PROMESSE
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PROMESSE

di Paolo Azzarello - 8300 caratteri

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  1. MisterEcho
     
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    Rispolvero questo raccontino (leggermente modificato) per USAM. Sono ancora in tempo, vero?
    Questo racconto non è sensibile, quindi si aspetta critiche selvagge, consigli, i soliti colpi di machete, roba così, insomma.


    PROMESSE





    Quando decisi di seguire l’Uomo Lucertola nel suo folle viaggio, avevo un forte mal di testa e avrei preferito continuare a dormire. Ma si trattava di un amico vero, dell’unico amico che avessi mai avuto in tutta la mia vita, e mi sembrava doveroso stargli vicino.
    L’Uomo Lucertola guidava il camper rubato al Circo, artigliando il volante con una mano e appoggiando l’altra sulla leva del cambio e, a ogni sobbalzo, faceva ciondolare quella sua testa sottile come se volesse staccarsela dal collo.
    Non mi ricordavo il suo vero nome. Forse non me lo aveva mai detto o forse io non glielo avevo mai chiesto e comunque, per tutti quelli del Circo, era sempre stato l’Uomo Lucertola e a me andava bene così.
    «Ogni promeffa… », attaccò, con quella sua voce sibilante. I suoi genitori – mi aveva raccontato – gli avevano tagliato la punta della lingua con un paio di cesoie quando era ancora in fasce. Da allora, aveva qualche difficoltà a parlare.
    «… è debito», conclusi io, con uno sbuffo. Era più o meno la centesima volta che lo ripeteva da quando ci eravamo messi in viaggio, quella mattina, e la cosa cominciava a innervosirmi.
    L’Uomo Lucertola annuì vigorosamente e la sua pelle squamata, colpita dai raggi del sole attraverso il parabrezza, mandò strani riverberi. Per un attimo, mi sembrò quasi un uomo normale e provai compassione per lui.
    «F-fpe. F-ffffpe… », cercò di dire.
    «Specie se fatta a una persona in punto di morte», gli venni in soccorso. «Già. Così dicono.» Mi seccava ripetergli che, secondo me, aveva una visione un tantino distorta dell’accaduto, perciò inghiottii la mia risposta e tornai a fissare il paesaggio che scorreva veloce, alla mia destra.
    L’Uomo Lucertola fece uno strano verso con la gola, poi lo sentii annuire, soddisfatto.
    Penso che fosse contento di avere un compagno con cui parlare – o con cui tentare di parlare – perché spesso mi capitava di vederlo digrignare i denti nell’imitazione di un sorriso, catturando la sua espressione nel riflesso del finestrino.
    «Quanto manca?» chiesi, controllando l’orologio. Me ne pentii subito. Ascoltarlo farfugliare frasi incomprensibili era l’ultima cosa che volevo. Per lo meno non prima di un buon caffè.
    «Ff-fia. F-fia… », si sforzò lui, strabuzzando gli occhi e sputacchiando saliva sul cruscotto.
    «Lascia stare», lo interruppi. «Non mi interessa più.»
    Accesi la radio, sintonizzandola su una stazione rock, e cercai di rilassarmi.
    Per un attimo, decisi di non pensare più a niente. Avrei voluto trovarmi lontano, ad anni luce di distanza, in un posto caldo e silenzioso. Da solo.
    E in un futuro più o meno prossimo ci sarei andato, ne ero sicuro.
    Ma prima dovevo aiutare l’Uomo Lucertola. In un certo senso, anch’io avevo fatto una promessa. La notte prima, quando tutte le luci del Circo si erano spente, gli avevo detto che gli sarei stato vicino, che l’avrei aiutato a fare quello che doveva fare. A questo servivano gli amici, no?
    Lui aveva annuito e aveva cercato di dire qualcosa senza riuscirci. Quindi si era limitato ad abbracciarmi, tenendomi stretto tra quelle braccia ruvide e verdastre.
    Sembravano passati secoli e invece eravamo in viaggio solo da poche ore e i ricordi erano come un velo d’ombra sospeso sopra la mia testa.
    Ricordavo l’Uomo Lucertola che rubava le chiavi e, appoggiando un dito alle labbra, mi faceva segno di salire sul camper.
    Ricordavo la prima parte del percorso, a fari spenti per paura che qualcuno ci vedesse.
    Ricordavo quell’autostoppista così carina, ferma sul ciglio della strada mentre la luce del mattino iniziava a spennellare di ambra e di velluto il paesaggio e ricordavo anche fin troppo bene la faccia dell’Uomo Lucertola, quando abbiamo caricato la ragazza a bordo.
    La ragazza. Già.
    Mi voltai e vidi il sacco a pelo che ci eravamo portati dietro, srotolato come un sudario. La testa mozzata mi fissava con aria accusatrice. Le braccia e le gambe, tranciate di netto, erano poco distanti, ammucchiate le une sulle altre come ceppi di legno da ardere. Una macchia di sangue quasi rappreso impregnava il sacco a pelo e – me ne accorsi solo in quel momento – emanava un odore nauseante.
    Trattenni un conato di vomito e mi passai una mano tra i capelli sudati.
    Non avrei mai dovuto farlo. Non avrei dovuto seguire quel folle in un’avventura così assurda e malata.

