[Palestra Monolitica] Il Punto di Vista

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    Sono stato evocato da alcuni adepti per proporre questo esercizio di scrittura, a seguito della discussione nata nei giorni scorsi su questo argomento.
    Il responsabile di questa discussione e coordinatore dell'esercizio sarà il buon Marco Caudullo, (che alcuni conoscono con l'ambiguo nick di Pecorella) che ha anche tradotto a questa bisogna il brano che utilezzerete.
    Ecco il brano che farà da materia prima, tratto da A Predicament di Edgar Allan Poe.

    CITAZIONE
    PREMESSA: La protagonista, miss Zenobia, si trova su un campanile a osservare la vista da una finestra. Sta in piedi sulle spalle del suo servo Pompey, usato come sgabello. A osservarli c'è pure il suo cane. Mentre è affacciata con la testa sporta verso l'esterno, le lancette dell'orologio le incastrano la testa, e avanzando, prima o poi, le taglieranno il collo.

    TESTO:
    Girando delicatamente la testa da un lato, mi accorsi, con estremo orrore, che l’enorme e scintillate lancetta dei minuti, nel compiere il suo giro, era calata come una scimitarra sul mio collo.
    Non c’era, lo sapevo, un solo secondo da perdere. Cercai di ritrarmi, ma ormai era troppo tardi. Non era possibile estrarre la mia testa dalle fauci della terribile trappola nella quale era rimasta catturata, e che si stringeva sempre di più a una velocità troppo orribile da concepire. Non si può immaginare l’agonia di quel momento. Alzai le mani e cercai con tutte le mie forze, di sollevare la pesante sbarra d’acciaio. Era come sollevare l’intera cattedrale. Scendeva, scendeva, sempre più vicina. Urlai a Pompay di aiutarmi, ma mi rispose che avevo urtato i suoi sentimenti chiamandolo “vecchio guercio ignorante”; chiamai Diana, ma lei disse soltanto “bau, au, au”, e che le avevo ordinato di non allontanarsi dall’angolo per nessuna ragione. Perciò non potevo aspettarmi nessun aiuto dai miei compagni.

    L'esercizio consiste nel riscrivere il testo in quattro versioni, cambiando il punto di vista:
    1- in terza persona, ma mantenendo la focalizzazione interna;
    2- in terza persona o in prima persona (a scelta), ma a focalizzazione esterna;
    3- a focalizzazione zero
    4- polifocalizzato, interno o esterno a scelta, in prima o in terza persona a scelta;

    Prima di procedere, se non l'avete già fatto, è consigliato (anche per familiarizzare con la terminologia sulla prospettiva nel caso vi sia nuova), di leggere la breve trattazione che ne fa il gatto cadoglio, Daniele Bonfanti, in questa pagina della discussione già citata. (Il suo post è il penultimo, prima di quello dell'Orso Bavoso che noi tutti riteniamo Straordinario).

    Al lavoro!

    Edited by XII - 26/8/2008, 16:46
     
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    Fatto ^_^
    Ho cercato di rimanere il più possibile fedele al testo originale, aggiungendo e togliendo il meno possibile.

    Terza persona – focalizzazione interna
    Girò piano la testa da un lato, aspettandosi di vedere qualcosa di spiacevole. Si accorse, con estremo orrore, che l’enorme e scintillante lancetta dei minuti, nel compiere il suo giro, era calata come una scimitarra sul suo collo.
    Sapeva bene di non avere un solo istante da perdere. Cercò di ritrarsi, ma ormai era troppo tardi. Non le era più possibile estrarre la testa dalle fauci della terribile trappola nella quale era rimasta catturata, e che si stringeva sempre di più, a una velocità troppo orribile da concepire. Un senso di agonia la pervase in ogni angolo del corpo.
    Alzò le mani e cercò con tutte le forze di sollevare la pesante sbarra d’acciaio. Ben presto capì che sarebbe stato come sollevare l’intera cattedrale.
    Sentiva la lancetta scendere e scendere, sempre più vicina.
    In preda alla disperazione, urlò a Pompay di aiutarla, ma lui le rispose che aveva urtato i suoi sentimenti, chiamandolo “vecchio guercio ignorante”.
    Allora chiamò Diana, ma ottenne in risposta solo dei “bau”. Ricordò che le aveva ordinato di non allontanarsi dall’angolo per nessuna ragione.
    In quel momento ebbe la certezza che non avrebbe potuto aspettarsi alcun aiuto dai suoi compagni.


    Prima persona – focalizzazione esterna (versione editata)
    Vidi Zenobia girare la testa da un lato. Sul suo volto si disegnò un'espressione di estremo orrore. Si era accorta anche lei (qui suppongo che Diana, dalla sua posizione, avesse già capitpo che Zenobia era incastrata n.d.Fab) che l’enorme e scintillate lancetta dei minuti, nel compiere il suo giro, era calata come una scimitarra sul suo collo.
    Cercò subito di ritrarsi, ma ormai era troppo tardi.
    Non le fu più possibile estrarre la testa dalle fauci della terribile trappola nella quale era rimasta catturata, e che si stringeva sempre di più a una velocità troppo orribile da concepire. Potevo, dal suo sguardo, immaginare l'agonia che stava provando.
    Alzò le mani e cercò di sollevare la pesante sbarra d'acciaio con tutte le sue forze, ma senza successo.
    Intanto quella scendeva, scendeva, sempre più vicina.
    La padrona urlò a Pompay di aiutarla, ma lui le rispose che aveva urtato i suoi sentimenti, chiamandolo “vecchio guercio ignorante”.
    Allora chiamo me, ma io avevo l'ordine di non muovermi per nessuna ragione dal mio angolo, per cui non potei fa altro che sottolinearglielo come potevo, abbaiando.
    No, non poteva aspettarsi alcun aiuto, da noi.


