Non sono un maniaco
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Non sono un maniaco

appunti dal diario

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  1. Pestorg
     
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    Non sono un maniaco



    Alcune persone meritano la sofferenza, quasi la cercano.
    Io sono qua per loro, sono la cura che questa società gli impone. Sono l’angelo della notte, che sorveglia la città.
    Io non odio nessuno, e garantisco che non mi diverto neanche. Faccio solo ciò che devo.
    Però, tanta abnegazione al compito si paga cara. Con la vita che faccio, non mi posso permettere amici. A dirla tutta, non mi posso permettere neanche di andare in discoteca o a cena fuori.
    Anche i pochi conoscenti che mi rimangono, mi guardano male. Inizio a essere sospettoso, sarà che dormo poco. Quando qualcuno mi guarda male, ho il terrore che sappia quello che faccio.
    In fondo, ho paura del giudizio degli altri; che mi considerino un sadico, uno che vive del dolore degli altri.
    È per questo che ho il mio travestimento, che mi fa sembrare uno studente sfigato, con la mia tracolla, che fa tanto impegnato di sinistra. Ma, al calar della notte, smetto i panni dell’universitario e indosso il completo da macello.
    Certo, adoro l’adrenalina. Mi annoia, invece, la ricerca. Ore e ore a girare in caccia o ad aspettare, smanioso di mettere in pratica la mia arte. Alcune volte non mi capita nessuno e mi ritiro nel mio buco, incazzato, per un’altra notte insonne. Resto solo, in compagnia dei miei incubi e delle mie preoccupazioni.
    Ieri notte, mi è capitato per le mani uno di questi stronzetti impasticcati del sabato sera. Ha ucciso un poveraccio in bicicletta, prima di accartocciarsi con la sua Golf intorno a un palo. L’ho trovato ancora al volante, tremante e impaurito. Gli ho fatto un lavoretto pulito, da manuale. Mi guardava con i suoi occhietti bovini ancora fatto, mentre gli segavo via le gambe. Poveretto, continuava a urlarmi: «Non voglio morire. Ti prego».
    Io non ho mai ucciso nessuno, non è certo questo quello che faccio. Io li lascio vivere. Al di là delle mutilazioni fisiche, la loro sofferenza è sapere che, in fondo, è solo colpa loro.
    Lungi da me giudicare, i conti li faranno con la loro coscienza.
    Un po’ mi dispiace per lui, ma certo mi dispiace di più per il poveretto che ha ammazzato.
    Dovrebbero pagarmi e anche tanto per questo servizio alla comunità. Ora però non ci voglio pensare, verrà un giorno in cui tutto questo mi tornerà utile. Solo, vorrei proprio capire quando.
    Viviamo in tempi bui, nessuno ti dà nulla, neanche se te lo sei meritato o hai fatto qualcosa per la società.
    Quando al mattino torno nel mio buco, provo repulsione per quello che faccio, per le grida e le lacrime, ma il mio carattere calmo e meticoloso non mi permette di abbandonare il mio compito, o rifugiarmi nel cinismo.

    Oggi, invece, ho davanti a me un minchione di ragazzino che ha infierito a pugni su un bambino di sei anni.
    Avrà quindici anni. Sarà pure un bullo, ma per farlo smette di piangere, ho dovuto narcotizzarlo. Non amo essere disturbato, quando faccio il mio lavoro.
    Gli lego il braccio e lo immobilizzo. Taglio con precisione la pelle tra lo scafoide e il radio. Qui pratico una recisione pulita, in corrispondenza della base del polso.
    Il bastardo non sarà in grado di reggere neanche una piuma. Sono sicuro che questo gli insegnerà a tener ferme le mani.
    A volte sorrido da solo per le mie battute.
    La cosa che più mi pesa è dovermi nascondere agli altri. Non poter urlare a tutti quanto sono stufo.
    Non sopporto il suono ipocrita della mia voce, quando fingo con gli altri che va tutto bene. Mi credono un buono, uno gentile.
    Io, quando chiudo gli occhi, vedo solo sangue e membra staccate. A volte fisso le persone, immaginando già quello che gli farò se mi capitano sotto mano. Vedo un vigile al semaforo e già lo immagino sfregiato e senza un occhio. Vedo un parcheggiatore e lo trasformo in un paralitico, su sedia a rotelle. Ormai anche il mio portiere me lo immagino monco, senza braccia.
    Mentre sono immerso nei miei pensieri, mi si para davanti il padre del ragazzino. Un attimo di imbarazzo, poi metto su uno dei miei migliori sorrisi e dico: «Non si preoccupi, guarirà presto, gli dia un po’ di cioccolata. Ora è libero.»
    Lui mi ringrazia con l’aria un po’ afflitta, ma senza guardarmi. Un sorriso sprecato.
    Domani sarà diverso. Parlerò con il direttore della scuola di specializzazione e mi farò spostare dal pronto soccorso. Dopo tre anni di pratica o mi fa entrare in chirurgia d’urgenza o mollo tutto per fare il chirurgo estetico. Basta turni di notte in autoambulanza e soprattutto voglio essere pagato.

