Morte di Natale
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Morte di Natale

vincenzo comito - horror - 26400 car

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  1. Vinch
     
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    Non credo che il contenuto del racconto sia tale da giustificare disclaimer o roba simile, è un semplice horror ironico con qualche parolaccia. Nel caso, fatemelo presente.

    Morte di Natale




    – Che palle ‘sto Natale!
    Lo sbuffo di Laura mi sveglia dal torpore. “Cheppalle” dice, sarà stato bello il Natale passato dai suoi, l’anno scorso. Prendete i suoi genitori, che di professione potrebbero fare i cantanti lirici, aggiungete tre nonni, sei fratelli con partner e i relativi pargoli: otterrete l’inferno in terra. E come se non bastasse uno di loro, uno dei figli intendo, sapeva suonare il piano. Tutta la sera a cantare “Tu scendi dalle stelle” e “Bianco Natale”!
    Qui si sta così bene… Ci sono solo i miei genitori, persone da quattro parole l’ora, mio fratello Nicola, divorziato per fortuna, e il caminetto. Il fuoco che arde, musica bassissima in sottofondo e un profumino di arrosto che si diffonde nell’aria. Cazzo, così si passa la notte di Natale!
    – Su dai Laura, una volta ciascuno per accontentare i vecchi.
    – Sì, ma potremmo andare da qualche parte ogni tanto! Lo sapevo io che dopo il matrimonio ti piantavi sul divano e non ti staccavi più. E poi…
    – Laaaaaura? – Una voce antica cresce dalle profondità della cucina. Mia moglie sobbalza.
    – Oh Gesù! E adesso che vuole?
    –Vorrà scambiare quattro chiacchiere mentre prepara da mangiare.
    – Vacci tu allora! Ogni volta mi pare di stare con uno zombie, fa una domanda e si impianta a fissare i fornelli. E per riempire quel cacchio di vuoto devo parlare e parlare e parlare…
    – Lauuuuura?
    – Ma che fa, ulula adesso? Tua madre mi fa quasi venire i brividi.
    Mi guarda in cerca di aiuto. Io le offro uno sguardo tipo “si soffre un anno a testa, cara”. Lei spara un sospirone e si dirige verso il suo personale antro buio, trascinando i piedi come un condannato a morte. Io intanto mi godo il divano.
    Tre secondi, non di più. Un tonfo secco mi prende alle spalle. Qualcosa è caduto là fuori, dietro la finestra.
    – Avete sentito niente?
    Mio padre e mio fratello mi fissano dal fondo del soggiorno, le carte aperte in mano. Non si degnano neanche di scuotere la testa, devono essere al clou della partita di briscola. Tre secondi e si rimettono a giocare come due compari ottantenni, solo che Nicola di anni ne avrebbe la metà. Cazzo, è più pigro di me. Appena la moglie lo ha mollato è corso subito da mamma e papà, che lo hanno accolto a braccia aperte.
    In effetti questa casa pare un cimitero al di fuori del periodo natalizio. Meglio che regalo un mazzo di rose a Laura, va’. Anzi, quasi quasi organizzo un viaggetto, non troppo lontano però, che costa caro…
    Campanellini? Mi è sembrato di sentirne il rumore.
    – Avete sentito…? Fa nulla. – Figurati se schiodano il culo dalle sedie quei due, la prossima partita è decisiva.
    Abbandono il divano a malincuore e m’infilo il cappotto.
    Freddo! A Natale, se nevica, si sta in casa, che cerco io qua fuori non lo so. Chi mi aspetto di trovare, Babbo…?
    – Oh cazzo – mi scappa ad alta voce. Per terra, mezzo affondato nella neve giace un uomo fasciato di rosso.
    – Seeee, Babbo Natale adesso! – Per un attimo c’ero cascato. Certo che quella slitta carica di regali, le renne coi campanellini al collo… Però non è mica paffuto, vestito di rosso e sorridente, ha solo uno scialle di lana porpora sulle spalle.
    Mi riprendo e ricordo che in ogni caso c’è un uomo a terra che ha tutta l’aria di essere morto. Mi avvicino, timoroso come un gatto, e allungo una mano sulla sua gola. Tremo tutto, quasi avessi paura di vederlo rizzare in piedi da un momento all’altro e gridare “Buh”.
    Il cuore non batte!
    Ritraggo la mano di scatto, è la prima volta che tocco un morto. Anzi la seconda, ma quella era la vecchia zia Giannina che se ne stava quatta quatta in una bara. Avevo dieci anni, lo feci perché un amico mi aveva confidato che dopo aver toccato suo nonno nel feretro si era tranquillizzato e aveva accettato la sua morte. Io a zia Giannina volevo un gran bene e allora le sfiorai la mano. Quella pelle fredda e ruvida mi perseguitò per anni.
    Quattro renne mi guardano, con occhi profondi e musi lunghi. Sembrano umani, mi chiedono di fare qualcosa, mi dicono che quello che vedo a terra è davvero Santa Claus.