    Focalizzazione zero
    Girò piano la testa da un lato, aspettandosi di vedere qualcosa di spiacevole. Provò estremo orrore quando si rese conto di cosa stava succedendo: l’enorme e scintillante lancetta dei minuti, nel compiere il suo giro, era calata come una scimitarra sul suo collo.
    Sapeva bene di non avere un solo istante da perdere. Cercò di ritrarsi, ma ormai era troppo tardi. Non era più possibile estrarre la testa dalle fauci della terribile trappola nella quale era rimasta catturata, e che si stringeva sempre di più, a una velocità troppo orribile da concepire. Un senso di agonia la pervase in ogni angolo del suo corpo.
    Alzò le mani e cercò con tutte le forse di sollevare la pesante sbarra d’acciaio. Era come sollevare l’intera cattedrale.
    La lancetta, intanto, scendeva, scendeva, sempre più vicina.
    Zenobia urlò a Pompay di aiutarla; l’uomo era ancora offeso per il “brutto guercio ignorante” con cui lei l’aveva apostrofato prima. Glielo ricordò, aggiungendo che non aveva intenzione di darle alcun aiuto.
    Diana, invece, avrebbe voluto fare qualcosa, ma la donna le aveva intimato di non muoversi dal suo angolo per nessun motivo, per cui, quando lei la chiamò, non poté fare altro che rispondere “Bau, bau, bau”, rimanendo obbediente al proprio posto.
    Zenobia ebbe la certezza che non avrebbe potuto aspettarsi alcun aiuto dai suoi compagni.


    Prima persona - polifocalizzazione esterna
    (versione editata)
    Fu quando girai la testa da un lato, che sul mio viso si dipinse un'espressione di estremo orrore: l’enorme e scintillate lancetta dei minuti, nel compiere il suo giro, era calata come una scimitarra sul mio collo.
    Non c’era un solo secondo da perdere. Cercai di ritrarmi, ma ormai era troppo tardi.
    Non era più possibile estrarre la mia testa dalle fauci della terribile trappola nella quale era rimasta catturata, e che si stringeva sempre di più a una velocità troppo orribile da concepire. Nessuno può immaginare l’agonia di quel momento.
    Alzai le mani e cercai con tutte le mie forze, di sollevare la pesante sbarra d’acciaio. Era come sollevare l’intera cattedrale.
    Intanto quella scendeva, scendeva, sempre più vicina.
    Urlai a Pompay di aiutarmi.

    La sentii mentre mi chiamava, ma non mi mossi.
    Le feci notare che ero ancora arrabbiato con lei, perché mi aveva chiamato "brutto guercio ignorante", e che non le avrei certo dato una mano.
    E sapete cosa fece lei, allora? Chiamò Diana, il cane.

    Ero lì, nel mio angolo. La padrona era incastrata e non riusciva a liberarsi.
    Mi chiamò, voleva aiuto, ma io avevo un ordine ben preciso: di restarmene lì dov’ero e di non muovermi per nessuna ragione. Non potei far altro che abbaiarle.
    No, non poteva aspettarsi alcun aiuto da noialtri.

    Edited by by-tor - 26/8/2008, 17:55
     
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  4. Pecorella75
     
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    Ci provo! Speriamo di non aver fatto troppe scemenze, dopo averlo proposto io... :rolleyes:

    terza persona, focalizzazione interna
    Girando delicatamente la testa, Miss Zenobia si accorse, e ne provò estremo orrore, che l’enorme e scintillante lancetta dei minuti, nel compiere il suo giro, era calata come una scimitarra sul suo collo.
    Sapeva bene che non c’era un solo secondo da perdere. Cercò di ritrarsi, ma capì che ormai era troppo tardi, e che non sarebbe stato possibile estrarre la sua testa dalle fauci della terribile trappola nella quale era rimasta catturata, e che si stringeva sempre di più a una velocità che le sembrò troppo orribile perfino da concepire. Provò un’inimmaginabile agonia. Alzò le mani cercando, con tutte le sue forze, di sollevare la pesante sbarra d’acciaio. Ma si accorse che sarebbe stato come sollevare l’intera cattedrale.
    Scende, scende, sempre più vicina.
    Urlò a Pompay di aiutarla, ma doveva aspettarselo che lui le avrebbe rinfacciato di aver urtato i suoi sentimenti chiamandolo “vecchio guercio ignorante”; chiamò Diana, ma lei disse soltanto “bau, au, au”, e Miss Zenobia maledì il momento in cui le aveva ordinato di non allontanarsi dall’angolo per nessuna ragione. Era chiaro che non poteva certo aspettarsi nessun aiuto dai miei compagni.

    terza persona, focalizzazione esterna
    Girando delicatamente la testa da un lato, Miss Zenobia si accorse che l’enorme e scintillate lancetta dei minuti, nel compiere il suo giro, era calata come una scimitarra sul mio collo.
    Non c’era un solo secondo da perdere. Cercò di ritrarsi, ma ormai era troppo tardi. Non era possibile estrarre la testa dalle fauci della terribile trappola nella quale era rimasta catturata, e che si stringeva sempre di più a una velocità folle. Dovettero essere per lei dei momenti di pura agonia. Alzò le mani e cercò di sollevare la pesante sbarra d’acciaio. Ma era come sollevare l’intera cattedrale. Intanto la lancetta scendeva, scendeva, sempre più vicina. Urlò a Pompay di aiutarla, ma questi le ricordò che aveva urtato i suoi sentimenti chiamandolo “vecchio guercio ignorante”; chiamò Diana, ma lei disse soltanto “bau, au, au”, e che le aveva ordinato di non allontanarsi dall’angolo per nessuna ragione. Non poteva aspettarsi nessun aiuto dai suoi compagni.