    «Dove f-ftai andando?» aveva esordito l’Uomo Lucertola. Il difetto di pronuncia era solo accennato.
    «Barcellona.»
    «Non proprio girato l’angolo, eh?» Aveva sorriso e lei si era fidata di quel sorriso. Un sorriso che, evidentemente, le aveva fatto dimenticare tutto il resto.
    «Questa è la mia terza tappa in autostop. Conto di arrivarci in almeno altre dieci riprese.»
    «Ti prometto che ti porteremo noi fino a Barcellona», le aveva detto battendosi una mano sul petto e spostando il peso del corpo sul sedile, prima di saltarle addosso e affondare i denti nel suo collo; prima di staccare brandelli di pelle e carne a ogni morso, mentre il sangue sgorgava dalle ferite e gli annaffiava la faccia come un idrante fuori controllo.

    Ti prometto che ti porteremo noi…
    «Ogni promeffa è… » cercò di dire l’Uomo Lucertola, come se avesse catturato i miei pensieri, inclinando la sua testa da rettile.
    Fu come se avesse azionato un interruttore nella mia testa.
    Tutto d’un tratto, la rabbia mi montò dentro, quasi stordendomi. «Stupido figlio di puttana, fanculo la tua promessa», sbottai, sputandogli in faccia tutto il mio disprezzo. «Sei tu che l’hai ammazzata. Tu l’hai fatta a pezzi. Tu, tu, tu. Pazzoide schizzato che non sei altro.»
    Lo afferrai per il collo e cominciai a tirarlo verso di me, scuotendolo come se fosse una pianta carica di frutti.
    Ero fuori di me.
    Il camper cominciò a sbandare a destra e a sinistra. L’Uomo Lucertola cercava di lottare per riprenderne il controllo ma io ero come impazzito. Continuavo a strattonarlo e a tempestare di pugni e schiaffi quella sua faccia appuntita e squamosa e a ogni colpo il veicolo sbandava sempre di più, in uno stridere di pneumatici e colpi di clacson delle auto sull’altro lato della carreggiata.
    Con la coda dell’occhio notai gli arti amputati del cadavere sparpagliarsi per tutto l’abitacolo, come serpenti impazziti. Afferrai al volo una gamba e, impugnandola per la caviglia, iniziai a picchiarla sulla testa dell’Uomo Lucertola come se fosse una clava. Schizzi di sangue annaffiarono il parabrezza e le braccia protese di quel mostriciattolo verde che fino a poco prima consideravo il mio miglior amico.
    «Bastardo!» urlai, gli occhi iniettati di odio. «Sei solo uno stupido bastardo.»
    L’Uomo Lucertola stava arrancando sotto i miei colpi, cercando di difendersi ma non riuscendoci, quando le ruote persero aderenza con l’asfalto e un sobbalzo improvviso mi catapultò all’indietro.
    Il camper aveva finito la sua corsa contro un albero.





