concordo con le critiche e se si potesse vorrei sostituire il racconto con un'altro, ma non so come chiederlo ai capi!!! :wacko:
    saluti
     
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  11. esimon
     
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    Ciao,
    per quel che ne so, puoi modificare il racconto sino al 20 ma non sostituirlo con un altro. Ti consiglio comunque di rivolgerti ai moderatori (Jakken e Silente), con un PM. Ti risponderanno senz'altro.
    Spero di esserti stato utile.
    Simone
     
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  12. Jakken
     
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    @papaditi: abbiamo preso in esame la tua richiesta. In serata, al massimo, diamo risposta definitiva.
    Ciao.
     
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  13. papaditi
     
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    Grazie, aspetto!!!
    E se mi date il via domani mattina provo a fare il cambio, anche se non sono sicuro di sapere come cancellare o intervenire sul vecchio sondaggio :(
     
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  14. Jakken
     
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    Ciao papaditi.
    Riteniamo che chi posta un racconto ne sia soddisfatto e/o comunque abbia voglia di ricevere pareri per migliorarlo. Pertanto, la tua richiesta non può essere accolta.
    Se non sei convinto del tuo racconto puoi sfruttare USAM a tuo vantaggio.
    Avrai di sicuro altri pareri e il tuo racconto ne gioverà comunque.
    Dai! Questo mese è di rodaggio...
    Ciao ^_^
     
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  15. papaditi
     
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    Va bene, anche se continuo a non capire come fare a modificare il racconto dopo che è stato postato.
     
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26 replies since 8/7/2009, 17:19   353 views
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