    Scritto da Gaetano Rauseo

    Edited by Pestorg - 4/9/2008, 00:28
     
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  2. esimon
     
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    ...!!! 4 perché mi hai colpito! Mi hai veramente colpito!
    SPOILER (click to view)
    L'unica pecca è che ci doveva essere per forza il colpo di scena, altrimenti la storia... non è che non avrebbe avuto senso, ma in effetti...
    Voglio dire che lo leggi e tutto il tempo stai a dire - e va beh, e allora? e va beh e allora? Poi alla fine lo spiazzi completamente!
    Il problema in definitiva, ecco forse l'ho capito, è che non so se e quanto la storia ti stimoli a proseguire fino alla fine.
    Naturale che il tuo stile, come ti ho già detto nell'altro post, è uno degli stimoli positivi a terminare il racconto.

    Ciao ;)
     
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  3. Pestorg
     
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    Grazie! è stata scritta ovviamente di corsa, meno male che hai retto fino alla fine.
    Comunque ti segnalo che il voto non lo hai dato (è rimasto solo il mio)
    Ma non importa, mi interessano di più i giudizi ed i consigli (soprattutto sulle virgole, le e eufoniche spero di averle sterminate io).
     
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  4. esimon
     
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    Controlla meglio, a me segna 2 voti. Uno è il mio, giuro :sospysi:
     
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  5. Pestorg
     
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    Hai ragione, che strano eppure ero uscito ed entrato! Colpa mia :muro:
     
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  6. ArkDark1
     
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    Di E eufoniche non ce ne sono... in compenso ci sono le D eufoniche... :killer:
    In più, qualche errore da "battuta veloce, rileggilo e correggi.
    L'idea è carina, pimpante, sadica quanto basta e abbastanza bene esposta.
    Ti rilevo un solo appunto, a parte quello che è da rimettere a posto (scusa se non copio e incollo, ma vado di fretta, e ritengo più importante dirti quanto segue):
    attento ai "buonisti", nel mondo editoriale! Hai citato uno zingaro e un parcheggiatire abusivo. Il mondo è pieno di gente ipocrita che si fa bella di falsi moralismi, ed è pronta a massacrarti per mettere in evidenza il proprio ego davanti allo specchio... Trova "personaggi" più politically correct se non vuoi farti additare da "certa" gentaglia che, anche se non vale un due di picche a briscola quando non è briscola, te la possono far trovare lunga sulla strada della pubblicazione.
    3.
     
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  7. rehel
     
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    Io vado un po' controcorrente.
    Reputo valido il tre per buoni racconti, mentre il quattro va all'eccellenza.
    Il due è per la media, racconti che sono discreti, ma non hanno quel qualcosa in più.
    Uno è per le cosa fatte maluccio.
    Così il mio voto è due, proprio per quanto ho scritto sopra.
    Non è fatto male, non è scritto male, ma manca di qualcosa... :sospysi:

    Mi raccomando, trattatemi alla stessa maniera quando verrà il mio turno. :killer:
     
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  8. avva_necate
     
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    Il testo scorre abbastanza e c'è un colpo di scena finale che ha funzionato, ma come lettura non mi ha entusiasmato moltissimo. Il finale che schiude tutto in quelle due frasi è efficace, comunque (quando scopri che il tipo lavora sulle ambulanze, allora ti ritorna il suo modo di operare di notte, il fatto che non lo paghino ecc. Anche se, quando descrivi quei dettagli tecnici sull'incisione al braccio, si capisce che il tipo deve essere uno... specialista).
    La scrittura è semplice, a volte però mi sembra un po' troppo tranquilla, o buttata com'è venuta. Tra l'altro, la narrazione di una confessione personale mi dà sempre la sensazione di una tendenza pericolosa al troppo lirismo, o alla ridondanza o ai giri a vuoto delle parole. Sensazione che avverto qui e là (le considerazioni sulla società, sulla cattiveria della gente, sono un po'
    generiche e "cicliche".
    La semplicità è una buona cosa, ma ci sono alcuni momenti che mi lasciano perplessi:
    Ieri notte è stato un successo, eccitante e pieno. Non mi dice molto la frase, sembra un po'... tronca o messa lì per sbrigarsi a connotare un passaggio. Al limite potresti toglierla e cercare di rendere le emozioni del protagonista nelle frasi in cui si descrive l'amputazione delle gambe.
    L'annotazione iniziale, "Estratto dal diario di Tiziamo Meola", non aggiunge granché al racconto. Credo che Tiziano Meola sia inventato, e il nome non è un elemento importante in questo tipo di narrazione, quindi toglierei l'appunto.