    – Porca puttana, Babbo Natale è andato a morire nel giardino dei miei!
    Mi guardo intorno, non so cosa fare.
    – Renaaaato, Beeeeepi, Nicoooola? È pronto.
    Potrei scappare. Ora corro in casa, faccio finta di niente, mangio il mio arrosto e sorrido alle battute idiote di mio fratello. È questo il mio Natale, ci pensino i folletti a curare il vecchio.
    – Renato, ma che fai qua fuori? Vieni dentro che…
    Mia moglie rovina il piano.
    – E quello chi è? Tuo padre voleva portarci i doni ed è caduto come una pera cotta?
    La risata le muore in bocca davanti alla mia faccia lugubre.
    – È morto… – farfuglio indicando il corpo canuto.
    – Cosa? Tuo padre è morto? – grida lei.
    – No cazzo, mio padre è dentro che gioca a carte! Babbo Natale è morto!
    Mi guarda come se fossi pazzo.
    – Dai basta, non ho voglia di esser presa per il culo.
    Si avvicina al corpo, lo osserva un attimo e lo tocca. Caccia un urlo e si aggrappa a me.
    – Renato, quello è morto! Ma è davvero…?
    Le renne continuano a guardarci, i campanellini risuonano nel vento come una litania funebre fuori luogo.
    – Ma com’è successo? – Laura si stringe a me, sembrano secoli dall’ultima volta.
    – Non lo so, ho sentito un rumore e l’ho trovato qui. Forse è caduto dal tetto.
    – Dal tetto? Ma che è venuto a fare qui? Non ci sono mica bambini!
    – Forse stava andando da qualche vicino, forse…
    – Il vicino più vicino è a due chilometri da qui! Merda, che facciamo adesso?
    – Laura, non è una cosa che ci riguarda. Lo lasciamo qui, se lo verranno a prendere.
    – Chi se lo verrà a prendere?
    – Noi. – Una voce stridula echeggia nel buio. Sembra il suono di una cassetta mandata avanti a velocità doppia. Ci guardiamo attorno, c’è solo la notte a osservarci.
    – Ma prima ci prenderemo le vostre teste.
    Occhi rossi bucano l’oscurità, una decina di figure minute appaiono al chiarore della luce. Si fermano davanti al corpo, in cerchio, e si mettono a confabulare in una lingua incomprensibile.
    Sembrano i folletti dei cartoni animati, piccoli, fulvi e vestiti di verde. Solo che questi sembrano incazzosi, altro che simpatici amici tracagnotti.
    – E così volevate lasciarlo qui… – dice uno di loro, senza neanche voltarsi.
    – N-no, noi stavamo per andare a chiamare un’ambulanza…
    Oh Dio, cosi sì che mi salvo il culo.
    Coltelli!
    I folletti si girano tutti di colpo, decisi a farci a fette. In mano tengono delle lame più grandi di loro, potrebbero tagliare in due un bisonte con un solo fendente.
    – Chiamala l’ambulanza, chissà che riescano a ricucire tutti i tuoi pezzi! – Il ghigno del folletto mi fa quasi pisciare addosso.
    – Corri scemo, vieni via da lì!
    L’ho sempre detto che mia moglie è più furba di me, mica è rimasta lì a guardare pietrificata come una statua, chiedendosi dove cavolo i folletti nascondessero gli spadoni. Quello è un privilegio che tocca a me. Però non voglio avere certo il privilegio di essere il primo a essere affettato da quei mostriciattoli.
    Corro come un pazzo e raggiungo Laura dietro l’uscio di casa. Il folletto salta per infilzarmi la schiena, ma mia moglie richiude la porta in tempo. La lama penetra il legno e mi sfiora le chiappe.
    – Merda! – non riesco a dire altro, il mio vocabolario mentale è chiuso dalla paura.
    – Cazzo, la porta! – Laura riesce a mettere due parole in fila per esprimere la sua sorpresa sulla forza del nanetto. Il coltello scompare dopo qualche istante accompagnato da schiamazzi animaleschi.
    Dal tavolo del soggiorno tre mummie e un arrosto ci guardano sbigottiti.
    – Renato, ma che combinate? L’arrosto è pronto. – Mia madre spreca così il suo monte parole della serata.
    – Mamma… morto… Babbo Natale… folletti!
    Torna in te Renato! Sto blaterando come un bambino di tre anni che ha appena finito di giocare con l’amico immaginario. Mio padre prende in mano la situazione:
    – Va ben, lascialo là e ande’ lavarve le man che xè pronto!
    La finestra va in frantumi. Un fagotto verdastro si schianta su una sedia e la distrugge. Il folletto si alza e mostra di non aver subito alcun danno, anzi pare ancora più incazzato. I suoi denti brillano felici nel coltellaccio.
    Orco can, hai rotto l’unica sedia buona!
    Non so se aver più paura del nano infernale o di mio padre che prova a parlare italiano. Quando ero piccolo voleva dire che era furioso e che dopo la predica me le avrebbe date di santa ragione. Le natiche iniziano a bruciarmi di riflesso, quasi mi avesse sculacciato.