    focalizzazione zero
    Girando delicatamente la testa, Miss Zenobia si accorse, e ne provò estremo orrore, che l’enorme e scintillante lancetta dei minuti, nel compiere il suo giro, era calata come una scimitarra sul suo collo.
    Capì bene che non c’era un solo secondo da perdere, perché subito cercò di ritrarsi, ma si rese conto che ormai era troppo tardi, e che non sarebbe stato possibile estrarre la sua testa dalle fauci della terribile trappola nella quale era rimasta catturata, e che si stringeva sempre di più a una velocità che troppo orribile perfino da concepire. L’agonia che provò fu inimmaginabile. Alzò le mani cercando, con tutte le sue forze, di sollevare la pesante sbarra d’acciaio. Ma fu uno sforzo vano: sarebbe stato per lei come sollevare l’intera cattedrale.
    Intanto la lancetta scendeva, scendeva, sempre più vicina. Provò a implorare a Pompay di aiutarla, ma questi con un ghigno sulle labbra, ancora chino come un mulo, intuì cosa le stava accadendo e le rinfacciò di aver urtato i suoi sentimenti chiamandolo “vecchio guercio ignorante”; chiamò Diana, ma lei disse soltanto “bau, au, au”, e aggiunse in tono offeso che lei le aveva ordinato di non allontanarsi dall’angolo per nessuna ragione. Era chiaro che non poteva certo aspettarsi nessun aiuto dai miei compagni.

    polifocalizzato
    Girando delicatamente la testa, Miss Zenobia si accorse, e ne provò estremo orrore, che l’enorme e scintillante lancetta dei minuti, nel compiere il suo giro, era calata come una scimitarra sul suo collo.
    Sapeva bene che non c’era un solo secondo da perdere. Cercò di ritrarsi, ma capì che ormai era troppo tardi, e che non sarebbe stato possibile estrarre la sua testa dalle fauci della terribile trappola nella quale era rimasta catturata, e che si stringeva sempre di più a una velocità che le sembrò troppo orribile perfino da concepire. Provò un’inimmaginabile agonia. Alzò le mani cercando, con tutte le sue forze, di sollevare la pesante sbarra d’acciaio. Ma si accorse che sarebbe stato come sollevare l’intera cattedrale.
    Scende, scende, sempre più vicina.

    Quando Pompay, chino, a sorreggere il peso della sua padrona, la sentì implorare il suo aiuto, non gli parve vero. Capì che la situazione era drastica, e aveva finalmente modo di rinfacciarle i suoi modi maledettamente snob. Così le ricordò di aver urtato i suoi sentimenti chiamandolo “vecchio guercio ignorante”, e la sciò nei suoi pasticci.

    Diana che aveva osservato con gioia la scena, dall’angolo dove era stata relegata, aspettava solo di essere chiamata a rapporto per poterle ricordare, stizzita, che era stata lei a ordinarle di restare immobile!

    Miss Zenobia capì che non poteva aspettarsi nulla da loro.


    E voi, pelandroni? Su, su, tutti in palestra!
     
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  5. Pecorella75
     
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    CITAZIONE (by-tor @ 23/8/2008, 21:32)
    Fatto ^_^
    Ho cercato di rimanere il più possibile fedele al testo originale, aggiungendo e togliendo il meno possibile.

    Prima persona – focalizzazione esterna
    Fu quando girai la testa da un lato che mi accorsi, con estremo orrore, che l’enorme e scintillate lancetta dei minuti, nel compiere il suo giro, era calata come una scimitarra sul mio collo.
    Sapevo bene che non c’era un solo secondo da perdere. Cercai di ritrarmi, ma ormai era troppo tardi.
    Non era possibile estrarre la mia testa dalle fauci della terribile trappola nella quale era rimasta catturata, e che si stringeva sempre di più a una velocità troppo orribile da concepire. Non si può immaginare l’agonia di quel momento.
    Alzai le mani e cercai con tutte le mie forze, di sollevare la pesante sbarra d’acciaio. Era come sollevare l’intera cattedrale.
    Intanto quella scendeva, scendeva, sempre più vicina.
    Urlai a Pompay di aiutarmi, ma lui si sentiva ancora offeso; mi rispose che avevo urtato la sua sensibilità, chiamandolo “vecchio guercio ignorante”.
    Chiamai Diana, ma lei, imperterrita, non faceva altro che obbedire al mio ordine di non muoversi dal suo angolo per nessun motivo. Rimase lì ad abbaiare.
    Non potevo aspettarmi nessun aiuto dai miei compagni.

    Non vorrei sbagliarmi, ma, secondo me, per mantenere la focalizzazione esterna, bisognerebbe narrarlo o in terza, o in prima, ma dal PDV di Pompay o Diana, che di fatto vedono la scena, ognuno dalla propria visuale, ma non conoscono i pensieri di Zenobia. Anzi, a esser pignoli, la scena la può osservare solo Diana, perché Pompay è calato e può tuttalpiù ascoltare.
    Se si narra in prima dal PDV di Zenobia, si ricade nella focalizzazione interna, cioè al punto di partenza.

    Spero che qualcuno dall'alto mi illumini per capire se ho inteso giusto...
     
