Un triste Natale
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Un triste Natale

di Salvatore Esposito - 10.105 battute

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  1. rolandking
     
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    Un triste Natale

    25/12 – ore: 22:02




    Fa freddo stasera...
    Voglio raccontarvi la mia storia, quella che nell'ultimo mese mi ha portato dove sono ora: a scrivere su questo quaderno il resoconto di quelli che, molto probabilmente, sono i miei ultimi pensieri.
    Mi chiamo Matt e un mese fa lei mi mi ha spezzato il cuore: ho aperto gli occhi una mattina e ho letto il suo sms; le parole che mi hanno spaccato in due come un colpo d'ascia sono poche, l'intero sms è molto più lungo, reso tale da frasi che cercano di rendere meno taglienti, meno letali, quelle sei parole maledette: “io non sono innamorata di te!”

    Dio...ha iniziato persino a piovere adesso: è difficile scrivere sotto la pioggia, soprattutto quando hai ancora un bel po' di cose da dire, non so se avete mai provato, comunque vi raccontavo...

    Quella mattina mi sono alzato come uno zombie dopo aver letto quel suo dannato sms; mi sono lavato e vestito svogliatamente. Ho cercato di ripetermi che dovevo guardare in faccia la realtà, me lo sarò ripetuto un miliardo di volte in tutta la giornata: mi sono detto che sarei andato avanti, che l'amore non mi avrebbe mai e poi mai ucciso. Ho buttato giù più di qualche pillola di antidepressivo, più di quelle che prendo di solito. Naturalmente il mondo, dopo, non è cambiato di una virgola: quel giorno non sono andato a lavorare, due giorni dopo ho chiamato in ufficio per licenziarmi. Le cose sono peggiorate nelle giornate successive, la mia depressione è aumentata e ho iniziato anche a bere.
    I pilastri del mio mondo hanno perso la loro solidità, un bicchiere dopo l'altro; della mia vita “normale” vissuta sino a pochi giorni prima non è rimasto più nulla. Ho passato due intere settimane chiuso a casa come un vegetale mangiando quel tanto che basta per sopravvivere e ingurgitando psicofarmaci e alcol a sufficienza per non rimanere cosciente troppo a lungo.
    “ Io non sono innamorata di te”, come un interferenza assordante, quelle dannate parole hanno continuato a rendere instabile il flusso dei miei pensieri, riemergendo, come un cadavere, dall'oceano di dolore e malinconia nel quale io stesso ho cercato di annientarmi sino ad oggi.
    Ricordo di aver pensato che fra meno di dieci giorni sarebbe arrivato il Natale, una festività che non ho mai sopportato: quella miriade di gente riversata per le strade, impegnata a comprare di tutto; quel falso buonismo che ogni anno si diffonde come un virus, come se l'aria dovesse cambiare e impregnarsi, per forza, di un profumo migliore, più buono, ma per la gente che, come me, sprofonda negli abissi dei propri problemi, paure e dolori personali, l'aria continua a sapere solo di merda.
    Il solo pensiero di quella felicità finta, che come pioggia sarebbe cessata dopo i giorni di festa, mi dà la nausea; quelle coppie sorridenti che avrebbero festeggiato la vigilia nel tepore dei loro appartamentini perfetti mi hanno dato solo un motivo in più per trascinarmi fino al bagno e vomitare ripetutamente nel cesso al mattino.
    So cosa starete pensando: che sono un debole, che solo un idiota si lascerebbe morire in questo modo per una donna, ma, allo stesso tempo, sono sicuro che la maggior parte di voi non ha la più vaga idea di come e quanto io ami lei.
    Eppure, passate quelle due settimane, qualcosa di cui ignoravo l'esistenza dentro di me mi ha spinto a tentare di reagire, a muovermi anche se solo per inerzia e una mattina di qualche giorno fa mi sono alzato e mi son preparato in maniera abbastanza decente, poi mi son costretto a uscire anche solo per fare quattro passi, quasi per assicurarmi che il mondo fuori non fosse scomparso e che quella lava di gente stesse facendo il proprio dovere acquistando pacchi e pacchettini, aspettando freneticamente il grande giorno in cui li avrebbero scambiati con amori, amici e familiari. Mi sono chiesto se sapessero ancora cosa stessero festeggiando, se ricordassero che si trattava di una natività, la nascita di colui che, di quelli come me, forse, si sarebbe accorto invece di passargli indifferentemente a canto: più di qualcuno mi ha urtato per strada in quei giorni, a volte addirittura travolgendomi, e nessuno di loro si è fermato a chiedermi scusa o a guardarmi in faccia.
    Ricordo di aver attraversato un paio di isolati quella volta, non mi sono accorto subito della neve, eppure tutta quell'aria fredda mi ha riempito i polmoni facendomi tremare e innescando nel mio cervello il meccanismo che porta a cercare un posto dove bere qualcosa di forte, per riscaldarsi il corpo e l'anima. Sono entrato in un bar, ho guardato la scritta rossa “Buon Natale” illuminarsi di luce intermittente sulla vetrina, poi mi son voltato disgustato e mi son proiettato in pochi passi davanti al bancone. Ho buttato giù quasi un intera bottiglia di whiskey, poi ho pagato e qualcuno mi ha afferrato per il cappotto quando mi sono alzato per uscire, evitandomi così di precipitare per terra; ricordo il peso su di me di ogni sguardo indignato. Sono uscito nel freddo della notte e la perdita di quel calore accumulato dentro di me è stata l'ultima cosa che ricordo di quella notte, non mi sono allontanato molto da casa, ma ignoro tutt'ora come ho fatto ad arrivarci.
    Mi sono svegliato il pomeriggio del giorno dopo, ancora vestito, nel mio letto, con un mal di testa che mi ha fatto pensare al suicidio.
    Suicidio...
    Ho pronunciato quella parola nella mia testa ingenuamente, non potevo immaginare che avrebbe fatto amicizia con le altre sei che già mi torturano, e che col loro aiuto mi avrebbe portato qui.