    Un po' di annotazioni sul testo:
    - d eufoniche di troppo (secondo me): "Inizio ad essere sospettoso"; "Ore ed ore"; "intorno ad un palo"; "tremante ed impaurito"; "continuava ad urlarmi"; "scafoide ed il radio"
    - È e non E'.
    - Il bastardo non sarò [...]
    - ti da nulla [...]

    Ho letto il modo di intendere la classifica di Rehel e devo dire che mi trovo abbastanza d'accordo con lui. Il mio voto oscilla fra un 2 e un 2.5. Non essendoci il 2.5, clicco sul due. Scritto con un finale che funziona e con un'adeguata lunghezza per quanto narrato (come dice un altro utente, se avessi tirato per le lunghe con solo questo materiale, per il lettore ci sarebbe stato sicuramente lo scoglio della stanchezza, della noia). Hai ampi margini di miglioramento. ;) :D

    Ciao ciaooo,
    Stefano
     
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  9. bravecharlie
     
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    questo è il primo che ho letto. E' scritto niente male secondo me (ho visto solo una "d" eufonica), ma la trama del "giustiziere segreto", per giunta veicolata tramite la forma del "diario", non mi è per nulla nuova. Il colpo di scena ci stava tutto, ma te lo giochi poco prima della fine quando compaiono termini medici che preparano il lettore e lo mettono in guardia. Il mio voto è 2, seguendo i parametri di Rehel.

    alla prox :)
     
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  10. rehel
     
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    Cavolo... sto facendo scuola?! :shock:
     
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  11. dadax70
     
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    Inserisci nome e cognome nel sottotitolo
    Se non riesci, scrivilo pure qui che ci penso io.
     
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  12. Pestorg
     
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    Ok grazie per i consigli ora ci lavoro un pò su. I termini medici effettivamente sono un'anticipazione voluta.
    A me sono sempre piaciuti i gialli in cui se il lettore è sveglio e fantasioso, capisce la trama. Nel resto del testo sono stato molto attento a non lasciare indizi, ma mi piace dare un'anticipazione. Credo che sia gratificante per chi legge.
    Però se secondo voi rovinano li elimino.
    La considerazione sui personaggi "politically correct", mi ha colpito, molto saggia. non ci ho mai riflettuto seriamente. Ma visto che il personaggio "fa tanto l'impegnato di sinistra" mi sembrava carino farlo parlare in modo di destra. In piu' è una falsa pista per chi legge, magari è un picchiatore razzista.
     
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  13. shivan01
     
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    allora, premetto un 4 più che altro perché è un ottimo esordio,

    SPOILER (click to view)
    ci sono sempre un po' di virgole in fuorigioco e altre amenità. Te ne segnalo qualcuna
    "Con la vita che faccio, non mi posso permettere amici" io non ce la metterei
    "Ma al calar della notte, smetto i panni dell’universitario e mi metto il mio completino da macello.
    qua ce ne va una prima di "al calar"
    "Oggi, invece, ho davanti a me un minchione di ragazzino, che ha infierito a pugni su un bambino di sei anni." prima del CHE non ce la metterei

    non sono le sole, riguarda bene tutto


    adios
     
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  14. ArkDark1
     
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    CITAZIONE (Pestorg @ 2/9/2008, 18:57)
    La considerazione sui personaggi "politically correct", mi ha colpito, molto saggia. non ci ho mai riflettuto seriamente. Ma visto che il personaggio "fa tanto l'impegnato di sinistra" mi sembrava carino farlo parlare in modo di destra. In piu' è una falsa pista per chi legge, magari è un picchiatore razzista.

    Assolutamente, ma il punto è un altro; chi scrive (penso anche tu, quindi) ha un solo verbo: pubblicare. Qui si tratta di non andare a urtare quella mediocrità che Einstein sosteneva mettesse i pali tra le ruote dei geni... Rifletti: chi giudica un romanzo? Un editor pagato dalla casa editrice di appartenenza. Chi è, in genere, che fa l'editor? Sù, sù... dai che ci arrivi ;)
    Regola numero uno: evitare di permettere ai frustrati di farsi grandi sul lavoro di chi il "quid" ce l'ha, alla faccia loro... :asd: Con questo non sto dicendo che tutti gli editor non sono in grado di scrivere e quindi hanno ripiegato, no, no, assolutamente; però ti metto sull'avviso che in circolazione ci sono anche questi personaggi, e se possono cassarti un lavoro per invidia si attaccano a tutto... ;)
    Sarebbero sciocco giocarsi una pubblicazione per aver urtato queste "anime sensibili" :XD:
     
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  15. Pestorg
     
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    recepito!
     
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52 replies since 2/9/2008, 13:03   535 views
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