    Il mostriciattolo punta diretto verso mia moglie.
    – Tu per prima. Ti scuoio e mi ci faccio un giubbotto.
    D’istinto mi metto in mezzo. Sarà una palla ma è pur sempre mia moglie. Il folletto rallenta e mi fulmina con le pupille.
    – Oh bene bene. Ecco l’eroe dei fumetti che vuole crepare. Lo sai che non sei di carta? Lo sai che se ti taglio muori? Lo sai che se ti spello piano piano soffri come un cane?
    Mi tremano le gambe. Ma perché mi sono sposato porca vacca? Indietreggio lentamente a cercare il contatto di Laura sulla schiena. Ma quanto è lontana? Ho una fifa boia.
    – N-non la toccare…
    Non farei paura neanche a Winnie Pooh.
    Il folletto si scaglia verso di me. Mi ammazza porca troia!
    – Levati!
    Laura mi scaraventa a terra ed esplode un colpo. I pezzi del folletto inondano tutto il soggiorno. Persino l’arrosto si condisce con un nuovo ingrediente.
    Colpo? Ma dove l’ha trovato Laura un fucile? E soprattutto dove ha trovato il coraggio per sparare?
    – Il mio fucile da caccia! Varda ch’i se rompe, no xè più bon sparare!
    Possibile che il residuo bellico di mio padre abbia funzionato? Io l’ho sempre visto appeso sopra la porta di casa, pensavo persino fosse finto. E c’erano anche dei proiettili dentro!
    – Laura! Quel coso è un ferrovecchio, potevi saltare in aria con lui! – Certo che a dire stronzate nei momenti meno opportuni il fiato non mi manca.
    – Zitto e muovi il culo. Sarai una palla ma sei pur sempre mio marito e non voglio che ci rimani secco.
    Devo ammettere che a guardarla dal basso, col fucile in mano e lo sguardo da dura, Laura mozza il respiro. Per un istante i suoi capelli tornano seta scura brillante e la sua bocca imbronciata divampa il fuoco nel mio stomaco.
    Purtroppo uno stuolo di folletti penetra dal buco nella finestra e rompe l’incanto. Le tre mummie scappano via e lasciano a malincuore l’arrosto in balia dei mostri, che non vedono l’ora di consumare un lauto banchetto. A base di carne viva, però. Laura e io corriamo al piano di sopra e ci chiudiamo nel ripostiglio.
    È buio. Le urla dei mostriciattoli si mescolano a quelle degli uomini. Per poco però. Ora sento solo quelle dei folletti. Ora solo silenzio. E passi. Mi sembra di ascoltare un grosso ragno che zampetta su assi di legno leggero.
    Quando ero bambino mi chiudevo spesso qua dentro e immaginavo i passi di mostri che vagavano per la casa a cercarmi, dopo aver massacrato la mia famiglia. Poi mio padre apriva la porta all’improvviso e mi faceva prendere un colpo. Ora i mostri sono reali e io avrei tanta voglia di succhiarmi il dito.
    – Che cazzata chiudersi qui dentro – bisbiglia mia moglie.
    – Che facciamo adesso?
    Ma ti pare? Lei che fa l’eroe e io che mi aggrappo al suo petto in cerca di salvezza. Dio, che profumo che emana la sua pelle…
    La porta si apre e la paura mi fa rizzare tutti i peli del corpo.
    Mio padre?
    – Papà? Ma cosa…? Vieni dentro, muoviti!
    – No dai, venite fuori voi.
    Ma che cazzo dice?
    – I folletti sono andati via. Ora possiamo continuare la cena di Natale.
    – Qualcosa non mi torna – dico a Laura sottovoce, lei ha già il fucile puntato e pronto all’uso.
    – Ma va’? – mi risponde.
    Gli occhi di ghiaccio di mio padre continuano a fissarci. Un momento, di ghiaccio? Mio padre ha gli occhi neri! E parla troppo in italiano…
    – Al diavolo lo scherzo non è riuscito! – blatera qualcosa dentro di lui.
    Mezzo papà ci cade addosso e rivela un folletto che sa camminare su trampoli umani.
    – Vi ammazzo io allora!
    Il fucile spara ancora e ricaccia indietro il nano-trampoliere. A quanto pare Laura ci ha preso gusto.
    Davanti a noi, per terra, osservo inebetito le due metà di mio padre mescolate a interiora di folletto. Mia moglie mi prende per mano e mi porta via. Non è il momento di disperarsi, c’è ancora tempo.
    – Quanti colpi avrà questo coso? – mi chiede. Non riesco a risponderle non capisco più nulla.
    Un mostriciattolo piove dal cielo e mi squarcia il braccio col suo coltello, poco oltre la porta del ripostiglio. Ecco come finiva lo scherzo.
    Mia moglie preme il grilletto. Un sordo “click” spegne subito le sue velleità di killer.
    – Due colpi!
    Il nano solleva ancora la lama per tranciarmi a metà ma il calcio del fucile gli spacca la testa in due.
    – Può ancora essere utile questa ferraglia – esclama Laura, preda di un’inaspettata furia latente. – La macchina, prendiamola e filiamo via da qui.
