Il personaggio uccide sua madre. Nel tuo racconto le motivazioni di un gesto così estremo sono chiare, ma non filtra lo stato d'animo del protagonista. Deve essere esasperato oltre ogni possibilità. Dovrebbe essere psicologicamente schiavo della figura materna, per non considerare soluzioni come la fuga. La madre dovrebbe fare su di lui una violenza psicologica molto più efficace, giocare con i suoi sensi di colpa, rivangare eventi del passato.
Secondo me il primo punto per migliorare è sviluppare il personaggio (sappiamo troppo poco di lui, quanti anni ha? è importante la differenza se ha 20 o 40 anni) e il rapporto con sua madre (serve prfondità, un passato).
Non che necessariamente per questo serva scrivere un brano lungo, ma, attraverso episodi significativi, questi stati d'animo (o altri) devono venire fuori. Quelli che riporti non comunicano abbastanza, secondo me. Nel tuo racconto si vede la superficie, chi legge invece vuole scendere sotto le acque torbide, in apnea, e scoprire i macigni che ci sono sul fondo.
o almeno a dagli una sbirciatina
Poi c'è il ritmo. Il momento in cui il personaggio premedita l'omicidio deve essere un culmine: deve immaginare come la sua vita deve cambiare, deve essere in dubbio, si deve avvertire qualche traccia di conflitto interiore, qualcosa che favorisca l'immedesimazione. Sul finale ci sono alcune immagini più forti, e questo funziona, ma arrivare al momento dell'omicidio devrebbe essere un crescendo maggiore.
Inoltre, se il rapporto tra madre e figlio è così da una vita, l'evento scatenante il cambiamento deve avere maggior spessore. Le ingerenze della madre nell'amicizia del figlio non sembrano sufficienti a questo scopo, per come tu le hai descritte.
Forse puoi ripensare anche alla forma: la prima persona può essere molto difficile da utilizzare se vuoi creare maggior tensione e aspettativa degli eventi nel lettore (non che debbano essere necessariamente questi i tuoi obiettivi).
Comunque sono solo idee, spero di aver dato qualche spunto :-)