    Perdonatemi, torno subito...

    Scusate, una bimba mi si è avvicinata un attimo fa, mi ha chiesto cosa stessi scrivendo, amo l'innocenza e la curiosità dei bambini, forse perchè le sento più reali e spontanee. I bambini non si nascondono mai dietro frasi fatte o luoghi comuni per mascherare indifferenza e meschinità; tra l'altro la bambina di poco fa è stata l'unica a rivolgermi la parola con un briciolo di interesse in questi giorni: a rivolgermi una domanda. Non potevo non dedicarle un piccolo spazio tra le righe di questo mio quaderno. Alla sua domanda ho risposto che sto scrivendo un racconto, mi ha interrotto chiedendomi se è una favola, le ho detto che può anche esserlo: la favola triste dei miei ultimi giorni persi. Poco dopo una donna ha gridato il nome della bambina e correndo sotto la pioggia l'ha raggiunta, la ha afferrata per un braccio rimproverandola severamente, poi se l'è trascinata appresso senza neanche voltarsi a guardarmi, mi son chiesto se si fosse accorta che ero lì, le ho viste entrambe allontanarsi e sparire nella pioggia che sempre più fitta si è chiusa come un sipario dietro di loro.

    Comunque ora torniamo a quello che stavo dicendo prima, dove ero rimasto? Ah! Già! Vi stavo raccontando di quando mi sono svegliato con la mente in frantumi e ho pensato: “...suicidio.”
    Bhe! A dire il vero di ciò che è accaduto da allora sino ad oggi non c'è molto altro da dire: sono tornato in quel Bar e l'idea di porre fine alla mia vita è cresciuta come un tumore inarrestabile nei giorni successivi.
    Non so perchè vi parlo di questi squallidi momenti, forse perchè vorrei che qualcuno passando su questo ponte, tra non molto, possa trovare questo quaderno e si possa rendere conto, leggendolo, che ho creduto di vivere come una persona normale per tutta la vita, accorgendomi solo ultimamente di essere completamente solo.
    Lo chiamano “il ponte dei suicidi”, è il simbolo di San Francisco, se mi sporgo oltre l'arancione dell'acciaio e guardo giù il fiato mi si spezza nella gola, non potete immaginare lo spettacolo, la vertigine; l'idea di quell'altezza insieme a quella di perdermi nell'oceano sottostante insieme a tutti coloro che mi hanno preceduto quasi mi dà sollievo, quasi mi allontana dall'essere solo.
    Ho sperato sino alla fine che lei chiamasse, che mi salvasse e invece nulla...Non è proprio il mio Natale questo e mi viene quasi da ridere, ma dura poco...Scusate, stò già piangendo, di solito non lo faccio mai, ma ora potete anche concedermelo non credete?
    Buon Natale, a te che forse raccoglierai questo quaderno, a tutti voi che abitate in questa grande città, in questo immenso Paese. Non sono una persona cattiva sappiatelo, forse solo stanca, delusa dalla gente, gente come voi che continua a ignorare che ogni Natale, come ogni altro giorno, ci sono persone, uguali a voi, solo più sole, che vi camminano accanto, come invisibili: gente che può essere salvata da un telefono che squilla, da un sorriso scambiato per strada, da qualche parola detta per dare sollievo; ma forse sto cadendo nella retorica ora, non voglio che succeda.
    Poco fa ho gettato il mio telefonino. L'ho guardato precipitare nell'abisso insieme a quelle tue sei parole amore mio: ora “io non sono innamorata di te” è solo una frase con una riga tirata sopra per cancellarla e presto io la seguirò.
    Grazie sconosciuto/a per aver letto sino a qui e ancora Buon Natale fratello (o sorella) e non giudicarmi troppo male chiunque tu sia. Addio.