    * * *




    Sono passati cinque giorni dall’incidente con l’Uomo Lucertola. O forse cinque anni, non ricordo.
    Stare qua dentro ti fotte il cervello. È come se te lo scavassero, te lo prendessero tra le mani e, quasi fosse una palla di acqua e farina, iniziassero a impastartelo per benino.
    Non è una sensazione piacevole, a volte fa male.
    Ancora qualche annetto e poi dovrei uscire, dicono. Se tutto va bene.
    Se le medicine non mi ammazzano prima.

    Sento la porta della cella d’isolamento aprirsi con un cigolio che, nelle mie orecchie, ha il suono di unghie sulla lavagna.
    La mia testa è sempre più pesante, la sento gonfiarsi a dismisura.
    «Dobbiamo proprio farlo?» chiede una guardia.
    Questa volta sono in due. C’era da aspettarselo.
    La luce intensa mi ferisce gli occhi come una manciata di aghi ghiacciati. Vorrei urlare ma non riesco e mi limito a sbavarmi sulla camicia.
    Medicine del cazzo.
    «Ordini del direttore», commenta l’altra. Ha una voce talmente acuta che mi fa stridere le orecchie.
    «Tu gli tieni la testa e io lo medico.»
    Metto una mano davanti alla faccia per proteggermi. La luce mi sta entrando dentro. Mi invade.
    Sento delle dita scivolarmi sulla faccia, afferrarmi la bocca e stringere.
    «Come cazzo gli è successo?» domanda una delle due guardie, schifata.
    Ora le voci sono ovattate, distanti. Faccio quasi fatica a distinguere le parole.
    «I suoi genitori», sento rispondere, prima di ripiombare nel mio mondo di sogni psichedelici. «Quei pazzi gliel’hanno tagliata con una cesoia quando era ancora in fasce.»
     
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  2. sgerwk
     
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    Ci sono alcune cose non chiare:

    1. Perché l'uomo lucertola uccide? C'è un motivo particolare oppure lo fa perché lo fa?

    2. Perché il protagonista cambia idea? Prima gli lascia uccidere la ragazza, poi lo segue in un viaggio verso Barcellona, poi tutto a un tratto dà di matto e lo picchia, mandandolo fuori strada.

    3. Forse ho questi dubbi perché non ho capito il finale: il protagonista è l'uomo lucertola stesso?

    Per il resto, il racconto è scritto abbastanza bene. Buona l'ambientazione. Qualche commento su punti particolari:

    "Quando decisi di seguire l'Uomo Lucertola nel suo folle viaggio, avevo un forte mal di testa e avrei preferito continuare a dormire." qui la prima parte non sta bene con la seconda; forse sarebbe meglio "quando l'uomo lucertola mi chiese di seguirlo nel suo folle viaggio..."

    "come se fosse una clava" non vedo che in che altro modo

    "ma non riuscendoci": secondo me, "senza riuscirci" suona meglio

    "Vorrei urlare ma non riesco e mi limito a sbavarmi sulla camicia." qui e in altri punti spezzerei la frase in due: "Vorrei urlare ma non ci riesco. Mi limito a sbavare sulla camicia."

    Ti avrei dato 3 se il finale fosse stato più chiaro.

    Voto: 2
     
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  3. MisterEcho
     
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    Rispondo in spoiler

    SPOILER (click to view)
    1. No. Non c'è un motivo particolare. Uccide e basta. Penso che sia la pazzia a spingerlo :sunglass:

    2. Sempre la pazzia.

    3. Esatto. :sisi: Il protagonista è l'Uomo Lucertola. Pensavo che si capisse senza troppi problemi ma mi sa che toccherà cambiare qualcosa, allora :azz:

    Grazie della lettura e del commento.
     
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    Losco Figuro

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    Prima qualche appunto

    CITAZIONE (MisterEcho @ 9/6/2009, 17:56)
    «Ogni promeffa… », attaccò, con quella sua voce sibilante.

    Qui, come anche in seguito, non ci vuole lo spazio prima della chiusura dei caporali.

    CITAZIONE (MisterEcho @ 9/6/2009, 17:56)
    ricordavo anche fin troppo bene la faccia dell’Uomo Lucertola, quando abbiamo caricato la ragazza a bordo.