    Corriamo giù per le scale e ci dirigiamo verso la porta.
    – Renaaato?
    Mia madre? Ancora viva? D’istinto vado verso la cucina. Ferma sull’uscio c’è mia madre, a testa bassa.
    – Mamma!
    – Renato, ma che succede? – Si porta il dorso della mano sulla fronte e indietreggia lentamente.
    – Mamma, vieni, presto, andiamo via! – Non capisco, sembra un burattino stanco.
    – Vieni figlio mio, aiutami, non ce la faccio.
    Mi avvicino, ma piano. Anche un pirla come me impara dall’esperienza.
    – Andiamocene, presto! – dietro di me, mia moglie parla come se fosse la mia coscienza.
    – È mia madre, non posso lasciarla qui.
    Laura cerca di portarmi via per un braccio, ma io resisto e mi metto sulla soglia. Mia madre si avvicina e allunga la mano verso di me.
    – Aiutami, Renato, ti prego.
    Ma perché tiene la testa bassa? L’altro braccio celato dietro la schiena, come gli scherzi che fanno i bambini, e io che non riesco a muovermi. Mamma…
    La sua mano ora penzola verso di me. L’orrore mi riempie lo stomaco, sgrano gli occhi quando noto i fili che sorreggono mia madre dal soffitto. Sollevo lo sguardo e scopro un folletto burattinaio attaccato a testa in giù. Il braccio nascosto di mia madre si muove fulmineo e cerca di accoltellarmi. La lama mi sfiora il naso; indietreggio, mentre il burattino si inchina e il folletto si arrampica al contrario sullo stipite della porta.
    – Fuori! – urla Laura.
    Mi volto e scappo, ma mia madre mi salta addosso.
    Ho rifiutato per anni di ballare un lento con lei durante le feste, mi sono sempre vergognato di farlo. Non pensavo che la prima occasione sarebbe stata il giorno della sua morte. A due centimetri dalla mia faccia ho il volto spento della donna che mi ha messo al mondo, pupazzo nelle mani di un nano malefico. Mi difendo per istinto, non è affatto forte, ma il terrore mi rende molli i muscoli.
    Per l’ennesima volta mia moglie mi salva. Col suo fucile-bastone scaccia via il nanerottolo dal soffitto come un insetto. Il burattino si affloscia su di me. Me lo levo di dosso, urlando come un neonato dal culo bagnato e corro fuori verso la salvezza.
    All’esterno ci attendono i fiocchi di neve, il silenzio e la faccia corrugata di Babbo Natale.
    “Ma tu sei morto!” mi verrebbe da gridare, ma mi trattengo, basta frasi del cazzo per oggi.
    – Pensavi fossi morto, eh? – dice Santa Claus, con una voce gracchiante da vecchio cantastorie.
    – Ma… il cuore era fermo! – ci pensa mia moglie allora a dire una stronzata.
    – Ah! Il mio cuore è fermo da qualche secolo ormai, io ora vivo per volontà divina. E così mi volevate lasciare lì al freddo dopo la botta che ho preso.
    Non ci posso credere, Babbo Natale è incazzato con noi.
    – Questo avrei anche potuto perdonarvelo, ma i folletti che mi avete ammazzato no.
    I nanerottoli superstiti sbucano dal nulla e circondano Santa Claus come cagnolini in cerca di cibo. – Babbo, babbo! Allora sei vivo!
    Il vecchio sorride compiaciuto, poi torna su di noi. Con volto bonario e il sorriso ancora aperto ci dice: – Ora vi uccido personalmente.
    Siamo fottuti e come al solito non so che fare.
    – Aspetta! – Laura cerca di prendere tempo. – Almeno dicci perché cavolo sei venuto fin qua.
    – Dovevo consegnare un regalo a un bambino che me lo ha chiesto insistentemente. Mai visto una lettera più sincera e commovente di quella.
    – Ma qui non ci sono bambini! – urlo, cercando di partecipare al gioco.
    – Cosa? Un bambino di nove anni c’è di sicuro – risponde secco Babbo Natale. – Si chiama Nicola, l’indirizzo del mittente è questo.
    – Nicola è mio fratello e di anni ne ha quaranta.
    – Ma… come ho potuto sbagliare? Ero talmente preso dalla bellezza di quelle parole che… Folletti! Portatemi qui questo Nicola.
    Ora Santa Claus è davvero fuori di sé. I mostriciattoli corrono in casa. Sento legni che si sfasciano, strepiti e infine urla di trionfo. I folletti trascinano fuori mio fratello tirandolo per i capelli.
    – Stava nel caminetto, Babbo – strilla uno di quelli.
    Merda, non abbiamo combinato nulla, neanche il tempo di pensare a un modo per fuggire.
    – Una letterina così tenera… – Il vecchio parla con gli occhi lucidi. – Tieni – si china e porge a Nicola una scatola incartata. – Morirai col tuo dono in mano. Ho deciso, vi ammazzo tutti e tre!
    Devo pensare a un modo per uscire da questo casino.
    Intanto il vecchio si dirige verso la sua slitta. – Ma dov’è che lo avevo messo? – dice scavando tra i sedili.