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    In effetti non ci avevo pensato, quando ho scritto il testo.
    Avevo più inteso la prima persona a focalizzazione esterna come un "Vi racconto cosa mi è capitato l'altro giorno, inserendoci elementi che in quel momento non erano di mia conoscenza".
    Il che può funzionare per chiunque dei tre era coinvolto, comunque.

    Attendo lumi :unsure:
     
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  7. cadoglio
     
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    Lumi: in genere la focalizzazione esterna è condotta in terza persona, ma non necessariamente; è solo più difficile condurla in prima, ma si può fare.
    I due pezzi di by-tor non sono in esterna, ma in interna un po' ibridata :-).
    Fabrizio: focalizzazione esterna non significa
    CITAZIONE
    "Vi racconto cosa mi è capitato l'altro giorno, inserendoci elementi che in quel momento non erano di mia conoscenza".

    Questo porta invece più vicini alla focalizzazione zero: a una quasi-onniscienza, o a un'onniscienza autolimitata.
    La focalizzazione esterna è una narrazione testimoniale pura: non è concesso quindi, in nessun caso, dire cosa provava/pensava/sentiva il protagonista. Immagina ci fosse una telecamera puntata sulla scena, stai guardando la ripresa, descrivi cosa vedi. Al limite (come ha fatto Peco nel suo pezzo, puoi supporre cosa pensava la tizia).
    Come farlo in prima persona, ti chiederai? Be', è semplice, ti racconto cosa mi è successo, ma non ti dico cosa pensavo/sentivo/provavo. Ti racconto cosa mi è successo, ma proprio come se mi stessi osservando dall'esterno. E' difficile. :-)

    Guarda, prendo l'inizio del tuo secondo pezzo:
    "Fu quando girai la testa da un lato che mi accorsi, con estremo orrore, che l’enorme e scintillate lancetta dei minuti, nel compiere il suo giro, era calata come una scimitarra sul mio collo."
    Così è interna, come l'hai scritta. Fosse esterna, sarebbe così:
    "Fu quando girai la testa da un lato che sul mio viso si dipinse un'espressione di estremo orrore: l’enorme e scintillate lancetta dei minuti, nel compiere il suo giro, era calata come una scimitarra sul mio collo."

    Ripeto, non è facile, né particolarmente usato né particolarmente "utile". Pochi i casi in cui si può rivelare una soluzione efficace, ma ci sono.

    Oppure, come dice Marco, è possibile usare un narratore allodiegetico, un testimone appunto, un altro personaggio presente che racconta la scena di cui Zenobia è la protagonista, ma "tenendosi in disparte"; in questo caso si può usare solo il cane, perché Pompay è appunto calato e non può vedere.
     
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    Bene, molto bene ^_^

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    Come farlo in prima persona, ti chiederai? Be', è semplice, ti racconto cosa mi è successo, ma non ti dico cosa pensavo/sentivo/provavo. Ti racconto cosa mi è successo, ma proprio come se mi stessi osservando dall'esterno. E' difficile. :-)

    L'ho fatto proprio per quello (tendo sempre a cacciarmi i roveti del genere :P )

    Rifarò quell'esercizio e modificherò il mio post.
     
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  9. giudappeso
     
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    Bene, ci provo anch’io. Mi sono studiato un po’ quello che avete già scritto per capire bene quello che sto facendo, eventuali strafalcioni sono quindi imputabili alla mia disattenzione. Bene, al grido di «O la va, o la spacca!» ecco i miei esercizi:

  10. 1. in terza persona, ma mantenendo la focalizzazione interna;
    Girando delicatamente la testa da un lato, si accorse, con estremo orrore, che l’enorme e scintillate lancetta dei minuti, nel compiere il suo giro, era calata come una scimitarra sul suo collo.
    Non c’era, lo sapeva, un solo secondo da perdere. Cercò di ritrarsi, ma ormai era troppo tardi. Non le era possibile estrarre la testa dalle fauci della terribile trappola nella quale era rimasta catturata, e che si stringeva sempre di più a una velocità troppo orribile da concepire. Non si può immaginare l’agonia di quel momento. Alzò le mani e cercò con tutte le sue forze di sollevare la pesante sbarra d’acciaio. Era come sollevare l’intera cattedrale. Scendeva, scendeva, sempre più vicina. Urlò a Pompay di aiutarla, ma le rispose che aveva urtato i suoi sentimenti chiamandolo “vecchio guercio ignorante”; chiamò Diana, ma lei disse soltanto “bau, au, au”, e che le aveva ordinato di non allontanarsi dall’angolo per nessuna ragione. Perciò non poteva aspettarmi nessun aiuto dai suoi compagni.


  11. 2. in terza persona a focalizzazione esterna;
    Girando delicatamente la testa da un lato, l’espressione del suo viso si piegò in una smorfia inorridita nello scorgere l’enorme e scintillate lancetta dei minuti, che nel compiere il suo giro, era calata come una scimitarra sul suo candido collo.
    Non c’era un solo secondo da perdere. Cercò di ritrarsi con un lento movimento reso impacciato dalla scomoda posizione, ma ormai era troppo tardi. Non le era possibile estrarre la testa dalle fauci della terribile trappola nella quale era rimasta catturata, e che si stringeva sempre di più a una velocità troppo orribile da concepire. I lunghi capelli già s’intrecciavano con le lancette, disegnando l’atroce simmetria di quel movimento che l’avrebbe lentamente condotta alla fine. Non si può immaginare l’agonia di quel momento. Alzò le mani e cercò con tutte le sue forze di sollevare la pesante sbarra d’acciaio, tendendo inutilmente i muscoli delle braccia delicate nello sforzo disperato. Era come sollevare l’intera cattedrale. Scendeva, scendeva, sempre più vicina. Urlò a Pompay di aiutarla, ma l’anziano servo, con tono ottuso e rancoroso, rispose che aveva urtato i suoi sentimenti chiamandolo “vecchio guercio ignorante”; chiamò allora Diana, ma lei, agitandosi sul posto, abbaiò con tono confuso, ricordandole di aver ricevuto ordine di non allontanarsi dall’angolo per nessuna ragione. Perciò, intrappolata come una mosca nella ragnatela di metallo, non poteva aspettarsi nessun aiuto da quei compagni.