    Perché hai cambiato tempo verbale? "avevamo", non "abbiamo"

    SPOILER (click to view)
    Il racconto è giocato molto sul finale, ben riuscito, ma è la parte iniziale che non convince troppo, soprattutto il viaggio (Dove stanno andando? Per quale ragione? Un minimo accenno non farebbe male).
    È anche troppo brusco il passaggio da "OK, l'hai uccisa, chissenefrega" a "Pazzo scellerato l'hai uccisa". Non c'è costruzione, il protagonista sembra cambiare atteggiamento di punto in bianco senza una causa scatenante.
    Sì, è anche possibile, del resto è pazzo, ma nella lettura la cosa è spiazzante.
    Così come non si capisce perché uccida la ragazza. Va bene, è pazzo, capito, ma anche così la cosa non appare giustificata, sembra che la uccida soltanto perché serve alla trama che l'abbia fatto. Anche un pazzo non è che all'improvviso prende e uccide a sangue freddo perché gli va, senza averlo mai fatto, o tentato/pensato di farlo in passato (e se l'ha fatto, anche qui qualche accenno non guasterebbe)


    L'idea sarebbe anche da 3, per quanto sopra mi limito a un 2 ^_^
     
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  5. Piscu
     
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    non è male. sicuramente scritto bene, procede con un ritrmo tanquillo pur con dei momenti carichi di tensione. però qualche dubbio sulla trama rimane.

    per esempio:

    perché l'uomo lucertola si chiama così? accenni alla "pelle squamosa", fa quasi pensare a un mutante o roba del genere... forse dovresti specificare meglio che aspetto abbia.
    dici che ha un difetto di pronuncia perché i genitori gli hanno mozzato un pezzo di lingua. è verosimile questa cosa? tempo fa avevo letto che anche rimuovendo solo la punta si diventa quasi muti. anche se non è così, siamo sicuri che il "difetto" risultante sia la S pronunciata come F? (pignolerie, mi rendo conto, ma la storia deve essere il più coerente possibile).
    sono anch'io perplesso sulle motivazioni del protagonista. la semplice giustificazione "è pazzo" è un po' scialba. altrimenti io riempio i miei racconti di "pazzi" così posso far fare loro qualsiasi cosa. un minimo di motivazione secondo me ci vuole (ma proprio un minimo, del tipo la ragazza che non gli stringe la mano perché gli fa schifo).
    il finale non mi ha entusiasmato, forse perché l'ho già visto molte volte (poche settimane fa ho visto un film francese "alta tensione", che finisce proprio così) e l'avevo intuito già dopo il cambio di scena. ma direi che comunque puoi lasciarlo così.

    "cercando di difendersi ma non riuscendoci"
    questa frase mi sembra un po' allitterata, con tutti quegli "nd", ha quasi una cadenza musicale. la rigirerei un po'.


    il voto sarebbe 2.5. spero non dispiaccia se arrotondo per difetto, ma come ho spiegato la trama non è del tutto convincente.
     
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  6. Daniele_QM
     
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    Mi è piaciuto. L'ho trovato scritto molto bene ed è senza grosse sbavatura. La trama secondo me è chiara anche se - piccolo appunto - sarebbe stato quasi più interessante se l'uomo lucertola fosse stato reale.
    Dovresti dire di più su di loro/lui, sul Circo, cui sembra che appartenga/no.
    Ecco, forse questa è la parte che fa perdere valore al pezzo, non c'è un background, ma solo quella situazione lì.
    Comunque è un 3.
     
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    Losco Figuro

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    CITAZIONE (Piscu @ 10/6/2009, 09:47)
    dici che ha un difetto di pronuncia perché i genitori gli hanno mozzato un pezzo di lingua. è verosimile questa cosa? tempo fa avevo letto che anche rimuovendo solo la punta si diventa quasi muti. anche se non è così, siamo sicuri che il "difetto" risultante sia la S pronunciata come F? (pignolerie, mi rendo conto, ma la storia deve essere il più coerente possibile).

