Un uomo
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Un uomo

Thriller, 7656 caratteri

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  1. Okamis
     
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    Visto che questo mese viene richiesto di scrivere un racconto breve breve, alla fine ho deciso di partecipare comunque (anche se in extremis), a dispetto di quanto detto l'ultima volta :) Spero vi piaccia. Poi, da domani vedrò di cominciare a leggere e commentare i racconti degli altri partecipanti (tendo a non farlo mai prima per evitare di venire influenzato).

    Un uomo



    L'uomo alzò la testa, incrociando lo sguardo con l'obbiettivo della telecamera che, immobile nell'angolo opposto della stanza, puntava su di lui. Restò a fissarla per alcuni secondi, certo che dall'altra parte qualcuno lo stesse spiando. Con il piede destro non la smetteva di tamburellare sul pavimento. Maledizione, per quanto tempo ancora avevano intenzione di farlo aspettare? L'uomo guardò l'orologio: le undici e mezza di sera. Ormai era in quella stanza da più di venti minuti senza che nessuno si fosse degnato anche solo di portargli un bicchiere d'acqua. Forse era uno dei loro giochini, un trucco per farlo crollare. Ma perché? Era stato lui a presentarsi per parlare, era lui quello che aveva bisogno d'aiuto!
    Da oltre la porta giunse un rumore di passi, accompagnato da alcune voci che discutevano. Ma il suono era distorto dalle pareti e così l'uomo non fu in grado di comprendere quanto veniva detto fino a quando la porta non si aprì. Le uniche parole che riuscì a cogliere furono un inutile “Ci sentiamo più tardi”. Il commissario entrò nella stanza, andandosi a sedere di fronte all'uomo. Tra le mani stringeva una cartelletta. La aprì, ordinandone il contenuto sulla superficie del tavolo. Erano decine di foto segnaletiche tutte dello stesso formato. Il commissario spinse le foto sull'altro lato del tavolo. Poi da una tasca interna della giacca tirò fuori un registratore e lo accese.
    «Le controlli con attenzione.», disse il commissario senza troppi preamboli. In fondo avevano già avuto modo di parlare approfonditamente nelle due ore precedenti. La cordialità dei primi minuti aveva ormai lasciato il posto al desiderio di finire quella faccenda il prima possibile.
    L'uomo cominciò a sfogliare le foto, lentamente. Non voleva rischiare di non riconoscere le persone cercate solo a causa di un diverso taglio di capelli. Gli ci vollero alcuni minuti primi di averle visionate tutte.
    «Riconosce qualcuno?», domandò il commissario.
    L'uomo annuì, andando a riprendere due foto che aveva messo da parte. «Questi.», disse, battendo l'indice sulle immagini.
    «Ne è sicuro?»
    «Assolutamente. Non potrei mai scordare quelle facce.»
    «Avrò bisogno di una sua dichiarazione ufficiale al riguardo. Ce ne occuperemo più tardi. Ora mi racconti di quando li ha incontrati.»
    L'uomo ci stette un attimo a pensare, massaggiandosi il mento ispido. «Il biondo è stato circa sei mesi fa... anzi, no, sette. Sì, sette mesi fa. Era da poco finito il periodo scolastico, lo ricordo bene. Il nero invece fu circa tre mesi più tardi.»
    «Dove?»
    «Il biondo fu al bar Haiti. Ha in mente, quello che si trova in via Luperini?»
    Il commissario fece segno di no con la testa.
    «È un peccato. Fanno un cappuccino da favola lì, con la schiuma alta e delle brioche che...»
    «Vada avanti.», lo interruppe il commissario.
    «Ah, sì, certo. Beh, vede, io in quel bar ci faccio colazione tutti i giorni. Ci passo intorno alle otto, prima di andare al lavoro.»
    «Lei lavora da quelle parti, giusto?»
    «Sì. Il mio studio si trova in via Ripamonti, a meno di cinquanta metri di distanza.»
    «Quindi quel locale per lei è un luogo abituale.»
    «Oh, certo. Mi conoscono praticamente tutti lì dentro. Sono cliente fisso da più di dieci anni, ormai.»
    «Ed è stato all'interno del bar che ha conosciuto i due nelle foto?»
    «Sì, ma solo il biondo, come le dicevo. Vede, in fondo al bar c'è un locale isolato con alcuni video-poker, un calcetto e uno di quei cosi – non so come si chiamano – quelli con un braccio meccanico con cui devi tentare di afferrare un orsacchiotto o un pallone. A volte, se mi capita di essere in anticipo sui miei orari, mi faccio una partita al video-poker, giusto per ammazzare il tempo. È stato così che ho incontrato il biondo la prima volta. Mi si avvicinò chiedendomi se avevo da scambiare alcuni spiccioli per il calcetto, tutto qua.»