  12. 3. a focalizzazione zero
    Girando delicatamente la testa da un lato, Miss Zenobia trasalì nello scorgere che l’enorme e scintillante lancetta dei minuti, nel compiere il suo lento giro, era calata come una scimitarra sul suo collo. La sorpresa subitanea, accompagnata dall’agghiacciante sensazione del freddo metallo sulla pelle, le palpitò nel cuore come un frullio di terrore, quasi la paura fosse stata un uccello impazzito, per poi mutarsi in pesce e risalire la corrente del sangue fino a immergere in un istante tutto il corpo in quel gelido panico.
    Non c’era un solo secondo da perdere, questa certezza le era chiara come la pressione che lentamente sentiva aumentare sulla sua fragile sostanza del suo corpo mortale. Cercò di ritrarsi, con movimenti goffi e disperati tentò di sciogliersi da quel letale abbraccio, ma ormai era troppo tardi. Non era più possibile estrarre la testa dalle fauci della terribile trappola nella quale era rimasta catturata, mentre si stringevano sempre di più a una velocità troppo orribile da concepire. Non si può immaginare l’agonia di quel momento, Zenobia stessa era troppo pietrificata dall’assurdo destino che le si prefigurava per voler lanciare uno sguardo alle conseguenze. Rifiutando una morte tanto indegna, alzò le mani, facendo leva con tutta se stessa nell’inesausto tentativo di sfuggire alla morte piegò il proprio corpo come un arco, cercando con tutte le sue forze di sollevare la pesante sbarra d’acciaio. Ogni sforzo si prefigurava tuttavia inutile, era come sollevare l’intera cattedrale. Scendeva, scendeva, sempre più vicina. La lancetta segnava l’ora della sua sconfitta. Urlò a Pompay di aiutarla, ma questi si rifiutò. Il servo, vecchio e rancoroso, ancora rimuginando sugli insulti della padrona con acido orgoglio, affermò che la padrona aveva urtato i suoi sentimenti chiamandolo “vecchio guercio ignorante”.
    Dalla sua posizione, Pompay non poteva vedere nulla della tragedia che stava avvenendo poco sopra la sua testa, e anche potendo, la sua vista non era effettivamente più quella d’un ragazzo. Nel suo ottuso rancore, si disse che i capricci e i piagnistei della padrona erano giunti al limite. Per l’amor d’Iddio, che ci faceva un povero vecchio come lui i quella scomoda posizione, con la bizzosa padroncina a cavalluccio? No, non avrebbe assecondato nessun altro stupido capriccio.
    In preda alla disperazione e maledicendo il vecchio testardo, Zenobia chiamò allora Diana; ma la cagna, confusa, dapprima si alzò, muovendo un istintivo passo verso la padrona per poi tornare indietro e girare su se stessa, in fine, esprimendo tutta la frustrazione per l’incoerenza dei comandi, tornò a fermarsi sul posto uggiolando e accucciandosi. L’istinto di correre verso la padroncina, scontrandosi con quello di restare sul posto eseguendo l’ordine di non muoversi, come una guardia fedele al suo Signore, l’aveva irrimediabilmente confusa.
    No, Zenobia non poteva aspettarsi alcun aiuto dai suoi compagni, a modo loro, entrambi l’avevano abbandonata.


  13. 4. polifocalizzato, interno in terza persona.
    Girando delicatamente la testa da un lato, Miss Zenobia inorridì nel rendersi conto che l’enorme e scintillate lancetta dei minuti, nel compiere il suo giro, era calata come una scimitarra sul suo collo.
    Non c’era, lo sapeva, un solo secondo da perdere. Cercò di ritrarsi, facendo leva su se stessa come poté, ma ormai era troppo tardi. Non era possibile estrarre la testa dalle fauci della terribile trappola nella quale era rimasta catturata, e che si stringeva sempre di più a una velocità troppo orribile da concepire. L’agonia di quel momento, nei primi momenti, fu inimmaginabile persino per lei, che per la prima volta si trovava di fronte a un tale orrore. Alzò le mani cercando con tutte le sue forze di sollevare la pesante sbarra d’acciaio, spingendo il proprio corpo in uno sforzo impossibile. Era come sollevare l’intera cattedrale. Scendeva, scendeva, sempre più vicina. Sconvolta, Urlò a Pompay di aiutarla.
    Dalla sua scomoda posizione, udendo l’ennesimo ordine, il servo rispose alla signorina che aveva urtato i suoi sentimenti, e che in qualità di “vecchio guercio ignorante” ne aveva avuto abbastanza. Quell’ultimo capriccio della signorina l’aveva costretto a uno sforzo che gli faceva dolere le giunture, inoltre non capiva cosa ci facessero ancora lì.
    Esasperata dall’atteggiamento indisponente del servo, e fin troppo atterrita, Miss Zenobia fu spinta dalla disperazione a richiamare Diana.
    Rigirandosi nervosamente sul posto, la cagna abbaiò confusa, lottando tra l’istinto di correre dalla padrona e quello di obbedire all’ordine di mantenere la posizione. Infine, tornò ad accucciarsi irritata.
    Nessun aiuto sarebbe giunto a Miss Zenobia da parte dei suoi compagni.