    Quasi muti direi di no, specie non con la sola mancanza della punta, ma credo che il problema più grosso sarebbe pronunciare la R, più che la S
     
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    Amante Galattico

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    Ciao,

    sto leggendo tutti i più corti per problemi di tempo... ma dovrò fare anche gli altri!
    OK, questo però non ti interessa :))) quindi "a noi!"
    SPOILER (click to view)
    Stile: secondo me è ben curato; il racconto è molto piacevole e scorrevole da leggere. Forse andrebbero limati alcuni incisi che tendono a dettagliare troppo, ma che alla fine spezzano la frase.
    Tipo: "...artigliando il volante con una mano e appoggiando l’altra sulla leva del cambio e, a ogni sobbalzo, faceva ciondolare quella sua testa sottile come se volesse staccarsela dal collo." che preferirei più in "...artigliando il volante con una mano e appoggiando l’altra sulla leva del cambio. A ogni sobbalzo faceva ciondolare quella sua testa sottile come se volesse staccarsela dal collo."
    Però sono anche io che ultimamente trovo difficoltosi gli incisi....
    Ci sono dei passaggi molto belli e molti indovinati e i dialoghi (per come sono scritti) mi sono piaciuti molto.

    Idea e trama e personaggi:
    Allora, fino alla conclusione ho trovato molto bella l'ambientazione e i personaggi... l'unico passaggio che trovavo indigesto era sia l'immediatezza (gratuità) dell'omicidio della turista, sia il cambio di atteggiamento del narratore, o meglio, l'atteggiamento altalenante del naratore.
    Poi sono arrivato al finale e mi sono ricreduto. E la gamba in testa te la vorrei dare io.
    La sorpresa finale non regge: la personalità multipla non funziona.
    Soprattutto perché i cambi tra i due aspetti sono troppo repentini, e alcuni passaggi, che sono credibili tra due personaggi (tipo quando guarda l'orologio), risultano forzati sapendo che è uno solo. Non basta usare il fatto che è un pazzo per far passare (agli occhi del lettore) ogni comportamento irrazionale.

    E poi è un'altro dei cliché da cui sembra che non vogliamo staccarci. Possibile che ci siano sempre le impostazioni a "era tutto un sogno" o "erano la stessa persona"... secondo me sminuisce tutto il resto del racconto. In questo caso in maniera paricolare.

    Tu prova a pensare se si scopriva che il narratore, alla fine, era la donna barbuta o l'uomo verme o similari. Avrebbero preso valore tutti i paralleli e tutti i contrasti tra i due. Con un paio di sfumature psicologiche più spiegate veniva fuori un racconto splendido.
    Così mi ha fatto incazzare.
    Ovvio che è la mia opinione.
    Metto 2

    VARIE
    -"al Circo" - va sempre maiuscolo Circo?
    -"gli arti amputati del cadavere sparpagliarsi per tutto l’abitacolo, come serpenti impazziti." - a voler rompere le palle non userei i serpenti, ma qualche altro animale più guizzante. So che i serpenti sono veloci, ma forse non in questo senso d'insieme.

     
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  9. Entropyst
     
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    E' scritto davvero bene, molto immaginifico. Tutto sommato però la trama è schizofrenicamente classica, alla bella scrittura avresti forse dovuto aggiungere un po' di background in più.
    2, ma tutto d'un fiato.
     
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  10. sgerwk
     
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    QUOTE (MisterEcho @ 9/6/2009, 21:04)
    3. Esatto. :sisi: Il protagonista è l'Uomo Lucertola. Pensavo che si capisse senza troppi problemi ma mi sa che toccherà cambiare qualcosa, allora :azz:

    Capire si capisce, solo che poi uno resta un po' cosi' e pensa "si', ma non puo essere, visto che prima il protagonista ha preso l'uomo lucertola a gambate in testa". Cioe', sembra strano si sia menato da solo. Passi per parlare da solo, ma addirittura menarsi :uhm:
     
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  11. domit
     
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    Paolo, ho voglia di picchiarti. (non con un arto della turista, ma con un bel randello.)