    «Non fu lei a relazionarsi per primo, dunque?»
    «Io? No, no. No di certo. Comunque, come le stavo dicendo, il biondo mi chiese da scambiare un pezzo da cinque. Io gli diedi le monete e lui allora mi propose di fare il quarto al calcetto, visto che gli mancava un giocatore. È così che è cominciata.»
    «Quindi c'erano altre due persone?»
    «Sì, esatto.»
    «Gli altri due li vide solo in quell'occasione?»
    «No, anche le volte successive. Dove c'era il biondo, c'erano anche loro, sempre.»
    «E ci ha mai parlato con loro?»
    «Non molto. Era soprattutto il biondo quello che parlava. Gli altri se ne stavano in disparte, a chiacchierare tra di loro.»
    «E in quell'occasione di cosa parlaste?»
    L'uomo alzò le spalle. «I soliti discorsi inutili, quelli tipici fra persone che non si conoscono. Nulla che potesse mettermi in guardia su di loro. Alla fine della partita il biondo mi disse che loro erano lì praticamente tutte le mattine se mia andava una partita. Io però devo dire che prima di allora non li avevo mai notati.»
    «E l'altro, invece, come l'ha conosciuto?», domandò il commissario, indicando con gli occhi l'altra fotografia.
    «Intende il nero? Sempre tramite il biondo. Vede, dopo un po' di volte che c'incontrammo al bar, cominciammo a vederci anche fuori dal mio orario di lavoro, soprattutto nella zona del parco. A me faceva piacere avere qualcuno con cui chiacchierare un po'. Sa, non ho molti amici. La maggior parte delle persone che conosco sono colleghi o clienti del bar. Invece con il biondo era diverso. Mi sentivo bene con lui, a mio agio. E non mi capita spesso, glielo assicuro.»
    «Sì, ma tornando al discorso, come ha conosciuto l'altro?»
    «Al parco, gliel'ho detto. I due si conoscevano. Fu così che presi ad uscire con loro, a parlarci, a sapere cosa volevano.»
    «A sapere cosa volevano?», ripeté il commissario, aggrottando la fronte.
    «Sì. Vede, dopo un po' di tempo che ci frequentavamo, si andarono a rompere tutte quelle insicurezze delle prime volte. Non c'era più alcun imbarazzo o roba del genere. Senza che me ne accorgessi, cominciarono a parlarmi anche dei loro “segreti”, se capisce quello che intendo dire. Tanto che furono loro a parlarmene per primi. Io all'inizio non ci volevo credere. Insomma, mi sembrava impossibile. Ma loro erano così insistenti. Dicevano che non avevo le palle per farlo, mi deridevano, soprattutto il nero. Avevo paura di perderli, di tornare solo. E io avevo un disperato bisogno di loro... Ecco perché accettai.
    «Mi vorrebbe dire che sono stati loro a chiederglielo?»
    «Sì, proprio loro. Dio, se solo avessi saputo come sarebbe andata a finire...», disse l'uomo, prendendosi la testa fra le mani.
    Il commissario fece un sospiro. «Può bastare.»
    L'uomo alzò la testa. Vide il commissario spegnere il registratore, alzarsi e andare ad aprire la porta, per poi fare segno ai due agenti seduti lì vicino di entrare.
    «Continueremo la nostra conversazione domani.», disse il commissario. Poi, rivolto ai due agenti, ordinò loro di ammanettare l'uomo.
    L'uomo non oppose resistenza. Sin dal momento in cui era entrato nel commissariato di polizia l'aveva messo in conto.
    «Non volevo che finisse in questo modo.», disse, mentre il poliziotto alle sue spalle stringeva i due anelli d'acciaio attorno ai polsi.
    L'uomo fu spinto senza troppi riguardi fuori dalla stanza degli interrogatori.
    «Mi dovete aiutare!», gridò rivolto al commissario. «Non è stata colpa mia... non lo volevo. Mi avete capito? Io non lo volevo!»
    Il commissario rimase immobile. Aspettò che le parole dell'uomo venissero zittite dai due poliziotti. Poi prese dal tavolo una delle foto segnaletiche indicate dall'uomo. Il suo sguardo indugiò sul volto raffigurato, sui capelli biondi e il sorriso da chi la sa lunga. Girò l'immagine. Sull'altro lato erano presenti i dati anagrafici della persona raffigurata, il suo nome, la sua data di nascita.
    Aveva solo nove anni.