  14. Edited by giudappeso - 27/8/2008, 15:21
     
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  15. lucadj77
     
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    Ciao, eccomi qui. Provo a scrivere senza leggere i vostri interventi, così posso fare poi un controllo.

    1- in terza persona, ma mantenendo la focalizzazione interna;

    Girando delicatamente la testa da un lato, si accorse, con estremo orrore, che l’enorme e scintillate lancetta dei minuti, nel compiere il suo giro, le era calata come una scimitarra sul collo.
    Lo sapeva, non c'era un solo secondo da perdere. Cercò di ritrarsi, ma si rese conto che era troppo tardi. Non era possibile estrarre la testa dalle fauci della terribile trappola nella quale era rimasta catturata, e che si stringeva sempre di più a una velocità troppo orribile da concepire. In quel momento si sentì precipitare in una agonia inimmaginabile. Alzò le mani e cercò con tutte le forze di sollevare la pesante sbarra d’acciaio. Era come sollevare l’intera cattedrale. Scendeva, scendeva, sempre più vicina. Urlò a Pompay di aiutarla, ma si sentì rispondere che aveva urtato i suoi sentimenti chiamandolo “vecchio guercio ignorante”; chiamò Diana, ma lei disse soltanto “bau, au, au”, e che le aveva ordinato di non allontanarsi dall’angolo per nessuna ragione. Si rese conto di non potersi aspettare nessun aiuto dai suoi compagni.

    2- in terza persona o in prima persona (a scelta), ma a focalizzazione esterna;

    L’enorme e scintillate lancetta dei minuti, nel compiere il suo giro, era calata come una scimitarra sul collo di miss Zenobia. La ragazza mosse il capo e sussultò, sul suo viso si disegnò un'espressione di orrore.
    Cercò di ritrarsi, ma non era possibile estrarre la testa dalle fauci della terribile trappola nella quale era rimasta catturata, e che si stringeva sempre di più. Tremando in modo angosciato, alzò le mani e cercò di sollevare la pesante sbarra d’acciaio, ma questa scendeva, scendeva, sempre più vicina.
    – Aiutami, Pompay! – gridò isterica.
    – Mi hai chiamato vecchio gercio ignorante – rispose lui. – Mi hai offeso!
    – Diana! – tentò allora, ma sentì solo l'abbaiare del cane, non il ticchettare dei suoi artigli sul pavimento.
    La donna scosse la testa e iniziò a piangere, continuando a tirare indietro la testa.

    3- a focalizzazione zero

    L’enorme e scintillate lancetta dei minuti, nel compiere il suo giro, era calata come una scimitarra sul collo di miss Zenobia. La ragazza mosse il capo e sussultò, sul suo viso si disegnò un'espressione di orrore.
    Cercò di ritrarsi, ma non era possibile estrarre la testa dalle fauci della terribile trappola nella quale era rimasta catturata, e che si stringeva sempre di più.
    Pompey strinse le mani sulle caviglie di miss Zenobia, che si agitava scomposta.
    – Aiutami, Pompay! – gridò lei isterica.
    – Mi hai chiamato vecchio gercio ignorante – rispose lui. – Mi hai offeso!
    – Diana! – tentò allora, ma il cane abbaiò e non si mosse dall'angolo in cui era seduta.
    La donna scosse la testa e iniziò a piangere, continuando a tirare indietro la testa.

    4- polifocalizzato, interno o esterno a scelta, in prima o in terza persona a scelta;

    Girando delicatamente la testa da un lato, si accorse, con estremo orrore, che l’enorme e scintillate lancetta dei minuti, nel compiere il suo giro, le era calata come una scimitarra sul collo.
    Lo sapeva, non c'era un solo secondo da perdere. Cercò di ritrarsi, ma si rese conto che era troppo tardi. Non era possibile estrarre la testa dalle fauci della terribile trappola nella quale era rimasta catturata, e che si stringeva sempre di più a una velocità troppo orribile da concepire. In quel momento si sentì precipitare in una agonia inimmaginabile. Alzò le mani e cercò con tutte le forze di sollevare la pesante sbarra d’acciaio. Era come sollevare l’intera cattedrale. Scendeva, scendeva, sempre più vicina.

    La padroncina si agitava scomposta e Pompay fu costretto a stringere la presa sulle sue caviglie. Quella birbante rischiava di cadere!
    – Aiutami, Pompay! – gridò la ragazza.
    Dalla sua posizione lui non poteva vedere che aveva da urlare. Stava per chiedere cosa volesse, ma il modo con cui gli si era rivolta poco prima continuava a bruciargli dentro. – Mi hai chiamato vecchio gercio ignorante – rispose. – Mi hai offeso!
    Lei chiamò allora il suo cane, ma questo abbaiò e restò ferma dov'era. D'altronde, era stata lei a ordinarle di non allontanarsi dall’angolo per nessuna ragione.
    Sentì la padroncina urlare disperata. Non ne poteva più dei suoi capricci, una volta o l'altra le avrebbe staccato la testa dal collo!
     