    SPOILER (click to view)
    Prima parte fa-vo-lo-sa! Da manuale.
    Nella seconda cambia nettamente il registro, la cura, lo stile, sembra quasi che tu l'abbia scritta in fretta e furia.
    La scrittra è meno fluida, e ci sono costruzioni pesantine. Nulla di che, per carità, ma essendo la prima parte stilisticamente impeccabile, balza all'occhio la differenza con la prima.

    Riguardo ai contenuti: onestamente credevo che la fuga fosse generata da un episodio avvenuto al Circo e non durante il viaggio. L'episodio della turista mi ha lasciata un pò spiazzata, insomma. Mi sembra quasi fuori contesto, messo lì così, senza una motivazione precisa.
    Il finale mi ha lasciato l'amaro in bocca, ad essere sincera. Avrei preferito qualcosa di più originale, anche perchè mina seriamente la credibilità della prima parte. Ultima cosa: ma se la lingua gliel'hanno tagliata da piccolo, ancora ha bisogno di cure?
    Poteva essere un 4 sparato, ma nello stato attuale è un 2. :)
     
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  12. Snow2
     
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    Allora, scritto molto bene, alcune immagini particolarmente riuscite (il narratore che afferra l'uomo lucertola per il collo, scuotendolo come se fosse una pianta carica di frutti, per dirne una).
    Mi è piaciuto molto in modo in cui si risolve il tema della promessa. Davvero strano e inaspettato. Mi è piaciuto al punto che forse l'avrei considerato una buona chiusura generale del racconto.

    Ciò che mi è piaciuto meno è stata la seconda parte, o meglio, lo stacco fra la prima e la seconda.
    Io ho letto la cosa come il fatto che l'uomo lucertola sia un pazzo che soffre anche di un discreto sdoppiamento di personalità, da cui il dialogo nella prima parte.
    Il fatto è che tutto sommato mi ci sono dovuto sforzare, e comunque l'inversione che si ha nella seconda parte lascia un po' straniti. Vedrei bene un'allungatina della prima parte seguita da una seconda più chiara, senza ambiguità. Oppure, ma è un'idea buttata così, fare tutto di filato senza la seconda parte, e inserire in qualche altro modo la rivelazione della "doppia personalità".
    Voto 2
     
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  13. MisterEcho
     
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    Ringrazio tutti per i commenti, davvero. Io non so se riuscirò a essere così preciso e dettagliato come voi; mi piacerebbe ma non ce la faccio proprio a starci dietro.Purtroppo.

    Per rispondere, un pò in generale. Ok, mi avete convinto. Inizialmente pensavo che la storia della doppia personalità funzionasse. Che fosse la giusta quadratura del cerchio, ecco.
    Invece, viste le vostre perplessità, ho dovuto ricredermi. Ora più lo leggo e più mi sembra stupido e raffazzonato, quel finale. Quindi grazie per avermi fatto aprire gli occhi. Mi piace il suggerimento di Snow: l'idea di approfondire il discorso della promessa e costruirci più storia attorno. Penso proprio che lo farò. Quando avrò un minimo di tempo.
     
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  14. ferru
     
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    Ciao Mister Echo

    SPOILER (click to view)
    A me questo racconto piace. Questa è la narrativa che preferisco. Veloce, essenziale, scaltra, senza fronzoli e tanta retorica sentimentale. E' un po' contorta come storia, con i punti di vista del narratore non molto chiari. Anche il quarto e il quinto paragrafo, dal mio punto di vista, sono un po' legnosi. Certo l'uomo lucertola ricorda certi personaggi di Lansdale e Murakami, ma così è la vita. L'originalità prima o dopo, quando ci si diverte a scrivere, arriva. Voto 3


    Ferruccio Gianola
     
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  15. Fini Tocchi Alati
     
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    Come anche è stato sopra detto, la prima parte è veramente eccellente.
    SPOILER (click to view)
    Poi tutto precipita vertiginosamente: l'uccisione della ragazzza, il cambio di registro, il mutamento di personalità del narratore.
    Tutto, secondo me, andrebbe sfumato un po'.

    Il finale non mi è dispiaciuto.
    Ma ha lasciato aperte troppe porte.


    Il mio voto è un 2.

    Alla prossima.
     
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14 replies since 9/6/2009, 16:56   236 views
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