    Matt.



    25/12 – ore:23:52

    Un uomo attraversa il Golden Gate Bridge, sembra uscito da un fumetto; è vestito in modo bizzarro: una giacca nera sopra una camicia rossa e un paio di jeans, ai piedi porta delle polacchine ormai fuori moda. Ha freddo e si tiene su il bavaro, ha l'aria sperduta, come se non sapesse che cosa ci stesse facendo lì; all'improvviso si ferma notando per terra un quaderno violentato dal vento e dalla pioggia. Lo raccoglie e legge. Passano pochi minuti, una lacrima gli riga il viso e cade vicino alla scritta “Addio.” sul foglio del quaderno. Si sporge oltre la ringhiera, per guardare giù nell'abisso, poi lo coglie una vertigine e l'uomo si ritrae. Chiude il quaderno e se lo mette sotto la giacca, con una manica si asciuga il viso.
    “Buon Natale a te Matt”, dice e riprende a incamminarsi sparendo, lentamente, oltre la pioggia battente.
    Sotto i suoi passi, sotto il metallo e l'asfalto, oltre i settanta metri di vuoto che seguono fino alla superficie oscura dell'oceano, il corpo e l'anima di un uomo hanno trovato finalmente la pace.

    Edited by rolandking - 28/2/2009, 17:17
     
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  2. Okamis
     
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    Purtroppo sono abituato ad essere franco, in quanto rimango dell'idea che una stroncatura sincera sia mille volte migliore di una falsa "quasi stroncatura". Mi spiace quindi dire che a mio avviso non ci siamo proprio.
    Parto dallo stile. Il primo consiglio che ti posso dare è di rivedere attentamente la punteggiatura perché in alcuni punti sembra quasi messa a casaccio. Prendo un passaggio a caso tra le prime righe.

    CITAZIONE
    Quella mattina mi sono alzato come uno zombie dopo aver letto quel suo dannato sms; mi sono lavato e vestito svogliatamente, ho cercato di ripetermi che dovevo guardare in faccia la realtà, (PUNTO) me lo sarò ripetuto un miliardo di volte in tutta la giornata (DUE PUNTI) mi sono detto che sarei andato avanti, che l'amore non mi avrebbe mai e poi mai ucciso.Ho buttato giù più di qualche pillola di antidepressivo, più di quelle che prendo di solito, (PUNTO) naturalmente il mondo, dopo, non è cambiato di una virgola;

    E di parti da rivedere come questa purtroppo il racconto ne è pieno. Tendi infatti a creare periodi lunghissimi con più di una proposizione principale al loro interno, frammezzate da un numero variabile di subordinate e coordinate. In questo modo crei una grandissima confusione in chi legge.

    Altra nota

    CITAZIONE
    Ha!