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  16. Pecorella75
     
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    CITAZIONE (giudappeso @ 25/8/2008, 16:19)
  17. 2. in terza persona a focalizzazione esterna;
    Girando delicatamente la testa da un lato, si accorse, con estremo orrore, che l’enorme e scintillate lancetta dei minuti, nel compiere il suo giro, era calata come una scimitarra sul suo candido collo.
    Non c’era, lo sapeva, un solo secondo da perdere. Cercò di ritrarsi con un lento movimento reso impacciato dalla scomoda posizione, ma ormai era troppo tardi. Non le era possibile estrarre la testa dalle fauci della terribile trappola nella quale era rimasta catturata, e che si stringeva sempre di più a una velocità troppo orribile da concepire. I lunghi capelli già s’intrecciavano con le lancette, disegnando l’atroce simmetria di quel movimento che l’avrebbe lentamente condotta alla fine. Non si può immaginare l’agonia di quel momento. Alzò le mani e cercò con tutte le sue forze di sollevare la pesante sbarra d’acciaio, tendendo inutilmente i muscoli delle braccia delicate nello sforzo disperato. Era come sollevare l’intera cattedrale. Scendeva, scendeva, sempre più vicina. Urlò a Pompay di aiutarla, ma l’anziano servo, con tono ottuso e rancoroso, rispose che aveva urtato i suoi sentimenti chiamandolo “vecchio guercio ignorante”; chiamò allora Diana, ma lei, agitandosi sul posto, disse soltanto “bau, au, au”, e che le aveva ordinato di non allontanarsi dall’angolo per nessuna ragione. Perciò, intrappolata come una mosca in una ragnatela di metallo, non poteva aspettarsi nessun aiuto da quei compagni.

  18. Qui mi viene un dubbio: essendo a focalizzazione esterna, il narratore non dovrebbe sapere che lei prova estremo orrore, né che lei sa di non avere un solo secondo da perdere. Non so se sono tropo pignolo nell'interpretare il testo, ma io in questo caso toglierei "lo sapeva" e "con estremo orrore".

    Secondo me invece nella focalizzazione zero (narratore onnisciente) ti sei tenuto troppo lontano dai personaggi, come dovrebbe essere in quella esterna.

    Spero di essere stato abbastanza contorto. E di non aver detto troppe cazzate. In tal caso un fulmine monolitico si abbatterà sulle mia casa, e non so cosa troverà ancora da rompere, visto che già mi si sono rotti la tele (provvidenziale), lo scaldabagno, e il digitale terrestre...
     
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  19. giudappeso
     
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    CITAZIONE (Pecorella75 @ 26/8/2008, 00:16)
    Qui mi viene un dubbio: essendo a focalizzazione esterna, il narratore non dovrebbe sapere che lei prova estremo orrore, né che lei sa di non avere un solo secondo da perdere. Non so se sono tropo pignolo nell'interpretare il testo, ma io in questo caso toglierei "lo sapeva" e "con estremo orrore".

    Beh, sul non avere un secondo da perdere, vedendo la situazione, anche un osservatore esterno arriverebbe alla medesima conclusione; quanto al fatto che provi terrore, dovevo buttarla giù in modo diverso, questo è vero. :sisi:

    CITAZIONE
    Secondo me invece nella focalizzazione zero (narratore onnisciente) ti sei tenuto troppo lontano dai personaggi, come dovrebbe essere in quella esterna.

    Per focalizzazione zero pensavo s’intendesse proprio un’osservazione remota e quindi una descrizione minimalista, non avevo considerato il fatto che poteva trattarsi del narratore onnisciente. A questo punto sono confuso, ma allora di che si tratta? :unsure:

    CITAZIONE
    Spero di essere stato abbastanza contorto. E di non aver detto troppe cazzate. In tal caso un fulmine monolitico si abbatterà sulle mia casa, e non so cosa troverà ancora da rompere, visto che già mi si sono rotti la tele (provvidenziale), lo scaldabagno, e il digitale terrestre...

    Ho capito quello che hai detto e forse m’hai chiarito un paio di punti; tuttavia, per non saper né leggere né scrivere, appena spunta il monolito faccio un passo indietro. :sospysi:
     
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  20. Pecorella75
     
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    CITAZIONE
    Per focalizzazione zero pensavo s’intendesse proprio un’osservazione remota e quindi una descrizione minimalista, non avevo considerato il fatto che poteva trattarsi del narratore onnisciente. A questo punto sono confuso, ma allora di che si tratta? :unsure:

    Io mi sono attenuto alla definizione datata da Cad nel post sul PDV:
    CITAZIONE
    focalizzazione zero: non siamo vincolati a nessun personaggio e possiamo osservare tutto in qualunque momento e in qualunque luogo, compresi i pensieri di tutti i personaggi ma anche ciò che nessun personaggio pensa, vede, sa. E' il caso del narratore onnisciente, che ha anche, volendo, facoltà di spiegare o commentare.

    Questo secondo me non vuol dire che siamo obbligati a raccontare tutti i pensieri di tutti. Però siccome il tuo pezzo ne era del tutto primo l'avevo voluto sottolineare.
    Ecco, il narratore nel tuo caso mi sembrava all'oscuro di troppe cose per uno che deve passare per "onnisciente"! :lol: :asd:
     
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  21. tar-alima
     
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    Minchia, che difficile fare questo esercizio senza alterare troppo il testo e senza fare continui ibridi! :blink:
    Ecco qui, e auguri (però mi sembra di avere capito meglio, leggendo i vostri e tentando il mio).