    E a me viene in mente solo zia Giannina. Perché? Forse solo perché è morta.
    – Me lo perdo sempre il pastorale – continua quello, lanciando in aria calici, statuette e ghirlande.
    E io ora penso al marito di Giannina: zio Isidör. Perché? Forse perché somigliava a uno di questi folletti. La zia era andata a scovarlo nel Tirolo. Raccontava sempre un sacco di storie, parlando mezzo austriaco. Una volta ci parlò del mito nordico di Santa Claus e della lotta col suo eterno rivale: Knecht Ruprecht, il ruba-bambini.
    Knecht Ruprecht?
    – Aspetta! – grido – E i regali? Stai perdendo un sacco di tempo qui.
    – Bah, tu ignori la potenza delle mie renne. Su, ora basta storie, muori da uomo.
    – E come la mettiamo con Knecht Ruprecht?
    Babbo Natale si blocca di colpo. Si ficca una mano dentro allo scialle e guarda il suo orologio da taschino. Poi sbianca.
    – Oddio, l’incontro con Krampus! Devo recuperare il pastorale!
    Si mette a scavare con più foga, ma un rumore profondo lo irrigidisce. “Una vibrazione d’urto” direbbe Ian Malcolm sentendo il T-Rex che si avvicina. Nel boschetto vicino casa gli alberi si agitano, quasi fossero terrorizzati da ciò che ne verrà fuori. Non è un T-Rex ma fa lo stesso una paura tremenda: un grosso diavolo con ali e coda spacca gli ultimi tronchi e lancia un urlo peggio di un dinosauro.
    – Krampus! Krampus! – strillano i mostriciattoli.
    Io e Laura ci stringiamo, mentre Nicola probabilmente è a rischio di infarto. Quel mostro sì che fa paura. Alto come un albero, muscoloso e brutto come la morte. Cosa ci può essere di peggio?
    – Knecht Ruprecht – comincia Babbo Natale, – il ruba-bambini. Mio vecchio nemico, sapevo che non ti saresti perso la celebrazione della nascita di Cristo per cercare di eliminarmi.
    In quella notte fuori dal tempo assistiamo allo scontro tra Santa Claus e Knecht Ruprecht, il bene contro il male.
    Babbo Natale solleva le braccia ed evoca una miriade di croci infuocate che piovono dal cielo per sopraffare il demonio. Questi risponde sollevando lembi di terra e tronchi a parare l’attacco. Energie intense si sprigionano dall’aria e vortici si scontrano nel vento. Poi…
    Ma che cazzo sto facendo? Mi metto a fare la telecronaca dell’incontro?
    Corro in casa e afferro il cinturone di mio padre. Se era vero il fucile saranno veri anche i proiettili. Laura e Nicola mi hanno seguito e si sono messi dietro di me. Dal buco della finestra guardiamo lo spettacolo e io, per la prima volta e non so neanche come, mi ritrovo col fucile in mano.
    – E ora che facciamo? – mio fratello recupera dallo shock e si mette pure a parlare.
    – Ti ammazzerei, ecco cosa! Quarant’anni per il cazzo! Ancora a scrivere le lettere a Babbo Natale. Guarda in che razza di casino ci hai messi, manco fossi un bambino che crede alle favole.
    – Ma Renato… lo vedi? – azzarda Nicola. – Babbo Natale… esiste, sta lì davanti a noi.
    In effetti Santa Claus sta proprio davanti casa nostra a fare a pugni con un demonio, ma non posso mica dar ragione a quel coglione, artefice delle nostre disgrazie.
    – Non la dovevi scrivere! – urlo. – La nostra unica speranza è la macchina. Usciamo di corsa, ci infiliamo dentro e scappiamo come dei dannati.
    Ma quand’è che ho deciso di fare il capo? Ora è Laura che fa la donna dell’eroe e mi fascia pure il braccio che gronda sangue.
    Corriamo fuori e veniamo investiti da una raffica di vento e neve. I due combattenti sembrano in empasse, si trovano uno di fronte all’altro e si lanciano strali di energie colorate addosso. I folletti provano a rompere l’equilibrio e si lanciano contro Krampus, ma questi con un colpo di coda li schiaccia tutti al suolo. Sono quasi contento per quei piccoli bastardi, così imparano a cercare di farci a fettine.
    Corriamo verso la macchina, ci siamo quasi.
    – No, non ve ne andrete via così! – Babbo Natale devia un suo colpo, una croce infuocata distrugge l’auto e la speranza di fuggire al più presto. – Voi, vi devo ammazzare con calma.
    Pezzo di merda!
    Ma il vecchio paga lo sforzo. Il demonio approfitta della distrazione e spinge più energia su di lui. Babbo Natale è allo stremo.
    – Uomo, sparagli! – grida Krampus come un orso dal fondo di una caverna. – Ti vuole ammazzare, fallo secco ora che è debole. Io ti risparmierò.
    Sparare a Babbo Natale?
    – Se mi spari andrai all’inferno! – risponde Santa Claus. – Spara al demonio e vi sacrificherò senza dolore. Morirete presto ed espierete i peccati al purgatorio.