    Si scrive "Ah" ;)

    Passiamo alla trama. Il suicidio natalizio, il diario dove si confessano i propri dolori e il ritrovamento nel finale è un'idea trita e ritrita, tanto che non c'è stato nemmeno un punto dove sia stato capace di appassionarmi. Per fare un paragone con un altro racconto di questa edizione, anche il brano di Esimon è abbastanza banale nella prima parte, ma almeno gode di un gran bel finale. Qui manca pure quello. Lo si intuisce sin dalle prime righe che il protagonista intende suicidarsi e il fatto che ciò accada non fa che rendere il racconto ancora più stereotipato. Senza contare che il protagonista non presenta nulla di affascinante. Perché è stato lasciato? Quali sono i suoi "tic"? Perché amava tanto la sua ex? Di che tipo era il loro rapporto? A tutte queste domande non dai una risposta, con il risultato che a fine lettura mi sono chiesto: embè, cosa mi ha lasciato questo brano? Purtroppo nulla. Spiacente.
    Voto: 1
     
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  3. shivan01
     
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    devo convenire nella sostanza con okamis.

    ha già espresso, infatti, le osservazioni principali che avrei fatto io, a questo punto non mi rimane che allinearmi anche nel voto

    sorry
     
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  4. federica68
     
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    ciao Roland
    mi associo a quello che hanno segnalato gli altri
    Per prima cosa dovresti rivedere la punteggiatura per rendere il tutto più scorrevole.

    Poi, anche se il tema del suicida a Natale non è originale, la cosa non mi dà fastidio. Solo forse avresti potuto rendercelo più vicino raccontandoci qualcosa di lui, non solo facendoci vedere da fuori la sua decisione.

    lui scrive sul quaderno di se stesso, ma sembra quasi che stia parlando di un altro, non so come dire

    sarebbe un 1,5 che arrotondo a 2 per alcune immagini che mi hanno colpito:
    tipo questa

    CITAZIONE
    quelle dannate parole hanno continuato a rendere instabile il flusso dei miei pensieri, riemergendo, come un cadavere, dall'oceano di dolore

     
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  5. Alessanto
     
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    purtroppo la punteggiatura, così come inserita da te, rende molto complesso anche seguire la vicenda.
    Cerca di rendere il protagonista più "interessante". Spiega qualcosa di lui in modo tale che ci si possa affezionare.

    Il voto è 1.
     
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  6. Piscu
     
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    mi dispiace, ti do 1 pure io. la storia non è originale e coinvolge poco. anche lo stile qua e là tentenna (ho notato anch'io qualche stonatura nella punteggiatura).

    personalmente avrei eliminato del tutto la comparsa della bambina e il conseguente discorso sui sentimenti autentici e innocenti, che ho trovato piuttosto banale. inoltre il fatto stesso che gli si fosse avvicinato qualcuno all'inizio mi ha perplesso, perché non avevo capito che stesse scrivendo "in pubblico".




    alcune note "tecniche":

    CITAZIONE
    come un interferenza assordante,

    un intera bottiglia

    apostrofo!

    CITAZIONE
    quella miriade di gente

    secondo me "miriade" non sta bene con "gente". forse perché "miriade" si riferisce ad una molteplicità di cose, mentre "gente", come parola, è singolare.



    CITAZIONE
    sono sicuro che la maggior parte di voi non ha la più vaga idea di come e quanto io ho amato lei.

    forse meglio il congiuntivo?

    CITAZIONE
    a canto:

    oddio, io ho sempre scritto e letto "accanto"...

    CITAZIONE
    Ha! Già!

    credo che per convenzione l'esclamazione venga trascritta "ah".

    CITAZIONE
    perchè

    accento acuto, non grave.

    CITAZIONE
    stò

    ...e qui niente accento. :P



     
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  7. rolandking
     
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    Innanzitutto scusate se non rispondo subitissimo e non commento altrettanto velocemente...ho la connessiene che non mi va molto bene ma soprattutto è un periodo un pò così,diciamo che non sto molto bene...Detto questo ringrazio tutti coloro che mi votano e danno consigli come sempre.
    Per quanto riguarda la punteggiatura vedo di correre ai ripari quanto prima come già fatto la volta precedente, per quanto riguarda la storia so che non è molto originale(direi che non lo è per niente)ma era quella che volevo scrivere, diciamo che il mio umore di questi giorni mi ha portato a scriverla, forse più per me che non per essere letta in una gara di racconti, però non volevo comunque rinunciare a postare qualcosa su USAM questo mese perchè continuo a credere sia una possibilità per migliorarsi nel tempo.
    Ps:Grazie per aver arrotondato a due Federica ;) :P
     
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  8. federica68
     
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    ;)

     
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  9. x_LUIS_x
     
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    Ciao!
    Mancano un po' i contenuti. La storia è tronca, ho aspettato invano (pensavo fosse l'elemento della bambina!), da un momento all'altro, una svolta che, invece, non è arrivata mai.
    Certamente non ti difettano la capacità descrittiva e l'introspezione ma queste rimangono da sole a condire un racconto che non decolla.
    Proprio perchè questi elementi non ti difettano, ed è palese, sono convinto che puoi costruire una storia migliore e più corposa.
    Do comunque un due!
    Un saluto!