    1 - TERZA PERSONA, FOCALIZZAZIONE INTERNA

    Girando delicatamente la testa da un lato, Zenobia si accorse, con estremo orrore, che l’enorme e scintillante lancetta dei minuti, nel compiere il suo giro, incombeva ora come una scimitarra sul suo collo.
    Sapeva che non c’era un solo secondo da perdere. Cercò di ritrarsi, ma si rese conto che ormai era troppo tardi. Non ce l’avrebbe mai fatta a estrarre la testa dalle fauci della terribile trappola nella quale era rimasta catturata, e che ora si stringeva sempre di più, a una velocità che nemmeno aveva il coraggio di immaginare. L’angoscia minacciava di sopraffarla. Zenobia alzò le mani e tentò con tutte le sue forze di sollevare la pesante barra d’acciaio, ma la sentì irremovibile come la cattedrale stessa. La lancetta scendeva, scendeva, ormai stava per sfiorarla. Gridò a Pompay di aiutarla, ma il servo rifiutò, dicendosi ancora offeso per essere stato chiamato da lei “vecchio guercio ignorante”; allora lei chiamò il cane, ma con sua grande delusione Diana disse soltanto “bau, au, au” e non si mosse. Zenobia rammentò di averle ordinato di non allontanarsi dal suo angolo per nessuna ragione.
    Con una stretta al cuore, comprese di essere sola. Non poteva aspettarsi alcun aiuto dai compagni.


    2 - TERZA PERSONA, FOCALIZZAZIONE ESTERNA

    Girando lentamente la testa da un lato, ebbe una smorfia di orrore nel vedere che l’enorme e scintillante lancetta dei minuti, nel compiere il suo giro, era calata come una scimitarra sul suo collo.
    Si accorse che non c’era un solo secondo da perdere e subito cercò di ritrarsi, inutilmente. Non riusciva a estrarre la testa dalle fauci della terribile trappola nella quale era rimasta catturata, e che si stringeva sempre di più a una velocità che la faceva tremare per il terrore. Il suo volto esprimeva un’angoscia inesprimibile. Alzò le mani e spinse con tutte le sue forze la pesante sbarra d’acciaio, che non si mosse di un millimetro, neanche fosse più massiccia della cattedrale stessa. Continuava a scendere, stava ormai per sfiorarla. Urlò a Pompay di aiutarla, ma il servo rispose di essere ancora offeso per essere stato definito da lei “vecchio guercio ignorante” e non mosse un dito; allora chiamò Diana, ma lei disse soltanto “bau, au, au”, e che era stata lei a ordinarle di restare in quell’angolo. Guardandosi intorno, Zenobia parve intuire che i compagni non l’avrebbero aiutata in alcun modo.


    3 – TERZA PERSONA - FOCALIZZAZIONE ZERO

    Girando delicatamente la testa da un lato, Zenobia si accorse, con estremo orrore, che l’enorme e scintillante lancetta dei minuti, nel compiere il suo giro, era calata come una scimitarra sul suo collo.
    La situazione era drammatica; non c’era un momento da perdere. Cercò di ritrarsi, ma era troppo tardi. Sarebbe stata un’impresa sovrumana estrarre la testa dalle fauci della terribile trappola nella quale era rimasta catturata, e che si stringeva sempre di più a una velocità che pareva accelerare con il battito del suo cuore. L’angoscia le attanagliava le viscere. In un ultimo tentativo, alzò le mani e cercò con tutte le forze di sollevare la pesante sbarra d’acciaio, che non vibrò neppure, irremovibile come l’intera cattedrale. Scendeva, scendeva, pochi istanti e avrebbe sfiorato il suo collo. Urlò a Pompay di aiutarla, non immaginando nemmeno che, ancora offeso per essere stato definito “vecchio guercio ignorante”, il servo le avrebbe negato il suo aiuto; chiamò Diana, ma lei disse soltanto “bau, au, au”, senza allontanarsi dall’angolo in cui il suo precedente comando l’aveva relegata.
    Forse solo in quel momento Zenobia comprese di non poter sperare in alcun aiuto dai compagni.


    4 – POLIFOCALIZZATO

    Girando delicatamente la testa da un lato, Zenobia si accorse, con estremo orrore, che l’enorme e scintillante lancetta dei minuti, nel compiere il suo giro, era calata come una scimitarra sul suo collo.
    Sapeva di non avere un solo secondo da perdere. Cercò di ritrarsi, ma era tardi. Non riusciva a estrarre la testa dalle fauci della terribile trappola nella quale era rimasta catturata, e che si stringeva sempre di più, istante dopo istante, a una velocità che la sua mente non voleva nemmeno immaginare. Si sentiva impazzire d’angoscia. Alzò le mani e cercò con tutte le sue forze di sollevare la pesante sbarra d’acciaio, che non vibrò neppure, come se Zenobia avesse tentato di spostare la cattedrale stessa. Clac. Clac. Scendeva, stava per sfiorarla.
    «Pompay!»
    Il servo la fissò con un’espressione indecifrabile. L’abitudine a obbedire lo istigava all’azione, ma un altro sentimento montava dentro di lui. L’umiliazione per essere stato definito da Zenobia “vecchio guercio ignorante” era ancora viva, troppo bruciante per essere ignorata. Pompay rimase immobile a guardare la padrona che si dibatteva..
    Zenobia chiamò allora il cane, ma Diana si limitò ad abbaiare, nervosa. Ricordava bene che era stata proprio la sua padrona a ordinarle di non allontanarsi dall’angolo per nessuna ragione, e questo intendeva fare, né più né meno.
    Zenobia comprese con una stretta al cuore che doveva affrontare la situazione da sola.
     
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  22. Pecorella75
     
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    CITAZIONE
    Minchia, che difficile

    ... Se non è difficile non si fanno i muscoli! :D

    Comunque, per quanto riguarda l'alterare il testo, secondo me negli ultimi due punti ci si può sbizzarrire molto a modificarlo...
     
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31 replies since 23/8/2008, 14:39   547 views
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