    Ma esiste un uomo più sfigato? Ma che razza di alternative sono queste?
    Guardo Laura in cerca di aiuto, ma lei è praticamente fossilizzata. Mi sa che ha esaurito la sua carica di killer. Cerco pure Nicola. Meglio non guardarlo, lui ha già la morte dipinta in faccia.
    Sollevo il fucile. Tremo tutto, non ho speranze di salvarmi.
    Un boato interrompe le mie riflessioni. Troppa energia, i contendenti crollano a terra.
    Tutto tace ora. Non è che sono morti tutti e due?
    No. Una risata agghiacciante sgorga dalla terra e fa tremare tutto.
    – Sei morto alla fine vecchio. – Krampus si risolleva; barcolla, ma è ancora vivo. Santa Claus non si muove più. Mi sa che stavolta è crepato sul serio.
    – Ho vinto! Dopo secoli di lotta ora il regno del Natale è mio. I bambini conosceranno finalmente il terrore della notte.
    Merda, l’ho combinata grossa. Potevo salvare il bene e non ho fatto nulla.
    – Ora voglio il mio primo trofeo. – Krampus si avvicina di scatto e prende Laura nella sua enorme mano.
    – Fermo! Avevi detto che ci avresti risparmiato! – grido con tutta la voce che ho in corpo.
    – Ho detto che avrei risparmiato te. Lei me la prendo. Tieniti pure tuo fratello. – Krampus si gira e fa per andarsene. D’istinto gli sparo un colpo nella schiena.
    – Allora vuoi proprio morire! Dovevi pensarci prima a sparare, ora sono troppo forte per te.
    Con un colpo di coda mi spedisce sopra un albero a riflettere.
    Sono ancora vivo? Sì, ma non ne combino mai una giusta.
    Sotto di me, mezzo sepolto dalla neve c’è Babbo Natale. Come qualche ora prima. Bastava tirarlo su. Bastava far finta di essere interessati per salvare il culo a tutti.
    La rabbia mi assale. Trent’anni di frustrazioni mi rodono lo stomaco. Una volta, per una volta nella vita voglio essere un cane rabbioso, voglio far fuori il figlio di puttana che mi dà contro.
    Salto giù dal ramo che mi sostiene e vado alla slitta. Cavo tra i ninnoli e finalmente recupero il Pastorale. Corro come un matto. Krampus non si aspetta di vedermi così, non può immaginare che una sega come me lo possa attaccare. Non gli do neanche il tempo di corrugare la fronte. Spicco un salto e gli infilo la punta del Pastorale nella schiena.
    Ridi adesso bastardo!
    Knecht Ruprecht, il ruba-bambini, emette un gemito sommesso, poi crolla a terra e si dimena come se avesse le convulsioni. Una nuvola di fumo evapora dal suolo e si porta via il demonio.
    – Ora siamo pari! – urlo al cielo, non so nemmeno a chi, ma qualcuno spero abbia sentito.
    Tiro su Laura dalla neve. È volata via dalla mano del mostro ma è ancora tutta intera.
    – E adesso che succederà? – mi dice. – Babbo Natale è morto davvero stavolta.
    Il vecchio Santa Claus non si sveglia proprio, ci ha davvero lasciato le penne.
    – E tutti quei bambini che aspettano il loro dono? – interviene pure mio fratello.
    – E tu, che regalo avevi chiesto? – domando a Nicola.
    Mi porge la scatola. La scarto e scopro due biglietti. Un viaggio tutto compreso per due persone ai Caraibi. Alla faccia della sincerità, questo voleva corrompere qualche gentil donzella con un viaggio da sogno. Ma che cavolo avrà scritto in quella lettera?
    Mi viene in mente una cosa, assurda, bizzarra, incredibile.
    La slitta di Babbo Natale è ancora lì, con le renne, i campanellini e tutto il resto. Quegli occhi profondi mi chiamano. Mi avvicino e accarezzo una di loro.
    – Avrete un nuovo padrone – le sussurro, – ma io non ho alcuna voglia di girare per il mondo a dispensare doni ai bambini buoni e sinceri. Lo farà lui.
    Mio fratello sobbalza.
    – Hai combinato tu questo casino. Ora ripari.
    – Ma io… – prova a replicare.
    – Com’è che ti chiami tu?
    – Nicola…
    – Sai che Babbo Natale non è altri che San Nicola di Mira? Magari nessuno si accorge della differenza?
    – Ma cosa…?
    Lo spingo sulla slitta e gli metto le redini alle mani.
    – Buon divertimento Santa Claus – gli auguro. – Guarda che sei in ritardo e sei rimasto senza aiutanti.
    – Ma che cazzo fai? E dove li trovo io i bambini? Fammi scendere!
    – Ti sembrano animali qualsiasi questi?
    Do un colpo alle renne che si lanciano in corsa verso il cielo lasciando una scia di lucette e sonagli. Dopo poco tutto si spegne e finalmente posso ascoltare il silenzio della pace. Mi sento a pezzi, ho perso una famiglia in una notte, e mica una notte qualunque. Mi siedo e mi concedo un po’ di lacrime.
    – E noi cosa facciamo adesso? – mi chiede Laura.

