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sully.
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Dunque, siccome non so bene da dove cominciare vi propongo questa: è una specie di poesia, anche se piuttosto infantile e banale. Come potete vedere manca totalmente di metrica e ritmo, quindi sono ben accetti suggerimenti su come scrivere seguendo questi due punti, se avete idee.
Ammesso e non concesso che questo sia ilposto giusto per delle poesie.
In ogni caso questo pezzo è stato scritto durante una interrogazione di storia, quindi non aspettatevi molto...
EMPTYNESS
Quando la tua vita si sfalda,
crolla,
come se qualcuno avesse tolto una carta
dal tuo fragile castello;
quando coloro che ti sostenevano
ti abbandonano
e dopo averti voltato le spalle
si chiedono perché sei steso a terra,
allora capisci che non sono le tue gambe
a non reggerti,
che non sei tu a non saper camminare,
anche se vacilli;
allora comprendi che ti stavi sbagliando,
che la felicità non ti è stata sottratta,
perché l’unica cosa che hai sempre posseduto
è il vuoto.
Edited by Jakken - 9/9/2008, 21:02. -
niwad.
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Ora che so chi sei ho anche capito a cosa si riferisse il titolo.
Innanzitutto ti sei dimenticato di mettere nel sottotitolo il genere. Vergognati, suino <.<
Poi, dall'alto della mia ignoranza in fatto di poesia ho ragionato sul tuo modo di usare l'andare a capo. Non mi ricordo molto bene gli ermetici, ma la punteggiatura credo che fosse al limite del Tabù.
Non ho nemmeno idea di come volevi che venisse letta la poesia, quindi posso solo dirti che, per come la leggo io, il concetto di ritmo non esiste... ma da questo punto di vista non faccio testo, lo sappiamo entrambi.CITAZIONEallora capisci che non sono le tue gambe
a non reggerti,
che non sei tu a non saper camminare,
questo pezzo io lo leggo come un unico blocco, mentre il verso successivo si perde.
In compenso mi fa venire in mente che potresti provare a scrivere qualcosa a due voci, con metrature differenti (es. endecasillabi ed un verso dal metro abbastanza corto), sta a te decidere se vuoi che uno prosegua il discorso dell'altro, se ne facciano due totalmente diversi o se si contrappongano.
E' tutto quello che posso dirti sulla poesia: sai che ne ho perso la strada molto tempo fa, a favore della prosa.. -
Pestorg.
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A leggerlo ad alta voce risalta l'eccessivo risuonare di che (inclusi anche e perchè) praticamente uno in ogni frase nel finale.
é più un pensiero in prosa che una poesia. Della poesia non avverto le immagini, l'unica similitudine importante è il camminare e le gambe.
Visto il soggetto, avr4i cercato similitudini meno materiali (evitando magari il tema del precipizio, del burrone o del vuoto).
Per il mio carattere, affronterei il tema in modo giocoso, paragonando la sensazione al cibo, ad una torta alla panna o ad una millefoglie.
Anche in poesia l'agrodolce può funzionare.
Per il resto valgono i soliti caveat sulla mia sensibilità artistica.. -
shivan01.
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ammazza, esordisci co sta ventata di ottimismo?
scherzo! io capisco poco di poesia, ma non mi è dispiaciuta, certo il ritmo è un po' zoppicante, dovresti amalgamare il tutto
ciao. -
sully.
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mmm...e dire che quei "che" erano proprio l'unica cosa che mi erano venuti in mente per dare un po' di ritmo(proprio fer far "zoppicare" o meglio vacillare come nella poesia)...bene allora, provermo anche l'agrodolce! anche se tutto avrei voluto fare fuorchè qualcosa di allegro...
@niwad:ok, la punteggiatura è tabù, in effetti hai ragionissima, ma se insulti ancora il progetto di Welcome pubblico tutte le tue vecchie poesie!!
scheeeerzo. -
Theobald.
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Concordo con Prestorg. Ricorda che stai scrivendo una poesia, quindi devi calarti in un ritmo, in un concerto di parole e suoni. Importante: cura la musica interna di ogni parola. Devi creare un'amalgama di suono, sposando le parole. Questo è uno dei consigli primari che ti posso dare, oltre il giusto andare a capo e un uso più funzionale dell'interpunzione. Cerca di dare una precisa identità emozionale. Prova qualche allitterazione, qualche anadiplosi per animare i versi. Insisti.
Bella: "come se qualcuno avesse tolto una carta dal tuo fragile castello".
Evita d'intitolare le poesie in inglese. Siamo figli di Dante.... -
Cryptoptic.
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CITAZIONESiamo figli di Dante...
Quanto è vero, quanto è vero...
Effettivamente mi hai fatto storcere un po' il naso con quel titolo
La poesia, per quanto sia possibile giudicarne una, non complesso è bella. L'uso del "quando" all'inizio della frase, mi ha fatto ricordare una pubblicità, tipo imodium....
A parte gli scherzi, si sente forza tra le parole ed è un'ottima cosa. La forza delle emozioni intendo, l'unica cosa come già ti ha suggerito Obald, è che dovresti lavorare un po' sulla musicalità e sulle figure retoriche.
Complimenti e bravo, continua, esercitati e ascolta solo le tue emozioni.... -
sully.
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Emh...vi ringrazio, ma...per quanto riguarda la discendenza di Dante devo chiedervi scusa: ho iniziato ad appassionarmi davvero tanto alla poesia quanto alla prosa leggendo e traducendo E.A.Poe, ovviamente in inglese, e il più delle volte mi tocca di scrivere brani di canzoni (sempre in inglese), quindi prendetela un po' come una deformazione professionale(che vedrò di aggiustare)...sorry
Edited by sully - 10/9/2008, 21:16.