    Edited by Okamis - 12/9/2008, 19:15
     
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  2. bravecharlie
     
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    CITAZIONE
    Le uniche parole che riuscì a cogliere fu un inutile

    "furono" ci starebbe meglio, credo...

    CITAZIONE
    Il commissario entrò nella stanza, andandosi a sedere di fronte all'uomo. Tra le mani stringeva una cartelletta. La aprì, ordinandone il contenuto sulla superficie del tavolo. Erano decine di foto segnaletiche tutte dello stesso formato. Il commissario spinse le foto sull'altro lato del tavolo. Poi da una tasca interna della giacca tirò fuori un registratore e lo accese.
    «Le controlli con attenzione.», disse il commissario senza troppi preamboli.

    in così poco spazio, mi sembra ripetuto eccessivamente...

    ciao. un racconto che non mi ha lasciato molto, devo dire. apprezzabile il tentativo di giocare sul capovolgivento di ruoli dei personaggi per ricreare un effetto-sorpresa, ma alla fine il tutto risulta davvero poco credibile, forse anche perché la vicenda (pur risultando chiara alla fine) resta troppo "nebbiosa". Dicevano che non avevo le palle per farlo" è un po' troppo poco per illuminare la storia, le motivazioni, i caratteri, anche il fatto che l'uomo parli di sé in una certa maniera ("non ho molti amici..." "avevo disperatamente bisogno di qualcuno " ecc.) pare irreale. non sto dicendo che episodi del genere non accadano, ma solo che resa così la storia suona poco "vera". L'età del biondo, infine, mi sembra fin troppo bassa per il comportamento descritto, che pare almeno quello di un 13enne (va be' che ormai sono precoci, però... :blink: )

    arrivo a 2 perché in fondo è scritto e strutturato bene, ma la storia non prende, almeno secondo me. Alla prossima! :B):

     
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  3. esimon
     
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    Ciao
    Anch'io sono stato preso poco dalla storia, forse uno dei motivi è che la trama è costruita interamente sul colpo di scena finale, a mio parere insomma c'è poca storia.
    La fine mi ha sorpreso, ma mi ha lasciato l'amaro in bocca perché qualcosa stona. L'imputato che chiama i bambini "Il biondo e il nero" alla fine mi sa di escamotage poco riuscito. Però l'idea non è male, e anche come la racconti mi pare abbastanza fluida.
    Voto 2
    Ciao.
     
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  4. tar-alima
     
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    Ciao Okamis.
    Il racconto non mi è piaciuto molto.
    Trovo la trama poco plausibile. Non ti immagini un bambino nelle vesti del biondo, e poi perché è sulle foto segnaletiche? Credevo fosse un'ipotetica "vittima". Non ho capito niente?
    Poi credo servirebbe una buona revisione per mettere a posto i soggetti di alcune frasi e la punteggiatura.
    Dettagli:
    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
    Ma il suono era distorto dalle pareti e così l'uomo non fu in grado di comprendere quanto veniva detto fino a quando la porta non si aprì. Le uniche parole che riuscì a cogliere furono un inutile “Ci sentiamo più tardi”. Il commissario entrò nella stanza, andandosi a sedere di fronte all'uomo.

    Mi pare che ci sia un mezzo cambio di punto di vista in mezzo; dopo "tardi" si dovrebbe almeno andare a capo. Poi la ripetizione di "uomo" (come più avanti quella di "commissario") suona male. Qualche soggetto va sottinteso, secondo me, e qualcuno sostuito con un pronome.
    CITAZIONE
    Il commissario rimase immobile. Aspettò che le parole dell'uomo venissero zittite dai due poliziotti. Poi prese dal tavolo una delle foto segnaletiche indicate dall'uomo.

    Idem.
    CITAZIONE
    Gli ci vollero alcuni minuti primi di averle visionate tutte.

    "Gli ci" ha un pessimo suono, si può mettere "Servirono" o cose così.
    CITAZIONE
    «Riconosce qualcuno?», domandò il commissario.

    Niente virgola dopo le caporali di chiusura.
    CITAZIONE
    «Questi.», disse, battendo l'indice sulle immagini.