    ***

    Mi pare di vederlo, mio fratello, che corre tra queste nuvole, in ritardo cronico, a dispensare doni per i bimbi buoni. Io ho fatto la mia parte, ho ammazzato il male e mi godo l’aereo di prima classe per i Caraibi con Laura. Ora tocca a lui riparare. Chissà quanti gliene mancano ancora, oggi è già il 27 dicembre.
    Se un giorno doveste vedere un tipo un po’ grassoccio, con lo sguardo da pesce lesso, che cerca di arrampicarsi sul vostro camino, la notte Santa, non preoccupatevi, è solo il nuovo Babbo Natale che cerca di calarsi nella parte. È mio fratello dopotutto, dategli una possibilità.
    E se doveste mai passare vicino alla casa dove sono nato sappiate che nella tomba accanto a quella dei miei genitori, un po’ più piccola e con su scritto “Santa Claus”, non è sepolto il cane di famiglia.

    Edited by Vinch - 18/12/2008, 23:06
     
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  2. federica68
     
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    Ciao Vinch
    ottimo racconto, ottimo ritmo e ottimo stile. Piaciuto. Ti segnalo solo una piccola svista, manca il punto dopo "Laura"

    CITAZIONE
    mi godo l’aereo di prima classe per i Caraibi con Laura Ora tocca a lui riparare.

    e un passaggio che mi ha lasciata perplessa

    CITAZIONE
    E se doveste mai passare vicino alla casa dove sono nato sappiate che nella tomba accanto a quella dei miei genitori, un po’ più piccola e con su scritto “Santa Claus”, non è sepolto il cane di famiglia.

    sono sepolti vicino a casa? ok che non potevano fare il funerale normale con cimitero e tutto, se no la polizia avrebbe preso in mano la faccenda, visto come erano conciati i morti, ma così è troppo inverosimile, secondo me, anche per un racconto così... boh, forse le tombe potrebbero essere cammuffate da aiuole, o una cosa simile, e non sembrare proprio tombe vere (messa così invece sembra che abbiano una lapide normale, visto che parli di scritte), tanto perchè il protagonista possa sapere come ritrovarle e la gente non si insospettisca, anche se dici chiaro che la casa è isolata... non si sa mai, i curiosi ci sono dappertutto...

    metto un 4



     
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  3. Vinch
     
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    Grazie per il voto e gli appunti. Per le sepolture ho voluto fare un qualcosa di assurdo per far suonare straniante il finale... In pratica mi piaceva come chiusura in dialogo diretto col lettore, tutto qui.

    Io oggi sono un po' incasinato con la connessione, da domani leggo e commento...
     
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  4. federica68
     
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    ;)
     
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  5. x_LUIS_x
     
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    Ciao!
    Bel racconto horror dissacrante condito da humor e un pizzico di erotismo!
    Mi ha divertito assai!
    Merita un quattro con un paio di meno virtuali, ti dico perchè.
    Avrei eliminato:
    a) la figura dell'anti Babbo Natale
    b) Il finale con il fratello che lo sostituisce
    Rendono leggermente più confuso un racconto che per tre quarti è addirittura pirotecnico!
    Non è facile descrivere le "situazioni in movimento" ma tu lo hai fatto benissimo!
    Un saluto
     
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  6. shivan01
     
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    io ti metto un tre, invece, Vincenzo.
    Non per lo stile o il ritmo, che sono ottimi, ma per alcune reazioni dei protagonisti, diciamo un po' strane, e per l'azione, talvolta confusa.
    I due genitori morti coi burattinai dietro mi sono sembrati un po' strani da digerire, vabbé che i folletti sono giocherelloni, ma vista la situazione di squartamenti vari, mi sono sembrati particolari un po' forzati.

    ciao
     
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  7. rolandking
     
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    Ciao, l'ho trovato davvero bello e divertente, ben scritto e il ritmo è davvero travolgente: l'uso del presente che rende più veloce l'azione è magistrale. Bravura anche nella costruzione dei dialoghi che non credo siano stati facili da gestire.
    La storia è stravagante e originale per molti aspetti, idem il finale che la impreziosisce strappandoci una risata( a me l'ha strappata )dopo aver scoperto il destino che spetta al goffo e buffo fratello del protagonista.
    voto 4 ;) Ciao alla prossima.
     