     
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  10. Vinch
     
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    Credo che avresti dovuto aspettare qualche giorno in più prima di postare il racconto, così avresti potuto eliminare tutti quei refusi e mettere a posto la punteggiatura ballerina. Dopotutto c'era tempo e la fretta di mettersi in gioco è cattiva consigliera. Il racconto infatti ne risente e risulta un po' penalizzato.
    La storia poggia su un'idea deboluccia e poco originale e non mi ha coinvolto più di tanto. Mentre mi hai strappato qualche sorriso con l'intervento finale dell'uomo in giacca nera e camicia rossa... Allora perché relegarlo solo alla fine? Potevi inventarti qualcosa di più interessante, magari facendoli incontrare prima. Uno con le vertigini che cerca di salvare quello che si vuole buttare mentre sta scrivendo le sue ultime memorie...
    Sono forzature, forse, ma quello che voglio dire è che oggigiorno bisogna ricercare un po' più di originalità.
    Lo stile non mi ha convinto molto, descrivi un uomo che scrive, ma il tutto sembra troppo parlato e artificioso. Non so se le frasi tipo "aspettate un attimo" le hai messe per giustificare la morte finale di chi narra, o per altra scelta, ma io credo che si possano tranquillamente eliminare, perché non danno niente in più al racconto.
    Ho visto poi un'alternanza di frasi interessanti (es: "l'idea di quell'altezza insieme a quella di perdermi nell'oceano sottostante insieme a tutti coloro che mi hanno preceduto quasi mi dà sollievo, quasi mi allontana dall'essere solo.") e altre ormai stra-abusate ("l'idea di porre fine alla mia vita è cresciuta come un tumore inarrestabile"), che andrebbero evitate.
    Infine ho notato troppe ripetizioni e ridondanze sparse.
    A mio giudizio, il racconto andrebbe risistemato con calma.

    Voto: 1

    Ciau
     
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  11. tar-alima
     
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    Ciao roland.
    Mi devo accodare per quel che riguarda la punteggiatura; il suo peso è notevole sull'impressione d'insieme.
    La scarsa originalità della situazione non mi pesa, ma richiede un surplus di stile, di dettagli suggestivi sul personaggio per fare presa.
    Ci sono momenti validi ed espressioni azzeccate, ma nell'insieme la narrazione mi sembra un po' tirata via, come se mancasse di revisione.
    Voto 1.
    A presto. ;)

    "Bhe" credo si scriva "beh".
    Bar e Whiskey li scriverei senza maiuscola.
     
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  12. ioreth
     
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    Ciao Roland,

    arrivo anch'io buon ultima!
    Devo dire che tutto quanto detto sopra mi trova d'accordo, sulla punteggiatura mi sa che abbiamo da imparare tutt'e due :)

    Anche a me è piaciuto l'uomo del finale perché il tipo di personaggio scelto, il suo modo di vestire, rende originale unun finale altrimenti scontato.

    Voto: 1
     
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  13. ioreth
     
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    Roland scusa ma sono imbranata e senza volere ho dato un voto nullo, scusa!!! Eri il primo che commentavo, scusami ancora, sigh...
     
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  14. rolandking
     
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    Non preoccuparti!Mi interessa più il commento del voto... ;)
    Anzi, grazie a tutti quelli che hanno commentato e a quelli che verranno dopo :P
    Ci si rileggie presto, ciao a tutti.
     
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  15. Diaphane
     
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    Ciao Roland, il mio commento in Spoiler... :)
    SPOILER (click to view)
    Allora, diciamo subito che il soggetto poco originale non mi ha dato fastidio, ma la storia sembra non decollare mai... è come se il racconto fosse una linea piatta, non ci sono scossoni... non emoziona...
    Lo stile andrebbe rivisto in alcuni punti, anche se ci sono frasi interessanti... Penso che lavoradoci sopra potresti ottenere di più da questa storia... :)
    Per me sarebbe un 1,5... che, perdonami, ho arrotondato a 1.
    Coraggio, però, e armiamoci di buona volontà, anche io ho tanto da imparare... ;)
     
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21 replies since 5/12/2008, 01:03   645 views
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