    Niente punto, né virgola tra "questi" e "disse". Almeno credo.
    CITAZIONE
    L'uomo ci stette un attimo a pensare

    "Ci stette" è brutto. Magari "rimase".
    CITAZIONE
    «Vada avanti.», lo interruppe il commissario.

    Niente punto, né virgola accanto alle caporali di chiusura.
    CITAZIONE
    loro erano lì praticamente tutte le mattine se mia andava una partita.

    Refuso: se MI andava una partita.
    CITAZIONE
    dopo un po' di volte che c'incontrammo al bar,

    Che ci eravamo incontrati al bar.

    Il racconto mi sembra basato sulla sorpresa, ma non sorprende.
    Sorry, è un 1. A presto. :)
     
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  5. sully
     
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    Effettivamente pure io non ho capito molto la storia delle foto. Nè che cosa può essere successo tra il biondo e l'uomo. Probabilmente era tutto confuso per non svelare troppo, ma in ogni caso penso che così rimanga un po' troppo confusa. Magari se anzichè limitarti a chiamare i personaggi l'uomo e il commissario avessi dato loro dei nomi e avessi dedicato loro qualche descrizione in più avrebbe funzionato. Abbi pazienza, voto 1 pure io.
     
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  6. Daniele_QM
     
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    Forse bisognerebbe strutturare meglio un paio di punti... il discorso delle foto segnalatiche lo condivido, non torna alla fine, così come pure ciò che il bambino di nove anni avrebbe detto... nove anni mi sembrano davvero pochini... a meno che chiaramente non intendi dire tra le righe che l'uomo in questione è totalmente pazzo e che quindi si è inventato tutta la storia e reinterpreta secondo un suo schema mentale deviato anche le foto che gli fanno vedere, scambiandole per segnaletiche. Ma se così fosse dovresti chiarirlo. Mi riservo di votare dopo che avrai chiarito questo mio dubbio, Okamis, ok? :)
     
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  7.  
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    Amante Galattico

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    Ciao,
    devo dire che non avevo capito dove andasse a parare il racconto, ma che rileggendolo dopo il finale, sono abbastanza perplesso.
    Chiaro che cercando di far sembrare il carnefice, ma solo al lettore, una vittima ti costringi a un percorso obbligato e che ti fa mettere in bocca ai personaggi delle frasi che sanno troppo di innaturale e di recitato. Alcune parole non le puoi dire (per cui usi biondo, nero etc..., evitando ogni riferimento all'età), mentre altre le hai ripetute fin troppo.
    Devi trovare un altro modo per mettere in pratica il "trucco" in modo da sviare l'attenzione, ma rimanere credibile al lettore.

    Tra parentesi 9 anni sono troppo pochi (a meno che l'uomo non menta sull'iniziativa) perché a un ragazzino vengano certe idee, devi alzare almeno a 12/13. Collegato a questo mi sfuggono le foto segnaletiche, che messe così sembrano quelle di criminali... è una contraddizione.

    Ho poi un problema di tempi verbali nei dialoghi. Dove io avrei usato il passato prossimo, usi spesso il passato remoto e la cosa non mi suona, tipo:
    " È stato così che ho incontrato il biondo la prima volta. Mi si avvicinò chiedendomi se avevo da scambiare alcuni spiccioli per il calcetto, tutto qua."
    Io avrei messo
    " È stato così che ho incontrato il biondo la prima volta. Si è avvicinato chiedendomi se avevo da scambiare alcuni spiccioli per il calcetto, tutto qua."


    VARIE
    -le frasi di pensiero (tipo "Maledizione, per quanto tempo ancora avevano intenzione di farlo aspettare? ", non è meglio metterle in corsivo, piuttosto che dentro al testo?
    -controlla ed elimina le "d" eufoniche
    -"se mia andava una partita"; c'è una "a" di troppo

    Può essere reso decisamente meglio, anche mantenendo l'idea di base (che è più che plausibile, purtroppo) e cercando di sviare il lettore
    Resto su 1

    Edited by Alberto Priora - 15/9/2008, 12:57
     
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  8. Pestorg
     
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    Quoto esimon in toto.
    Aggiungo che la parte migliore è proprio l'incessante dialogo durante l'interrogatorio, però porti il lettore su un sentiero lontano dal colpo finale, mi sarei aspettato di tutto (puntavo molto su parcheggio in doppia fila a Milano con incidente o su un furto malinteso per eroismo al bar, stile palookaville).
    ti do 3 per come è scritta e 1 per la storia, fa due di media, ma considera che è scarso.
     