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  8. bravecharlie
     
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    cazzo, questo racconto l'avevo letto in una macelleria di secoli fa, mi pare :cry:

    non ricordo cosa ti dissi allora, e neppure importa in fondo: gran ritmo, trovate genialoidi (le mie preferite: il folletto trampoliere e quello burattinaio), umorismo (la battuta del padre quando il folletto sfascia la sedia è da applausi :D ), finale un po' concitato e "sveltino" ma che ci sta comunque bene. Un 4 te lo meriti secondo me
     
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  9. Daniele_QM
     
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    Fantastico...!!!!! E' un horror di natale con finiture noir... il ritmo è frizzante, davvero carino! 4!
     
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  10. Diaphane
     
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    Ciao Vinch :)
    Perdonami se ti abbasso la media, ma ho votato 3...
    Il racconto mi è piaciuto molto, ritmo serrato, ottimo stile, ironia... insomma ci sarebbe tutto per un racconto riuscito in pieno... ma devo essere sincera, la parte col nemico di Babbo Natale non mi è piaciuta tantissimo, e in generale ho avuto l'impressione che il protagonista non fosse poi così terrorizzato, insomma lo dicevi, ma io non lo "sentivo"...
    Di contro i folletti mi son piaciuti da morire, soprattutto il burattinaio!! :P

    Il racconto merita più di tre, ma non riesco a farlo arrivare a 4, non volermene...
     
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  11. bravecharlie
     
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    CITAZIONE
    la parte col nemico di Babbo Natale non mi è piaciuta tantissimo

    il mio voto resta 4 per i motivi già espressi (racconto veloce, divertente, dissacrante, scritto ottimamente) ma mi sono dimenticato di scrivere nel mio commento che neppure a me è piaciuta troppo quella parte. L'ho trovata un po' forzata, come se ce l'avessi messa solo perché Babbo Natale doveva morire in qualche modo per giustificare la "nuova vita" di Nicola.nulla di troppo male, comunque, resta un gran bel pezzo :B):
     
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  12. Vinch
     
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    CITAZIONE (Diaphane @ 15/12/2008, 17:59)
    Il racconto merita più di tre, ma non riesco a farlo arrivare a 4, non volermene...

    E invece questa me la segno!!! :corpa:

    :P

    A parte gli scherzi, a voi ultimi due non è piaciuto lo scontro con krampus e io vi confesso che quella è la scintilla che ha fatto nascere tutto il racconto. Si tratta di un vecchio mito nordico, Santa Claus vs Knecht Ruprecht, bene contro male... Io ho pensato bene di ricamarci sopra una vicenda sovvertendo un po' di sacri canoni natalizi.
    In ogni caso il giudizio del lettore è oro, me lo metto da parte. :sisi:

    Grazie a tutti quelli che hanno letto il mio racconto! :)
     
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  13. Diaphane
     
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    CITAZIONE (Vinch @ 15/12/2008, 23:06)
    CITAZIONE (Diaphane @ 15/12/2008, 17:59)
    Il racconto merita più di tre, ma non riesco a farlo arrivare a 4, non volermene...

    E invece questa me la segno!!! :corpa:

    :sigh:

    Stavo riflettendo sul perché abbia apprezzato meno la seconda parte, così mi sono andata a riguardare il racconto e ho trovato questo: la prima parte è tipicamente un racconto horror (anche se dissacrante e ironico), mentre la seconda è più una battaglia epica fra due esseri potenti, quasi due dei :P ... Forse sono queste due cose a non sposarsi bene, quasi a cozzare l'una contro l'altra direi...
    Ma è solo una riflessione che lascia il tempo che trova... :)

    Comunque questa leggenda nordica mi ha incuriosita molto, andrò, di sicuro, a cercare informazioni!! :woot:
     
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  14. beatrix_w
     
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    Ciao! ^_^ Il racconto è scritto veramente bene e molto divertente, però nella seconda parte mi sono persa un po'. Un altro piccolo appunto è che il protagonista non dice una parola sulla morte del padre e della madre...va bene che poteva non avere un legame forte con loro, ma vederli morire in modo così orribile secondo me qualcosa dovrà suscitare prima o poi. Comunque il mio voto è tre abbondante. Ciao! :D
     
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  15. ioreth
     
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    A me invece non è dispiaciuto lo scontro finale, introdotto dal protagonista surreale per surreale ci stava.
    La moglia prima attiva poi d'improvviso passiva è meno comprensibile invece.
    Coumunque gran bella scena d'azione: 3
     
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17 replies since 6/12/2008, 22:03   448 views
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