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  9. Jakken
     
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    Ciao Okamis.
    SPOILER (click to view)
    Racconto che per essere così corto serba parecchi lati negativi. Frasi confuse, punteggiatura da rivedere a prescindere dal ritmo che volevi dare, dialoghi da mettere a posto (vivamente consigliata la lettura di questa discussione), vicenda strutturata male e che per questo diventa poco credibile.

    Da oltre la porta - brutto assai. :sospysi:

    Di solito tendo a non votare ciò che non mi prende per niente, o con pecche sostanziose. Voglio essere coerente, perciò ti lascio con un incitamento: dacci dentro! :killer:




     
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  10. Okamis
     
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    Scusate la latitanza... Queste sono settimane nere per il sottoscritto purtroppo. Dunque, non fosse per la regola non scritta dell'auto-voto a 4, mi sarei affibiato un bell'uno. In fondo il racconto l'ho scritto in un'oretta l'ultimo giorno aspettando un amico tanto che l'ho spedito senza nemmeno effettuare la rilettura (tanto questo mese non volevo partecipare, come già avevo informato nella scorsa edizione, ma alla fine quando si tratta di scrivere è più forte di me XD). Comunque ieri sera, mentre tornavo in auto da un concerto, ho avuto una sorta d'illuminazione (ah, potere della birra image ). Quindi, non me n vogliate, ma non correggerò il racconto all'interno di quest'edizion, in quanto non avrebbe senso visto che ho intenzione di riscriverlo da zero, questa volta con le idee ben chiare nella testa e non per passare il tempo :)
     
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  11. shivan01
     
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    secondo me 1 si da alle tragedie, e questa non lo è.
    Okamis, poi, ha già fatto "outing" sulle modalità con cui ha partecipato a USAM di questo mese.
    Caro Okamis, hai detto che ti daresti uno, beh, forse è troppo. La storia è sottile sottile ma c'è, il modo con cui la racconti la valorizza poco, però.

    Credo che un 2 sia un valore equo. Ciao
     
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  12. bravecharlie
     
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    io, invece, se avessi letto l'outing prima di votarlo, gli avrei dato 1. un racconto scritto in un'ora, mentre si aspetta un amico e non riletto neppure una volta non è qualcosa di serio da sottoporre all'attenzione di qualcun altro. è una questione di rispetto per se stessi, per gli altri e per ciò che si scrive :nono:
     
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  13. Cadena
     
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    Ciao Okamis ^_^
    Ti commento brevemente, perché ho poco tempo. Purtroppo non ho potuto leggere i commenti degli altri, quindi scusa se sono ripetitiva.
    Secondo me è un racconto scritto niente male. L'interrogatorio è abbastanza credibile e l'aspettativa che crei nel lettore buona. Comunque, mi dispiace, devo darti solo 2. La sorpresa finale infatti non vale la suspance che tiene in sospeso fino all'ultimo. Ma la cosa che mi ha rovinato di più la lettura sono i passati remoti nel parlato. In italiano sono poche ormai (purtroppo...) le persone che sanno ancora distinguere il passato remoto da quello prossimo e nel linguaggio colloquiale tutti, me compresa, tendiamo a servirci solo del secondo.
    Leggerne tanti in un dialogo poliziesco mi ha ricordato le puntate della sognora in giallo! Sorry :aumm:
     
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  14. Okamis
     
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    Chiedo innanzitutto scusa se in questa edizione non riuscirò a commentare altri racconti oltre a quelli già letti, ma purtroppo si tratta per me delle ultime ore pre tesi, quindi ho la testa decisamente altrove. Riguardo il mio racconto ci tengo a precisare un particolare, visto che purtroppo nella fretta l'ultima volta non mi sono spiegato come avrei dovuto. E' vero, il racconto per forza di cose l'ho scritto in breve tempo, ma l'idea mi frullava nella testa già da un po'. Poi sul fatto che presenti molti errori di forma sono d'accordo. Nella riscrittura vedrò di correggere tutte le ingenuità di questo brano. Chiedo scusa anche qualora il mio comportamento fosse sembrato irrispettoso nei confronti dell'USAM. Non era assolutamente mia intenzione (e il modo in cui ho partecipato il mese scorso credo lo dimostri). :imploro:
     
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13 replies since 12/9/2008, 17:43   140 views
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